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"Sovraccarico biomeccanico: l’azione compensativa dell'attività motoria "
fonte www.puntosicuro.it / Salute
17/06/2014 - In questi anni
le
patologie muscolo-scheletriche
correlate al mondo del lavoro preoccupano sia per l’entità delle denunce
(26.000 nel 2010, aumentate del 158% rispetto al 2006), sia per la gravità
delle conseguenze sui lavoratori e sulle aziende (i disturbi
muscolo-scheletrici sono una delle prime cause di assenteismo lavorativo e
disabilità).
RTM
Per affrontare il problema, nel
2009 l’INAIL, in collaborazione con l’ Università degli Studi di Padova, ha promosso e finanziato un
Dottorato di Ricerca dal titolo
“Prevenzione attraverso l’attività motoria compensativa nei lavoratori a
rischio di patologie muscolo-scheletriche”.
E oggi presentiamo proprio una Tesi
di dottorato del 2013, a cura di Chiara Rasotto dal titolo “
Prevenzione attraverso l'attività motoria
compensativa in lavoratori a rischio di patologie muscolo-scheletriche
dell'arto superiore e del collo”.
L’
obiettivo generale del progetto consisteva, come sottende il titolo
del Dottorato, nel “ridurre il rischio di patologia o disturbo
muscolo-scheletrico nei lavoratori, adottando una specifica attività
motoria di tipo compensativo”. E in fase operativa “l’indagine si è focalizzata
solamente sulle problematiche dell’arto superiore e del collo, in quanto
distretto meno studiato e che necessita di maggiori approfondimenti e
conferme”.
In particolare “da un’indagine
eseguita dalla Medicina del Lavoro di Padova, è emerso che in un’azienda
metalmeccanica della provincia di Padova e in una del settore ottico della
provincia di Venezia, i lavoratori, per lo svolgimento delle loro mansioni,
sottopongono gli arti superiori ad un sovraccarico
biomeccanico potenzialmente dannoso; pertanto, a queste due imprese è stato
proposto di partecipare allo studio” con il fine di:
- “compensare gli effetti dannosi
sull’apparato muscolo-scheletrico dell’arto superiore e del collo derivanti
dall’esposizione al rischio lavorativo, migliorando la sintomatologia e la
funzione motoria;
- verificare gli effetti di un
programma di attività
motoria compensativa su un gruppo di lavoratori a rischio”.
Nella Tesi viene presentata sia
la parte teorica generale, che la
parte
sperimentale del progetto.
Infatti dopo la valutazione del
rischio, eseguita dalla Medicina del Lavoro di Padova, “i lavoratori di
ciascuna azienda sono stati sottoposti ad alcuni test di efficienza fisica per
la valutazione della flessibilità e della forza dell’arto superiore e per il
range di movimento di elevazione ed abduzione della spalla e di flessione,
estensione, inclinazione e rotazione del capo. Sono, inoltre, stati impiegati
due questionari per determinare la capacità funzionale dell’arto superiore e
del collo nello svolgimento delle attività della vita quotidiana e la scala VAS
del dolore, per quantificare il dolore connesso ai DMS di collo, spalle,
gomiti, polsi/mani”.
Nell’abstract della tesi si
indica che:
- “presso l’
azienda metalmeccanica, sono stati valutati 85 soggetti, 30 dei
quali hanno volontariamente preso parte al gruppo d’intervento, mentre gli
altri 55 hanno formato il gruppo di controllo. In accordo con i responsabili,
il programma motorio si è svolto con una frequenza di 3 sedute settimanali di
30 minuti ciascuna, organizzate durante la pausa pranzo e si è concluso dopo 10
mesi;
- presso l’
azienda del settore ottico, invece, sono stati valutati 58
soggetti, 30 dei quali hanno formato il gruppo sperimentale e 28 quello di
controllo. Le lezioni sono state organizzate durante l’orario di lavoro, con
una frequenza settimanale di 2 sedute e una durata complessiva di 5 mesi”.
Prima di arrivare ai risulti e
alle conclusioni della tesi, possiamo ricordare come il problema delle
patologie e dei disturbi
muscolo-scheletrici in ambito lavorativo necessiti di interventi di
prevenzione “per essere almeno limitato, se non risolto”.
In particolare per le patologie e
i disturbi dell’arto superiore e del collo – “un problema di immensa portata
nel settore lavorativo” – “non è ancora stato individuato un efficace metodo di
prevenzione”.
Se “la ricerca scientifica è
piuttosto concorde nell’affermare che l’esercizio fisico sia un valido
strumento di prevenzione per la lombalgia”, per quanto riguarda “l’arto
superiore e il collo, invece, le evidenze risultano essere limitate e
discordanti, ciò indica che l’argomento necessita di ulteriore ricerca e
approfondimento”.
Rimandando ad una lettura
integrale della Tesi di Dottorato, veniamo infine ad alcuni
risultati, riflessioni e conclusioni.
Viene ad esempio segnalato che in
entrambi i gruppi di intervento “si sono verificati significativi miglioramenti
della mobilità e della forza degli arti superiori, del range di elevazione ed
abduzione delle spalle e di inclinazione e rotazione del capo, oltre ad
un’apprezzabile riduzione dei livelli di disabilità del braccio”.
I lavoratori metalmeccanici “hanno
inoltre riferito una diminuzione della disabilità anche per quanto riguarda il
collo e un’attenuazione del dolore, prevalentemente a livello del collo e del
complesso articolare mano/polso di entrambi i lati. Per le operaie del settore
ottico, invece, la riduzione del dolore si è limitata al solo complesso
mano/polso”.
In definitiva, nonostante alcune
difficoltà di svolgimento legate all’attuale crisi economica intercorrente, si “conferma
che
un programma di attività motoria,
adeguatamente somministrato, può contribuire al miglioramento di alcune
componenti di efficienza fisica e funzionale ed essere considerato un utile
strumento di prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici dell’arto
superiore e del collo”.
Tuttavia, per avere successo, la
tesi sottolinea che un programma di attività motoria “deve necessariamente
ottenere l’entusiasmo e la partecipazione
attiva dei lavoratori stessi, affinché gestiscano con consapevolezza la
loro condizione, comprendendo l’importanza di recuperare la funzione, limitare
la progressione del processo degenerativo e prevenire le ricadute, ma deve
anche poter contare sulla collaborazione dei datori di lavoro e delle
istituzioni”.
E riguardo a queste problematiche
si segnala che “ l’invecchiamento della
popolazione e l’aumento dell’età pensionabile, potrebbero essere ulteriori
presupposti per incentivare la ricerca sul campo e la collaborazione delle
professionalità di riferimento” per migliorare la prevenzione delle patologie
muscolo-scheletriche lavoro-correlate.
“ Prevenzione attraverso l'attività motoria compensativa in
lavoratori a rischio di patologie muscolo-scheletriche dell'arto superiore e
del collo”, tesi di dottorato di Chiara Rasotto, pubblicata e depositata
nel 2013, Dipartimento di Territorio e Sistemi Agro-Forestali - Scuola di
dottorato di ricerca in: Territorio, ambiente, risorse e salute. Indirizzo:
medicina ambientale: nutrizione e inquinamento. Università degli Studi di
Padova (formato PDF, 1.49 MB).
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