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"Manomissione dei sistemi di sicurezza: la normativa e gli esempi"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza Macchine ed Attrezzature
15/10/2014 - Più volte, nei
convegni e nei documenti prodotti in questi anni, si è accennato al pericolo
che l’interazione tra uomo e macchina nel mondo del lavoro possa essere viziata
dalla, purtroppo non inusuale,
manomissione
dei sistemi di sicurezza.
Per affrontare questo tema,
possiamo riprendere la presentazione di un seminario - organizzato dall’INAIL
in collaborazione con Assolombarda e Federmacchine – dal titolo “ La
manipolazione dei dispositivi di sicurezza... Un rischio da non correre”
che si è tenuto a Milano il 3 e 4 dicembre 2013.
Dopo aver fattor riferimento
all’esperienza degli organi di vigilanza riguardo ai casi di manipolazione dei
sistemi di sicurezza e esserci soffermati sul ruolo
dell’Inail per le verifiche delle attrezzature di lavoro, ci occupiamo oggi
brevemente di alcuni
casi di
manomissione.
In “
La manomissione dei circuiti di sicurezza nelle macchine”, a cura
del Dott. Ing. Federico Dosio, si ricordano alcuni passaggi della Direttiva Macchine
2006/42/CE.
L’Art. 1.1.2 comma c) indica che
‘
in sede di progettazione e di
costruzione della macchina, nonché all'atto della redazione delle istruzioni il
fabbricante, o il suo mandatario, deve prendere in considerazione non solo
l'uso previsto della macchina, ma anche l'uso scorretto ragionevolmente prevedibile’.
E si sottolinea che se la riduzione del pericolo alla fonte avviene con
l’adozione di protezioni, le “protezioni includono i
circuiti di comando per applicazioni di sicurezza”.
È sempre la Direttiva
Macchine 2006/42/CE a indicare che (art. 1.2.1) ‘
i sistemi di comando devono essere progettati e costruiti in modo da
evitare l’insorgere di situazioni pericolose. In ogni caso devono essere
progettati e costruiti in modo tale che:
- resistano alle previste sollecitazioni di servizio e agli influssi
esterni,
- un'avaria nell'hardware o nel software del sistema di comando non
crei situazioni pericolose
- errori della logica del sistema di comando non creino situazioni
pericolose,
- errori umani ragionevolmente prevedibili nelle manovre non creino
situazioni pericolose.
Particolare attenzione richiede
quanto segue:
- la macchina non deve avviarsi in modo inatteso,
- i parametri della macchina non devono cambiare in modo incontrollato,
quando tale cambiamento può portare a situazioni pericolose (...)’.
Il relatore riporta diverse
normative tecniche riguardanti i
circuiti di sicurezza, ricordando che le norme CEI EN 62061, UNI EN ISO 13849-1
e UNI EN ISO 13849-1 sono armonizzate per la Direttiva 2006/42/CE art. 1.2.1
“Sicurezza ed affidabilità dei sistemi di comando”.
Dopo aver riportato alcune
definizioni dei circuiti di sicurezza, dopo averne raccontato gli aspetti
salienti e i vari parametri correlati, si indica che in caso di manomissione di
tali circuiti si può avere una:
-
manomissione volontaria: “alterazione di una parte del circuito di
sicurezza per ottenere vantaggi in termini di produttività”;
-
manomissione involontaria: “sostituzione di parti guaste del
circuito di sicurezza con altre incompatibili con il progetto del circuito o
alterazione delle condizioni in cui opera il circuito di sicurezza”.
Vengono a questo proposito
riproposti alcuni
esempi di manomissione
involontaria:
- “sostituzione di un
interruttore di sicurezza con un interruttore di minore caratteristica di MTTFd
(Tempo Medio dei Guasti Pericolosi, ndr) o B10;
- aggiunta di un ulteriore
elemento di sicurezza nel circuito causando il decadimento del PL o il SIL (Livello
di integrità della sicurezza, ndr) originale;
- sostituzione di un variatore di
velocità completo di funzione STO, SLS o SS1 con altro variatore con funzioni
di sicurezza che garantiscono un PL o SIL inferiore;
- sostituzione di un contattore
con altro di marca diversa e diverso parametro B10;
- modifica delle condizioni in
cui opera il circuito”.
Questi invece alcuni
esempi di manomissione volontaria:
- “elusione di un interruttore di
sicurezza;
- manomissione del circuito
elettrico nel quadro di comando e controllo per escluderne il funzionamento
permanentemente o temporaneamente;
- modifica del sw di sicurezza;
- effettuare il by-pass delle
uscite di sicurezza;
- smontare o orientare in modo
diverso le barriere
di sicurezza per consentire l’ingresso in zona pericolosa senza il loro
intervento”.
Vi possono poi essere
errori di progettazione dei circuiti di
sicurezza. Ad esempio:
- “errata scelta della tipologia
di dispositivo di interblocco associato ai ripari;
- uso sw di sicurezza con libero
accesso in programmazione;
- consentire all’utente l’uso di
parametrizzazione del sw di sicurezza con parametri variabili tali da portare a
condizioni non sicure;
- consentire il facile smontaggio
ed elusione di determinati dispositivi di sicurezza in campo;
- eccedere nelle misure di
sicurezza tali da limitare l’osservazione del ciclo di lavoro e conseguente
incentivazione della manomissione”.
L’intervento si sofferma poi
sulla norma
UNI EN 1088 (sostituita
da
UNI EN ISO 14119) e su vari
esempi di misure contro l’elusione degli interblocchi.
Concludiamo con alcuni cenni
all’intervento “
Riflessioni su RES e
valutazione dei rischi in relazione ad alcuni casi pratici di uso scorretto e
manomissione” dell’Ing. Laura Tomassini.
La relazione riporta, ad esempio,
alcune indicazioni tratte dalla norma
UNI
EN 12100-1:2010 relativa alla
strategia
per la riduzione dei rischi.
Per l’
identificazione dei pericoli, stima del rischio e ponderazione del
rischio bisogna anche considerare il “comportamento scorretto
dell’operatore o uso scorretto ragionevolmente prevedibile della macchina, per
esempio:
- la perdita di controllo della
macchina da parte dell'operatore (specialmente per le macchine a funzionamento
manuale o mobili);
- reazione istintiva di una
persona in caso di malfunzionamento, incidente o guasto durante l’uso della
macchina;
- comportamento derivante da
mancanza di concentrazione o noncuranza;
- comportamento derivante
dall’adozione della ‘linea di minor resistenza’ nell’esecuzione di un compito;
- comportamento risultante da pressioni
per tenere la macchina in esercizio in tutte le circostanze;
- comportamento di alcune persone
(per esempio bambini, persone disabili)”.
E ricordiamo - con riferimento al
contenuto della vecchia direttiva macchine 98/37/CE - che “a volte è più delicato
stabilire le
condizioni anormali
prevedibili, come nel caso dei movimenti istintivi o dei riflessi
dell'operatore”. E che “se i dispositivi di sicurezza installati sono tali
da creare disagi all'operatore o da comportare una riduzione eccessiva della
produttività, è prevedibile che l'utilizzatore possa essere tentato di metterli
fuori servizio. In questo caso il progettista deve tener conto di tali disagi
potenziali nell’analisi dei rischi”.
Rimandiamo, in conclusione, alla
lettura integrale delle slide dell’intervento che riportano, con utili immagini
esemplificative, alcuni
esempi di usi
scorretti dovuti a:
- manomissione dei dispositivi di
sicurezza;
- condizioni di impiego diverse
da quelle previste;
- errori di montaggio;
- carenze del manuale.
“ La manomissione dei circuiti di sicurezza nelle macchine”, intervento
a cura del Dott. Ing. Federico Dosio, seminario “La manipolazione dei
dispositivi di sicurezza... Un rischio da non correre” (formato PDF, 601 kB).
“ Riflessioni su RES e valutazione dei rischi in relazione ad
alcuni casi pratici di uso scorretto e manomissione”, intervento a cura
dell’Ing. Laura Tomassini, seminario “La manipolazione dei dispositivi di
sicurezza... Un rischio da non correre” (formato PDF, 1.41 MB).
Tiziano Menduto
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