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"Macchine: la manomissione dei dispositivi di sicurezza"

fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza Macchine ed Attrezzature

09/12/2014 - Il tema della manipolazione dei dispositivi di protezione delle macchine è un tema delicato che riguarda non solo la sicurezza dei macchinari e dei lavoratori, ma anche il rapporto tra produttività e sicurezza nelle aziende.
 
Un rapporto che - come racconta ai nostri microfoni l’Ing. Stefano Arletti, dirigente del Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPSAL) dell’ Ausl di Modena (il servizio che vigila sull’applicazione delle norme di sicurezza e sulla conformità di macchine impianti e ambienti di lavoro) – a volte guarda più alla produttività che alla tutela della sicurezza dei lavoratori. E questo perche, risultati della vigilanza alla mano, la manomissione dei sistemi di sicurezza viene ancora troppe volte “ effettuata e tollerata nelle aziende”.

Intervistiamo l’Ing. Arletti in relazione al convegno Inail che si è tenuto il 23 ottobre scorso ad Ambiente Lavoro di Bologna dal titolo “ Manipolazione ed uso scorretto ragionevolmente prevedibile ed interfaccia uomo macchina”. Un convegno che aveva come obiettivo il confronto e la condivisione di casi, procedure e attività che sono state progettate e realizzate per eliminare i pericoli legati alla manipolazione, all' uso scorretto ragionevolmente prevedibile in relazione all'interfaccia uomo macchina.
 
La relazione dell’Ing. Arletti al convegno riprendeva il tema della manipolazione dei dispositivi di sicurezza con particolare riferimento alle esperienze degli organi di vigilanza delle ASL.
 
La nostra intervista parte facendo di fare un po’ di chiarezza sul fenomeno della manomissione, dell’elusione e dell’eventuale uso scorretto ma ragionevolmente prevedibile delle attrezzature di lavoro che generano molte volte infortuni gravi o mortali.
 
Dopo questa presentazione delle problematiche relative alla sicurezza, l’intervista cerca di conoscere questa realtà attraverso le esperienze della vigilanza: quanto sono diffuse la manomissione e l’elusione nelle aziende? Perché avviene? Cosa si può fare, cosa possono fare ad esempio le ASL, per fare prevenzione in azienda?
 
E soprattutto abbiamo cercato di chiarire il rapporto tra produttività e prevenzione: è possibile aumentare la produttività migliorando la sicurezza?
 
 
Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di visualizzare integralmente l’intervista realizzata il 22 ottobre a Bologna e/o di leggerne una parziale e breve trascrizione.

https://www.youtube.com/watch?v=C5TAsZCfS3c

Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto
 
 
(...)
 
Che dati arrivano dalla vigilanza? La manomissione è un’eccezione o è qualcosa di purtroppo diffusa nelle azienda? E l’elusione?
 
Stefano Arletti: Purtroppo sono diffuse. Almeno per dati che conosco è diffusa più la manipolazione che l’elusione perché l’elusione comporta comunque un certo studio del sistema per poterlo aggirare. La manipolazione, nonostante i dispositivi sempre più perfezionati, davanti a personale qualificato che sa come fare è relativamente semplice. I dispositivi di una ventina di anni fa erano manipolabili anche da un bambino dell’asilo senza particolari conoscenze. Oggi sono molto più sofisticati, ma alla fine individuando il punto giusto in cui azzerare quel segnale, la manipolazione è fatta.
Questo avviene soprattutto e purtroppo nelle linee di produzione automatica dove una fermata emergenza costringerebbe alla fermata della linea e quindi perdita di produttività. Non c’è nessun altro motivo. A volte avviene anche in buona fede da parte del manutentore e dell’operatore che non ferma la linea per evitare altre cose (...).
Però la manomissione esiste ed è frequente.
 
(...)
 
Cosa possono fare le ASL per migliorare la prevenzione? Come far capire che privilegiare la produttività a scapito della sicurezza è un rischio anche per le aziende?
 
S.A.: Le nostre azioni istituzionali sono azioni correttive che si esplicano attraverso emissione di un verbale di prescrizione che verrà portato a termine amministrativamente e non penalmente nel momento in cui si è sanata la situazione.
Però questo è il granello di sabbia nel deserto, perché per uno che scopri ce ne sono tanti altri da inseguire, da cercare. Allora da un lato il momento stesso della visita in azienda è un momento di divulgazione e quindi anche di prevenzione per il futuro.
Ma soprattutto si divulga la cultura della sicurezza nei momenti di partecipazione sotto qualunque forma, ad esempio con tutto quello che oggi è permesso dalla multimedialità. Ma anche attraverso i seminari e i convegni tradizionali. Informazione che arriva soprattutto anche ai lavoratori stessi spesso che a volte fanno in buona fede (la manomissione, ndr), pensando di agevolare in qualche modo il sistema, se mi è permesso il termine.
Perché non può esserci un input della direzione senza sensibilizzare chi poi è sul campo e viceversa non posso dar l’input sul campo quando la direzione tollera certe cose.
Bisogna ammettere una cosa. Nelle aziende strutturate – strutturate con quello che vuol dire in Italia, dove quando parliamo di grandi imprese non parliamo in termini europei ma ne parliamo in termini italiani, la grande impresa italiana assomiglia di più alla media impresa europea (...) – si comincia dopo un po’ di anni a capire cosa vuol dire l’applicazione dell’articolo 30 e quindi l’applicazione di un sistema di gestione della sicurezza che poi può essere associato anche ai sistemi di gestione della qualità e tutti gli altri sistemi di gestione.
Abbiamo già il riscontro, e dobbiamo farlo comprendere, che un sistema non solo bene organizzato ma anche sicuro aumenta la produttività. Mentre invece l’elemento che vado ad introdurre eludendo la sicurezza è quello che poi mi fa saltare l’organizzazione.
Diciamo che In questo momento stiamo parlando di aziende strutturate, non della totalità delle aziende. Però la cultura si sta diffondendo. Anche senza arrivare a dei veri e propri sistemi di gestione di sicurezza sul lavoro con i relativi modelli organizzativi e gestionali, di fatto si comincia a comprendere che l’operaio che non deve stare a casa due settimane perché ha perso un dito, di fatto è produttività. E non è produttività fargli perdere il dito...
 
(...)
 


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