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"Partite Iva, il nuovo regime fiscale dei minimi al 15% non convince"
fonte www.edilportale.com / Professioni e Professionisti
10/12/2014 - La riforma dei minimi non convince. A dirlo non sono solo i
professionisti, ma il Servizio bilancio del Senato, che ha esaminato il
testo della
Legge di Stabilità per il 2015.
Cosa prevede il nuovo sistema
Con il nuovo sistema, il reddito degli autonomi sarà tassato con un’imposta sostitutiva al 15%. Per accedere al regime agevolato, sono previste delle soglie di ricavi diverse a seconda del tipo di attività esercitata, che vanno dai 15 mila euro per i professionisti ai 40 mila euro per i commercianti. Si tratta di un aumento rispetto all’attuale regime dei minimi, che prevede una tassazione dei ricavi del 5%.
In compenso non ci saranno più limiti né di età né temporali (al momento si può usufruire della minore tassazione per cinque anni, o comunque fino al compimento del trentacinquesimo anno di età).
Possono accedere al sistema della tassazione forfetaria i professionisti che nell’anno precedente hanno sostenuto spese fino a 5 mila euro lordi per lavoro accessorio e lavoratori assunti anche a progetto e che, al momento della chiusura dell’esercizio finanziario, hanno registrato un costo dei beni strumentali (tra cui non rientrano gli immobili usati per l’esercizio della professione) fino a 20 mila euro.
Non vanno conteggiati i ricavi ed i compensi derivanti dall’adeguamento agli studi di settore. Chi entra nel regime forfetario è inoltre escluso dagli studi di settore e può destinare fino al 49% del proprio reddito per eventuali collaboratori.
Per favorire l’avvio di nuove attività, per il periodo d’imposta in cui l’attività è iniziata e per i due successivi, il reddito è ridotto di un terzo, a condizione che il professionista non abbia esercitato un’attività professionale nei tre anni precedenti e che l’attività iniziata non rappresenti il proseguimento di una svolta in precedenza sotto forma di lavoro dipendente o autonomo.
I vecchi minimi, cioè quelli con ricavi fino a 30 mila euro, che pagano l'imposta al 5%, non passeranno automaticamente al nuovo sistema, ma resteranno nel vecchio regime fino al compimento del trentacinquesimo anno di età o allo scadere del quinquennio agevolato.
Le osservazioni del Senato
Secondo il Servizio Bilancio del Senato, la relazione tecnica del disegno di legge non indica il numero di contribuenti potenzialmente interessati né quello attuale di soggetti che hanno optato per i vigenti regimi agevolati. Inoltre, non ci sono informazioni sulle aliquote Irpef pagate dai potenziali beneficiari, che invece dovrebbero essere confrontate con l’aliquota al 15% dell’imposta sostitutiva per capire l’impatto della misura.
A parere del Servizio Bilancio del Senato, con il nuovo sistema potrebbero verificarsi due scenari. Potrebbero esserci sempre più soggetti aderenti ai nuovi minimi per effetto della crisi, che mantiene bassi i ricavi. D’altra parte, si potrebbe registrare un interesse crescente ad aderire ai nuovi minimi per i minori controlli cui sono assoggettati.
In generale, conclude il Senato, resta poco chiara la portata economica del nuovo sistema di tassazione degli autonomi con redditi bassi.
Le critiche dei professionisti
I nuovi minimi hanno suscitato lo scontento del mondo delle professioni. Secondo il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, la misura danneggia i professionisti triplicando dall’attuale 5% al 15%, l’imposta forfettizzata che sostituisce Irpef, Irap e altre tasse. Il fatto, poi, che la soglia di accesso al regime forfetizzato sia stata abbassata da 30 mila a 15 mila euro riduce fortemente la platea di possibili beneficiari.
Parere negativo è stato espresso nei giorni scorsi anche dal Consiglio nazionale degli ingegneri, che in base ad alcune simulazioni ha affermato che in alcuni casi il nuovo regime dei minimi risulta non avere alcuna convenienza rispetto a quello ordinario.
Le regole per i nuovi minimi potrebbero però essere ancora modificate durante il passaggio del provvedimento in Senato.
Cosa prevede il nuovo sistema
Con il nuovo sistema, il reddito degli autonomi sarà tassato con un’imposta sostitutiva al 15%. Per accedere al regime agevolato, sono previste delle soglie di ricavi diverse a seconda del tipo di attività esercitata, che vanno dai 15 mila euro per i professionisti ai 40 mila euro per i commercianti. Si tratta di un aumento rispetto all’attuale regime dei minimi, che prevede una tassazione dei ricavi del 5%.
In compenso non ci saranno più limiti né di età né temporali (al momento si può usufruire della minore tassazione per cinque anni, o comunque fino al compimento del trentacinquesimo anno di età).
Possono accedere al sistema della tassazione forfetaria i professionisti che nell’anno precedente hanno sostenuto spese fino a 5 mila euro lordi per lavoro accessorio e lavoratori assunti anche a progetto e che, al momento della chiusura dell’esercizio finanziario, hanno registrato un costo dei beni strumentali (tra cui non rientrano gli immobili usati per l’esercizio della professione) fino a 20 mila euro.
Non vanno conteggiati i ricavi ed i compensi derivanti dall’adeguamento agli studi di settore. Chi entra nel regime forfetario è inoltre escluso dagli studi di settore e può destinare fino al 49% del proprio reddito per eventuali collaboratori.
Per favorire l’avvio di nuove attività, per il periodo d’imposta in cui l’attività è iniziata e per i due successivi, il reddito è ridotto di un terzo, a condizione che il professionista non abbia esercitato un’attività professionale nei tre anni precedenti e che l’attività iniziata non rappresenti il proseguimento di una svolta in precedenza sotto forma di lavoro dipendente o autonomo.
I vecchi minimi, cioè quelli con ricavi fino a 30 mila euro, che pagano l'imposta al 5%, non passeranno automaticamente al nuovo sistema, ma resteranno nel vecchio regime fino al compimento del trentacinquesimo anno di età o allo scadere del quinquennio agevolato.
Le osservazioni del Senato
Secondo il Servizio Bilancio del Senato, la relazione tecnica del disegno di legge non indica il numero di contribuenti potenzialmente interessati né quello attuale di soggetti che hanno optato per i vigenti regimi agevolati. Inoltre, non ci sono informazioni sulle aliquote Irpef pagate dai potenziali beneficiari, che invece dovrebbero essere confrontate con l’aliquota al 15% dell’imposta sostitutiva per capire l’impatto della misura.
A parere del Servizio Bilancio del Senato, con il nuovo sistema potrebbero verificarsi due scenari. Potrebbero esserci sempre più soggetti aderenti ai nuovi minimi per effetto della crisi, che mantiene bassi i ricavi. D’altra parte, si potrebbe registrare un interesse crescente ad aderire ai nuovi minimi per i minori controlli cui sono assoggettati.
In generale, conclude il Senato, resta poco chiara la portata economica del nuovo sistema di tassazione degli autonomi con redditi bassi.
Le critiche dei professionisti
I nuovi minimi hanno suscitato lo scontento del mondo delle professioni. Secondo il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, la misura danneggia i professionisti triplicando dall’attuale 5% al 15%, l’imposta forfettizzata che sostituisce Irpef, Irap e altre tasse. Il fatto, poi, che la soglia di accesso al regime forfetizzato sia stata abbassata da 30 mila a 15 mila euro riduce fortemente la platea di possibili beneficiari.
Parere negativo è stato espresso nei giorni scorsi anche dal Consiglio nazionale degli ingegneri, che in base ad alcune simulazioni ha affermato che in alcuni casi il nuovo regime dei minimi risulta non avere alcuna convenienza rispetto a quello ordinario.
Le regole per i nuovi minimi potrebbero però essere ancora modificate durante il passaggio del provvedimento in Senato.
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