"Nuovo Regime dei minimi: meno oneri ma tassazione più alta"
fonte www.lavoripubblici.it / Professioni e Professionisti
Ad ammetterlo è stato lo stesso Premier Matteo Renzi che in un'intervista a Le invasioni barbariche ha definito l'aumento dal 5 al 15% dell'aliquota forfettaria "l'autogol più clamoroso" fatto finora dal governo, continuando "ma ora la recuperiamo". Considerato che le risposte sono state date in occasione di un confronto con alcuni responsabili di Radio Shock, ci si chiede se non sia l'ultimo annuncio shock del Presidente del Consiglio.
Mentre già si pensa alla possibilità di estendere il vecchio regime a tutto il 2015, a fare le pulci al nuovo ci ha pensato la Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA) con uno studio dell'Osservatorio i cui risultati non possono essere definiti confortanti per chi decidesse di aderirvi.
"Il nuovo regime dei contribuenti fiscali minimi - ha affermato la CNA - riduce gli oneri amministrativi ma produce un aumento dell'imposizione rispetto alla tassazione ordinaria. Per questo sollecitiamo un immediato intervento correttivo alla Legge di Stabilità, nella quale è contenuta questa riforma, che interessa circa un milione di partite Iva".
Come rilevato dallo studio dell' Osservatorio CNA, l'applicazione di una tassazione del reddito unica al 15% ed una forfettizzazione dei costi insita nei coefficienti di redditività crea, nella generalità dei casi, un incremento delle imposte rispetto al regime ordinario. In particolare:
Secondo quanto emerge da una prima valutazione di convenienza
dell'adesione al nuovo regime, i benefici, in termini di minori imposte
dovute, si hanno solo per volumi di ricavi dichiarati nel regime
forfetario superiori a 35 mila euro. Al contrario, si registrano
significativi risparmi grazie alla possibilità di derogare alle regole
ordinarie di determinazione e versamento dei contributi previdenziali
sul reddito minimale, sacrificando, tuttavia, le aspettative per una
pensione decorosa.
I dati della CNA dimostrano che una parte del beneficio derivante dalla
riduzione dei contributi dovuti, risulta comunque decurtata dal
conseguente aumento dei tributi. Dunque, l'effetto sulla riduzione della
pensione futura derivante dai minori contributi da versare, è più alto
del risparmio derivante dai minori versamenti complessivamente dovuti.
La differenza, infatti, è vanificata dall'aumento della tassazione.
"Per ottenere vantaggi dal nuovo regime, il piccolo imprenditore
deve esercitare la possibilità di ridurre il versamento dei contributi
previdenziali - sottolinea il comunicato della CNA -
rinunciando
così a una parte della pensione futura. Dalla stessa relazione tecnica
alla Legge di Stabilità 2015 si rileva, infatti, che i risparmi in
materia di contributi sono stimati in circa 700 milioni, mentre
l'aggravio d'imposta è previsto in circa 233 milioni".
Allego i dati dell'Osservatorio CNA e mi chiedo: non sarebbe meglio mettere al Governo una brava massaia?
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