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"Sostenibilità ambientale nelle costruzioni, ecco la nuova prassi UNI"
fonte www.edilportale.com / Edilizia
04/02/2015 -
La prassi, nota anche come UNI/PdR 13:2015, è stata elaborata tenendo conto delle norme europee sulla valutazione della sostenibilità nelle costruzioni, in particolare con le norme predisposte dal Comitato Tecnico CEN/TC 350. Inoltre è stata sviluppata a partire dal Protocollo sviluppato da ITACA, Istituto per l’innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale, con il supporto tecnico-scientifico di iiSBE Italia e ITC-CNR.
La valutazione ambientale attraverso questa prassi si traduce in un punteggio che viene determinato seguendo una procedura di valutazione dei criteri individuati che afferiscono alle 5 aree seguenti: qualità del sito, consumo di risorse, carichi ambientali, qualità ambientale indoor, qualità del servizio.
La UNI/PdR 13:2015 è strutturata in 2 sezioni:
Sezione 0 che fornisce l’inquadramento generale e i principi metodologici alla base del sistema di analisi per la valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici per la determinazione del punteggio di prestazione;
Sezione 1 che specifica i criteri, organizzati in “schede criterio” e raggruppati per categoria di riferimento, per la valutazione di sostenibilità ambientale e il calcolo del punteggio di prestazione degli edifici con destinazione d’uso residenziale.
Il risultato del calcolo del punteggio di prestazione è la “relazione di valutazione”, effettuata su un singolo edificio e la sua area esterna di pertinenza, e contenente gli esiti della valutazione rispetto all’insieme dei criteri presi in considerazione.
L’UNI ricorda che tali prassi “non sono norme ma documenti, al servizio della formazione, che introducono prescrizioni tecniche o modelli applicativi settoriali di norme tecniche elaborati sulla base di un rapido processo di elaborazione ristretta ai soli autori, sotto la conduzione operativa di UNI”.
“Siamo molto soddisfatti del risultato", spiega Antonio Canzian, vicepresidente di Itaca, "Avendo oggi la necessità di evitare ulteriore consumo del territorio, di riqualificare il patrimonio edilizio esistente e di valorizzare aree strategiche è estremamente utile, per i tecnici e per gli amministratori pubblici, potersi avvalere di uno strumento quale il Protocollo ITACA".
"La Prassi di riferimento, che andrà a sostituire formalmente il Protocollo, auspico diverrà presto lo strumento di riferimento nazionale anche per tutte le Regioni, così da rendere omogeneo, su tutto il territorio nazionale, il sistema di valutazione e certificazione” ha concluso Canzian.
La prassi, nota anche come UNI/PdR 13:2015, è stata elaborata tenendo conto delle norme europee sulla valutazione della sostenibilità nelle costruzioni, in particolare con le norme predisposte dal Comitato Tecnico CEN/TC 350. Inoltre è stata sviluppata a partire dal Protocollo sviluppato da ITACA, Istituto per l’innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale, con il supporto tecnico-scientifico di iiSBE Italia e ITC-CNR.
La valutazione ambientale attraverso questa prassi si traduce in un punteggio che viene determinato seguendo una procedura di valutazione dei criteri individuati che afferiscono alle 5 aree seguenti: qualità del sito, consumo di risorse, carichi ambientali, qualità ambientale indoor, qualità del servizio.
La UNI/PdR 13:2015 è strutturata in 2 sezioni:
Sezione 0 che fornisce l’inquadramento generale e i principi metodologici alla base del sistema di analisi per la valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici per la determinazione del punteggio di prestazione;
Sezione 1 che specifica i criteri, organizzati in “schede criterio” e raggruppati per categoria di riferimento, per la valutazione di sostenibilità ambientale e il calcolo del punteggio di prestazione degli edifici con destinazione d’uso residenziale.
Il risultato del calcolo del punteggio di prestazione è la “relazione di valutazione”, effettuata su un singolo edificio e la sua area esterna di pertinenza, e contenente gli esiti della valutazione rispetto all’insieme dei criteri presi in considerazione.
L’UNI ricorda che tali prassi “non sono norme ma documenti, al servizio della formazione, che introducono prescrizioni tecniche o modelli applicativi settoriali di norme tecniche elaborati sulla base di un rapido processo di elaborazione ristretta ai soli autori, sotto la conduzione operativa di UNI”.
“Siamo molto soddisfatti del risultato", spiega Antonio Canzian, vicepresidente di Itaca, "Avendo oggi la necessità di evitare ulteriore consumo del territorio, di riqualificare il patrimonio edilizio esistente e di valorizzare aree strategiche è estremamente utile, per i tecnici e per gli amministratori pubblici, potersi avvalere di uno strumento quale il Protocollo ITACA".
"La Prassi di riferimento, che andrà a sostituire formalmente il Protocollo, auspico diverrà presto lo strumento di riferimento nazionale anche per tutte le Regioni, così da rendere omogeneo, su tutto il territorio nazionale, il sistema di valutazione e certificazione” ha concluso Canzian.
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