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"Luoghi di lavoro: come misurare la contaminazione ambientale"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
10/03/2015 - Diverse
pubblicazioni dell’Inail in questi anni hanno portato alla luce un rischio che
spesso nei luoghi di lavoro viene sottovalutato: il
rischio biologico. Un rischio che è normato nel D.Lgs. 81/2008: nel
Titolo X si fa infatti riferimento alla prevenzione e alla protezione dagli agenti biologici. Il
Titolo X del decreto, Testo Unico in materia di tutela della salute e della
sicurezza nei luoghi di lavoro, si applica alle attività per le quali la valutazione
dei rischi ha evidenziato il pericolo di
esposizione
ad agenti biologici, sia che si tratti di “uso deliberato”, necessario per
il ciclo produttivo, sia che sussista solo la possibilità di esposizione dei
lavoratori.
Tuttavia per gli agenti
biologici, anche in relazione alla mancanza di valori limite di esposizione,
non è facile valutare l’entità dell’esposizione dei lavoratori ed è dunque
importante la
misura della
contaminazione ambientale negli ambienti di lavoro.
Per parlarne riprendiamo un
documento dell’Inail di qualche anno fa, pubblicato nel 2005 e aggiornato nel
2010, mirato alla definizione di uno standard tecnico-operativo di riferimento
sul territorio nazionale per il monitoraggio microbiologico ambientale,
l'unificazione dei criteri di lettura dei campioni (piastre) e di
interpretazione dei risultati ottenuti e la creazione di banche-dati omogenee
sugli agenti biologici negli ambienti di lavoro.
Stiamo parlando della pubblicazione,
linee guida prodotte dalla Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione
(Contarp), dal titolo “
Il monitoraggio
microbiologico negli ambienti di lavoro. Campionamento e analisi”.
La pubblicazione della prima
edizione di queste Linee guida sul monitoraggio microbiologico negli ambienti
di lavoro – “a fronte dell’indisponibilità di linee guida nazionali ufficiali,
nonché di protocolli standard per l’accertamento del rischio biologico e della
molteplicità della strumentazione e delle tecniche di campionamento e analisi
degli agenti biologici disponibili sul mercato” – aveva rappresentato il primo
passo “per l’implementazione di una banca-dati interna omogenea sulla
contaminazione da agenti biologici correlata ai cicli produttivi oggetto di
indagine da parte della CONTARP, banca dati che, costantemente alimentata dai
dati raccolti sul campo, costituisce il presupposto per la valutazione del
rischio biologico nei luoghi di lavoro e l’individuazione delle misure di
controllo e/o di prevenzione da adottare”.
Gli aggiornamenti apportati a
questa seconda edizione “tengono conto dell’evoluzione della normativa, delle
conoscenze e delle tecniche in materia di monitoraggio ambientale degli agenti
biologici, nonché dell’esperienza maturata, in questi anni, dalla CONTARP nelle
attività di laboratorio e sul campo”.
In particolare si è avviato un
Progetto per la standardizzazione dei protocolli di acquisizione dei campioni e
di messa in coltura dei microrganismi in laboratorio, nonché per l’unificazione
dei criteri di lettura e di interpretazione dei risultati ottenuti, e il protocollo
presentato nel documento è frutto delle “attività svolte per il confronto fra
la diversa strumentazione di campionamento acquisita”. In questo protocollo
vengono anche uniformati i parametri relativi al campionamento microbiologico
ambientale di batteri e funghi e le modalità di refertazione dei risultati da
riportare su moduli appositamente predisposti. Vengono, infine, introdotte
metodiche di identificazione microbica basate su tecniche molecolari e le
procedure di conservazione e trasporto dei campioni da sottoporre a tale tipo
di tecnica analitica”.
Tornando a parlare più in
generale del monitoraggio
biologico il documento indica che l’interesse per la misura della
contaminazione microbica dell’aria “si è particolarmente sviluppato negli
ultimi venti anni”. Un interesse che “nasce dalla consapevolezza che i
microrganismi aerodiffusi abbiano, alla stessa stregua degli inquinanti chimici
classicamente misurati, potenziali effetti nocivi sulla salute degli individui.
Tutte le tipologie di microrganismi possono essere presenti nell’aria e sulle
superfici: batteri, funghi e protozoi, così come alcuni virus capaci di
resistere in un mezzo esterno. Tramite l’aria si diffondono, inoltre,
particelle di origine microbica (tossine, frammenti di cellule, allergeni,
composti organici volatili) e vegetale (polline)”.
Le linee guida ricordano che prima
di effettuare un campionamento microbiologico in un ambiente di lavoro “è
necessario svolgere un
sopralluogo
per valutare se il tipo di attività lavorativa svolta comporta l’uso deliberato
di microrganismi o una potenziale esposizione agli agenti
biologici ed individuare le fasi lavorative a rischio”:
-
attività lavorative che comportino un uso deliberato di agenti
biologici: “si procederà al monitoraggio di tali agenti, che consentirà
anche la verifica dell’adozione di corrette procedure operative da parte dei
lavoratori e di idonee misure di contenimento ambientale per evitare la
diffusione degli agenti biologici”;
-
attività nelle quali invece, la presenza di microrganismi,
eventualmente anche patogeni, non sia evitabile anche se non c’è uso deliberato:
in questo caso è utile “l’applicazione di indici di contaminazione (per esempio
enterobatteri e salmonelle come indici di contaminazione fecale negli impianti
di trattamento delle acque reflue), che consentono di valutare la salubrità
dell’ambiente di lavoro anche senza ricercare lo specifico patogeno
eventualmente presente”.
Inoltre per “quegli ambienti di
lavoro, come quelli indoor (uffici, scuole etc.) per i quali la presenza di
agenti potenzialmente patogeni può essere considerata accidentale, la
valutazione della carica microbica totale (funghi e batteri) è usualmente
sufficiente”.
Inoltre per attività lavorative
“nelle quali il rischio connesso alla presenza di agenti biologici è di natura
allergica oltre che infettiva, è molto utile affiancare ai campionamenti degli
agenti biologici anche la ricerca di allergeni di origine microbica”.
Nel documento si ricorda inoltre
che negli anni ’70 è stata descritta una patologia nota come “ sindrome
dell’edificio malato” (Sick Building Sindrome, SBS), nelle cui
manifestazioni l’inquinamento microbiologico potrebbe giocare un ruolo
determinante. E questa sindrome “raggruppa un insieme di sintomi aspecifici,
quali: irritazione degli occhi, secchezza delle vie respiratorie, cefalea,
sonnolenza, eritemi e pruriti cutanei. Ancora oggi non esistono correlazioni
certe tra l’insorgenza della SBS e la contaminazione microbiologica, ma alcuni
studi hanno rilevato che in edifici caratterizzati da SBS, Penicillium spp.
rappresenta il 70-100 % dei miceti riscontrati, a differenza dell’ambiente
esterno ove predominano altri generi fungini (ad esempio Cladosporium)”.
La qualità microbiologica
dell’aria di un ambiente di lavoro è “direttamente influenzata da
fattori ambientali e microclimatici che
possono determinare o contribuire a sostenere le condizioni ottimali per lo
sviluppo e la proliferazione dei microorganismi”.
Nel capitolo dedicato al
microclima si indica che il fattore microclimatico “diventa fondamentale negli
spazi chiusi, e quindi va da sé che il monitoraggio dei parametri
microclimatici ed il controllo dell’aerazione è uno dei principali elementi che
concorrono al mantenimento di una buona qualità dell’aria indoor, e contribuisce
al buono stato di salute del lavoratore. Durante la campagna per il
monitoraggio della contaminazione microbica degli ambienti di lavoro è, quindi,
importante affiancare alle misure microbiologiche misure microclimatiche”.
Concludiamo ricordando che, con
riferimento all’esposizione ad agenti biologici, durante un'
attività lavorativa in laboratorio si
possono verificare diversi incidenti. Ad esempio: spargimento di materiale
biologico sulle superfici; punture, tagli, abrasioni con materiale potenzialmente
infetto; esposizione a bioaerosol; rottura di provette in centrifuga. In un
allegato al documento sono riportate alcune buone prassi per le principali
tipologie di incidente ed emergenza.
L’
indice del documento:
PREFAZIONE
PREFAZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE
IL RISCHIO BIOLOGICO
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE
LE TECNICHE DI CAMPIONAMENTO
Campionamento attivo
Campionamento passivo
Il controllo delle superfici
INDICI DI RIFERIMENTO DELLA
QUALITÀ DELL’ARIA
Campionamento attivo
Campionamento passivo
RICERCA DI LEGIONELLA NEGLI
IMPIANTI IDRICI E AERAULICI
IL PROTOCOLLO CONTARP PER IL
MONITORAGGIO MICROBIOLOGICO AMBIENTALE
Confronto tra campionatori
IMPOSTAZIONE DELLA CAMPAGNA DI
CAMPIONAMENTO
Analisi del ciclo produttivo e
degli ambienti di lavoro
Scelta dei punti di prelievo
Piano di lavoro
Scelta del metodo di
campionamento
Definizione dei parametri di
campionamento
ASPETTI TECNICI DEL MONITORAGGIO
AMBIENTALE
Campionamento attivo
Campionamento delle superfici
Campionamento sul lavoratore
IL MICROCLIMA
Indicazioni operative
Centralina microclimatica
Durata
Refertazione dei risultati
Interpretazione dei risultati
TRASPORTO E CONSERVAZIONE DEI
CAMPIONI
Regole generali
Trasporto di isolati
ANALISI DEI CAMPIONI
Incubazione delle piastre
Lettura delle piastre
Correzione statistica del dato e
calcolo delle UFC
L’IDENTIFICAZIONE BATTERICA E
FUNGINA
Tecniche microbiologiche di
identificazione
L’identificazione di batteri e
lieviti tramite Sistema automatico Vitek-bioMerieux
CONSERVAZIONE DI CELLULE A BASSE
TEMPERATURE
Allestimento di colture liquide
Preparazione dei campioni per la
conservazione a basse temperature
Protocolli di utilizzazione di
cellule conservate a basse temperature
IDENTIFICAZIONE MOLECOLARE DI MICETI
REFERTAZIONE DEI RISULTATI
RIFIUTI PRODOTTI IN LABORATORIO
INCIDENTI ED EMERGENZE
BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA
ALLEGATI
ATLANTE FOTOGRAFICO
“ Il monitoraggio microbiologico negli ambienti di lavoro.
Campionamento e analisi”, pubblicazione realizzata dalla Consulenza Tecnica
Accertamento Rischi e Prevenzione (Contarp) dell’INAIL: Patrizia Anzidei,
Liliana Frusteri, Raffaella Giovinazzo, Federica Venanzetti, Elena Guerrera,
Daniela Sarto, edizione 2010 (formato PDF, 3.55 MB).
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monitoraggio microbiologico negli ambienti di lavoro”.
RTM
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