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"Dove andiamo con la sicurezza sul lavoro?"
fonte www.puntosicuro.it / Normativa
16/03/2015 - Due su quattro. La Camera dei Deputati ha approvato in seconda lettura le modifiche alla Costituzione.
Ci vorrà ancora un anno per la terza e poi quarta lettura. Alla fine
verrà proposto un referendum popolare per l’approvazione, o meno, della
nuova Costituzione.
In questo provvedimento un aspetto importante, oltre a quelli più noti e discussi, riguarda la
salute e la sicurezza sul lavoro.
In particolare il
nuovo testo relativo all’art. 117 della
Costituzione apporta all’attuale sistema una modifica fondamentale. Di
fatto viene abolita quella che si chiama “legislazione concorrente”
delle Regioni e pertanto verrà meno tutto il sistema degli Accordi
Stato-Regioni.
Come noto, già nell’agosto dello scorso anno, il Senato
della Repubblica aveva dato il via alla prima approvazione
delle modifiche all’art. 117. Nei giorni scorsi la Camera, nell’approvare
il testo predisposto dal Senato, ha apportato una piccola modifica: poche righe
ma significative.
Vediamo nel dettaglio le
nuove modifiche.
L’art. 117, modificato dal Senato, definisce la legislazione
esclusiva dello Stato in una serie di materie tra cui la “previdenza sociale
ivi compresa la previdenza complementare e integrativa”. La Camera ha modificato questo comma
aggiungendovi “
tutela e sicurezza del lavoro, politiche attive del lavoro;
disposizioni generali e comuni sull’istruzione e formazione professionale”.
In buona sostanza viene riaffermato in modo esplicito ciò
che di fatto avveniva con l’abolizione delle materie concorrenti: la norma
approvata estende il concetto di previdenza sociale a tutela e sicurezza sul
lavoro. Dunque,
senza possibilità di
equivoci o interpretazioni, la materia della salute e sicurezza sui luoghi di
lavoro rientra nella piena competenza dello Stato non delegabile alla
legislazione regionale.
Nel corso dell'esame presso la Camera sono state approvate,
sia in sede referente che in Assemblea, alcune modifiche tese a riformulare
specifiche materie di
competenza legislativa. In particolare, la competenza in materia di tutela
e sicurezza del lavoro è stata interamente attribuita allo Stato, mentre nel
testo approvato dal Senato lo era limitatamente alle disposizioni generali e
comuni [lett. o) e m)].
Come già avvenuto al Senato, anche alla Camera è stato
abrogato il comma che definiva la “
legislazione
concorrente” in ambiti specifici quali la sicurezza del lavoro,
l’istruzione, l’alimentazione, la protezione civile, ecc. ecc.
Ed è proprio nell’abolizione della legislazione
concorrente che viene ad esercitarsi una profonda
modifica dei rapporti normativi.
C’è da chiedersi che cosa succeda adesso, o domani. Per il
momento non cambia nulla sino alle approvazioni definitive. Dato per completato
l’iter parlamentare delle 4 letture, tra Camera e Senato, verranno – di fatto –
modificate tutte le leggi, decreti o decreti legislativi laddove vi siano dei
rimandi ad Accordi tra lo Stato e le Regioni. Ciò però, non significa,
l’abolizione dalla sera alla mattina di tutti gli Accordi in essere ed
approvati. E, d’altro canto, non può nemmeno configurarsi un vuoto legislativo.
Di fatto gli attuali
Accordi
Stato-Regioni avranno valore fino alla loro decadenza decretata con altri
atti che possono essere decreti ministeriali o nuove leggi. Ma non sarà un
passaggio semplice. Di fatto ci troveremo ad operare con un sistema legislativo
che continuerà ad applicare tali Accordi in attesa della nuova legislazione di
riferimento, pur non riconoscendoli più costituzionalmente validi. Sarà un
dibattito interessante e che non mancherà di sollevare problemi, polemiche e
prospettive.
Come sempre accade – purtroppo – nel nostro abbastanza
sgangherato corpus legislativo, sappiamo già che al momento dell’approvazione
definitiva delle modifiche costituzionali si presenta la prevedibile necessità
di modificare altrettante leggi e norme. Però prima di rimboccarsi le maniche
si aspetta il D-Day per cominciare daccapo. Con il risultato che tutto resterà
fermo in attesa del “partiam, partiam, partite…” dell’opera, dove tutti cantano
ma restano impassibilmente fermi.
Probabilmente succederà ancora una volta così. Si cambierà
la Costituzione (già sapendo adesso cosa si cambia) e staremo ad aspettare
Godot.
Cosa fare, invece,
nell’immediato?
Non è vero che non ci sia nulla da fare. I periodi di gestazione e discussione
di leggi e norme servono o, meglio, dovrebbero servire ad alimentare il
dibattito culturale. In un paese, come il nostro di guelfi e ghibellini, i
dibattiti sulle leggi si aprono dopo la loro approvazione con il risultato che
ciascuno tende a dare la propria interpretazione.
In un paese moderno e civile il dibattito si fa mentre si
lavora al cambiamento e, allorquando la norma viene approvata, cessano le
parole e si inizia il percorso della sua applicazione.
Verrebbe da chiedersi perché di questo tema non se ne parli.
Siamo tutti – da anni ormai – in attesta della modifica dell’Accordo Stato
Regioni del 2006 sugli RSPP e non abbiamo il coraggio di dire che si sta
pensando (da anni) ad una sistema normativo che verrà abolito. I puristi della
dottrina diranno che il sistema attuale non è cambiato e dunque si va avanti
come se nulla fosse. Una bella risposta da politica dello struzzo che mette la
testa sotto la sabbia, perché non vuole vedere, ma all’aria – ben visibile –
sta la parte posteriore.
Varrebbe la pena, allora, iniziare nello stesso momento in
cui si parla di semplificazioni, delle nuove politiche del lavoro, del Job
Acts, dell’ Agenzia
Unica, a discutere tenendo presente il faro di riferimento rappresentato
dalle
modifiche dell’art. 117 della
Costituzione e procedere con logica conseguenza. Almeno in una fase di
confronto, dialettica e dibattito quale contributo ai temi della salute e
sicurezza le cui (nuove) norme, non dovrebbero produrre carta ed adempimenti
formali, bensì costituire atti sostanziali per la prevenzione degli infortuni,
degli incidenti sul lavoro e delle malattie professionali. Questo è il tema
anche se, spesso, nel suo svolgimento viene dimenticato il titolo e si discute
dei fogli, della penna, dell’inchiostro e dei bolli. Tutte cose assai utili per
scrivere il tema, ma non il suo contenuto.
Rocco Vitale,
presidente AiFOS
Per approfondire il tema invitiamo i lettori a leggere alcuni
precedenti articoli sull'argomento:
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