"I rischi per chi lavora alle basse temperature"
di Quotidianosicurezza.it / Sicurezza sul lavoro
Andando verso il periodo più freddo dell’anno diventa necessario valutare anche
i
rischi aggiuntivi che il
lavoro a basse
temperature può causare ai lavoratori.
L’INRS, istituto francese per
la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, ha
pubblicato un interessante dossier sulla materia.
Prima di tutto è bene chiarire: cosa vuol dire lavorare al
freddo?
Non esistono parametri scientifici
fissi per
definire il freddo. La sensazione del freddo dipende da vari fattori,
ma, in linea generale, si può definire lavoro al freddo quello svolto a
temperature inferiori a 15° soprattutto se riguarda
lavori sedentari e che implicano minimi movimenti; in queste
condizioni la sensazione di disagio percepita dai lavoratori dipende dalle
differenze individuali. Di contro, per lavori che si svolgono
a
temperature inferiori ai 5°, e in particolare per tutte operazioni
svolte a temperature sotto lo zero, il
rischio che il
lavoratore corre è
immediato,
grave e da
valutare con la massima attenzione.
La sensazione del freddo varia inoltre a
seconda di una serie di fattori ambientali e di differenze di percezione
individuali, per esempio può essere accentuata dal movimento dell’aria (vento
freddo) o dal tasso d umidità.
In estrema sintesi può essere considerato un
ambiente di lavoro freddo quello in cui la perdita termica è superiore a
quella che si osserva abitualmente.
Che
conseguenze per la salute può causare il lavoro in un
ambiente freddo?
Anche per questo aspetto si rilevano molte
varianti.
Alcuni
danni sono
direttamente provocati
dall’esposizione al freddo, altri sono
conseguenze
indirette del lavoro in ambienti freddi. Tra queste ultime per esempio
sono diffusissime in questo periodo dell’anno le
cadute su
ghiaccio o
incidenti dovuti alla perdita di
sensibilità provocata dal freddo.
I disturbi provocati direttamente
dal’esposizione al freddo sono di carattere locale e generale.
A
carattere locale il lavoro al freddo può provocare
vari
disturbi agli arti che vanno dalla semplice
perdita di
sensibilità a
geloni.
A livello
generale i rischi sono molto più gravi perché chi lavora al freddo è
esposto a rischio
ipotermia, un disturbo per cui l’individuo
non è più in grado di regolare la sua temperatura interna e che può aver
conseguenze drammatiche quali
alterazioni dello stato di
coscienza,
coma e anche
decesso.
Molto diffusi anche tra i lavoratori che lavorano a
besse temperature i
disturbi all’apparato
muscoloscheletrico.
Quali sono le professioni più a rischio?
Le attività lavorative più
rischiose riguardano:
- Lavori in locali mantenuti a basse temperature;
- Lavori effettuati all’esterno;
- Lavori effettuati in altitudine;
- Lavori effettuati in acque fredde.
Gli
addetti alla preparazione, stoccaggio e trasporto di
prodotti delle
industrie agroalimentari lavorano in ambienti le
cui temperature possono andare dai -20° ai 12°.
Questi lavoratori devono
prendere tutte le precauzioni possibili per
limitare l’esposizione al
freddo intenso stabilendo opportuni
turni di lavoro e
adottando i necessari
dispositivi di protezione personale.
Tecnici, muratori, agricoltori, trasportatori e molti altri si trovano a lavorare al’estero in inverno con temperature che possono toccare anche il sottozero. Inoltre per questi lavoratori sono esposti a ulteriori fattori di rischio ambientale quali la presenza di vento, pioggia, neve e ghiaccio. Questi lavoratori devono proteggersi adeguatamente attraverso capi di vestiario adatti che li tengano al caldo senza provocare una eccessiva sudorazione.
Chi deve lavorare a grandi altitudini (personale di impianti sciistici, manutentori, guide d’alta montagna, guardie di frontiera, ecc) oltre al’ipotermia deve proteggersi dall’ ipossia, la carenza di ossigeno nel sangue data dalla rarefazione dello stesso nell’aria di alta montagna. L’organismo è quindi già debilitato dall’affrontare questo stress fisico ed ha minori energie per contrastare il freddo e mantenere la temperatura interna stabile.
L’organismo umano ha una bassissima capacità di sopravvivenza in acqua fredda. Basti pensare che un uomo può sopravvivere in acque calme alla temperatura di 18° per sole 4 ore circa. Chi lavora in acqua fredda (ad esempio soccorritori, sommozzatori, addetti alla riparazione manutenzioni di strutture sottomarine) deve quindi lavorare sotto strettissima sorveglianza, con protezioni idonee e per periodi di lavoro brevissimi.
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