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"«Bio», dai campi alle mense: la Basilicata è seconda, la Puglia quarta"

di LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, L. Ciccarese / Agroalimentare

16/03/2009 - Alice ed Emanuele sono contenti del menu che viene servito al refettorio della loro scuola elementare Montessori (pubblica) di Roma. I pasti sono «bio», epiteto per indicare i cibi biologici. E da quando gli è stato detto che il latte biologico combatte meglio le infezioni ed è più salutare di quello «convenzionale », prodotto con fertilizzanti chimici e antibiotici, chiedono alla loro mamma di comprare bio al supermercato. Cosa non difficile, a parte il prezzo: sono sempre di più, a Roma come in tutta Italia, i supermercati con scaffali bio: verdura, frutta, carne, uova, alimenti per bambini, caffè, cioccolata, bevande. Per non parlare delle negozi unicamente bio. «Ogni anno che passa aumenta il giro delle vendite», dice Franco Zecchinato, storico venditore di prodotti biologici a Piazza delle Erbe di Padova. E continua: «C’è un gruppo di clienti affezionati, preoccupati dei residui di pesticidi nella frutta e nella verdura, della mucca pazza, degli ormoni e degli antibiotici nella carne e che viceversa sono convinti della salubrità e della sicurezza del cibo che comprano». Uno studio pubblicato qualche giorno fa dall’ISMEA rivela che il mercato italiano del biologico continua a marciare, raggiungendo un volume di vendite di quasi 2 miliardi di euro nel 2008, il 2 percento delle vendite alimentari. Secondo i dati Biobank, le mense che servono «bio» in Italia sono ben 791 (erano solo 64 nel 1996). Ogni giorno sono forniti quasi un milione di pasti nelle mense scolastiche, dagli asili nido all’u niversità, in piccole e in grandi città. Sono ormai tante le regioni che richiedono prodotti biologici (e prodotti tipici e tradizionali) nei menu degli ospedali e delle scuole. In Emilia Romagna, una legge regionale impone una dieta bio al 100% per gli asili nido e le scuole elementari, e al 35% nelle scuole medie, università e ospedali. Ma secondo Nino Paparella, presidente dell’Istituto di Certificazione etico-ambientale, gli spazi di crescita sono ancora vasti: dalla ristorazione collettiva ai distributori automatici di bevande e frutta, alla carne. «La cosa interessante - sostiene Paparella - è che la crescita continua del mercato biologico in Italia e in Europa sta incoraggiando molti agricoltori a passare dalle pratiche convenzionali a quelle biologiche, attraendo gruppi di persone giovani, dinamiche, che stanno rivitalizzando il settore agricolo.

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