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"Prevenzione infortuni sul lavoro, il T.u. è legge"
di Italia Oggi, V.Lucarelli - Cisal / Sicurezza sul lavoro
04/08/2009 - Siamo ormai al cambio di passo e di voltaggio nell'applicazione del T.u. delle leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e nell'ambiente di vita. L'acquisizione sostanziale avviene sotto la spinta di una lunga catena di infortuni e di malattie professionali, di cui siamo stati spettatori impotenti e per i quali il sindacato autonomo confederale ha destinato una parte degli spazi autogestiti nelle pagine ItaliaOggi per mettere a nudo inadempienze e responsabilità, riferite anche alle dilazioni di ratifica di un corpus juris, provvidenzialmente approvato venerdì 31 luglio scorso dal consiglio dei ministri. «Al punto in cui siamo approdati», ha sottolineato Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, «dovrebbero essere accelerate le procedure applicative del decreto n. 81/2008, per modificare un sistema di sicurezza la cui natura ha lasciato dietro di sé una lunga scia di lutti». Ora viene introdotta una normativa tanto attesa, che dovrebbe rendere più funzionali i prescritti interventi di prevenzione, nell'ambito di un regime di tutele e finalità sociali. La tendenza fa perno su una cultura meno repressiva e sul territorio. affidando la prevenzione a strutture e professionisti di provata competenza e moralità. A riguardo, Cavallaro ha accennato alle preoccupazioni e alle speranze che, nel decreto 81, si incrociano. A suo parere «è facile, sull'esperienza del passato, immaginare l'apparire di quella spessa cortina di inconfessati interessi, che accompagna l'avvento di novità lungamente attese. Su cui grava lo scetticismo di una prospettiva, non sempre rigorosamente scientifica, fino a risultare contraddittoria». Per il rappresentante della Cisal, «pochi forse hanno avuto il coraggio di mettere in luce i limiti di una prevenzione, affrancata da interferenze di varia natura da non dimenticare, né da sottovalutare». Oltre a ciò, non bisognerebbe prendere sottogamba, per esempio, il modo con cui vengono plasmati (e reclutati) i tecnici diplomati e laureati con corsi di studio nei quali manca soprattutto l'organizzazione produttiva territoriale. Emblematica, tra le tante, la mentalità delle professioni mediche, essenzialmente di ordine clinico e chirurgico. In minore spazio, di ordine igienico e profilattico. Mentre, per le professioni tecniche, è sufficiente esaminare le varie discipline di insegnamento. «Bene hanno fatto l'onorevole Gelmini e l'onorevole Sacconi al termine del consiglio dei ministri, a richiamare la necessità di una preparazione specifica sul tema della prevenzione, sorretta da un ciclo formativo polivalente, nelle scuole di ogni ordine e grado». È questa, secondo il segretario generale, la via da seguire, nella quale non sono affatto estranei i programmi ministeriali e la didattica di riferimento. A cui si aggiunge una patente a punti di qualificazione per imprese e lavoratori autonomi nei settori di maggiore rischio, a cominciare dall'edilizia. Siamo di fronte a una proposta avanzata nel 1968, o giù di lì, che prevedeva per gli artigiani un attestato di affidabilità creativa e operativa. Il tardivo recupero, tuttavia, è un segnale di appezzamento del saper fare a livello locale.
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