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"Elettrosmog, serve una normativa nazionale"
fonte Redazione / Normativa
29/05/2007 - Enti locali, comitati di cittadini e maggioranza parlamentare uniti contro il rischio "antenna selvaggia". Insieme manifesteranno il 15 giugno a Roma per sostenere la revisione in tempi rapidi della normativa nazionale sull'elettrosmog, come proposto dal disegno di legge presentato dal senatore Felice Casson (Ulivo).
Si tratta di un intervento chiesto con decisione dall'assessore all'Ambiente di Padova Francesco Bicciato (Ds) e numerose altre amministrazioni locali, allarmate dai tanti ricorsi persi contro le compagnie telefoniche che puntano a rendere nulli i provvedimenti comunali sulle antenne, compreso quello attualmente in vigore a Padova.
"La sentenza del Consiglio di Stato favorevole a Wind del 28 marzo scorso è emblematica - sostiene Casson - attualmente su questa materia la giustizia amministrativa naviga al buio utilizzando vuoti normativi". Per il senatore ulivista è fondamentale che una legge nazionale stabilisca la competenza dei Comuni a tutela della salute e dell'ambiente in materia di impianti di trasmissione radiotelevisiva e di telefonia mobile, evitando altre interpretazioni giuridiche. "Solo gli enti locali hanno l'esatta percezione del territorio e devono poter predisporre misure a difesa della salute dei cittadini, indicando i siti sensibili - spiega Casson - qualcosa che l'attualelegge Gasparri norma ma senza la necessaria chiarezza. Una fragilità che dà luogo a interpretazioni restrittive e spesso errate, anche da parte del Consiglio di Stato".
"Il regolamento 2006 è ancora in vigore - sottolinea Francesco Bicciato, assessore comunale all'ambiente - ma se ci fossero ulteriori pronunciamenti negativi del Consiglio difficoltà, arrivando all'assurdo che una compagnia privata
avrebbe il privilegio di decidere installazioni su un territorio comunale".
I primi effetti di questo cambio interpretativo si sono già manifestati: il 16 maggio scorso il Tar Veneto ha sentenziato a favore di Vodafone annullando il Regolamento comunale di Padova per l'installazione e l'esercizio degli impianti di
telefonia mobile, modificato e integrato da tre delibere del 2006. Davvero un brutto colpo per il Comune, che presenterà appello al Consiglio di Stato per bloccare l'esecutività della decisione fino alla sentenza di secondo grado amministrativo
Si tratta di un intervento chiesto con decisione dall'assessore all'Ambiente di Padova Francesco Bicciato (Ds) e numerose altre amministrazioni locali, allarmate dai tanti ricorsi persi contro le compagnie telefoniche che puntano a rendere nulli i provvedimenti comunali sulle antenne, compreso quello attualmente in vigore a Padova.
"La sentenza del Consiglio di Stato favorevole a Wind del 28 marzo scorso è emblematica - sostiene Casson - attualmente su questa materia la giustizia amministrativa naviga al buio utilizzando vuoti normativi". Per il senatore ulivista è fondamentale che una legge nazionale stabilisca la competenza dei Comuni a tutela della salute e dell'ambiente in materia di impianti di trasmissione radiotelevisiva e di telefonia mobile, evitando altre interpretazioni giuridiche. "Solo gli enti locali hanno l'esatta percezione del territorio e devono poter predisporre misure a difesa della salute dei cittadini, indicando i siti sensibili - spiega Casson - qualcosa che l'attualelegge Gasparri norma ma senza la necessaria chiarezza. Una fragilità che dà luogo a interpretazioni restrittive e spesso errate, anche da parte del Consiglio di Stato".
"Il regolamento 2006 è ancora in vigore - sottolinea Francesco Bicciato, assessore comunale all'ambiente - ma se ci fossero ulteriori pronunciamenti negativi del Consiglio difficoltà, arrivando all'assurdo che una compagnia privata
avrebbe il privilegio di decidere installazioni su un territorio comunale".
I primi effetti di questo cambio interpretativo si sono già manifestati: il 16 maggio scorso il Tar Veneto ha sentenziato a favore di Vodafone annullando il Regolamento comunale di Padova per l'installazione e l'esercizio degli impianti di
telefonia mobile, modificato e integrato da tre delibere del 2006. Davvero un brutto colpo per il Comune, che presenterà appello al Consiglio di Stato per bloccare l'esecutività della decisione fino alla sentenza di secondo grado amministrativo
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