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"La futura ISO 9001, lo standard ISO 31000 e il risk-based thinking"
fonte www.puntosicuro.it / Qualità ISO
11/06/2015 -
Nei giorni scorsi PuntoSicuro ha presentato
un interessante
contributo di Davide Biasco sulla norma
ISO 9001, una norma
nata
per la realizzazione di un
sistema di
gestione della qualità. Dove con qualità si fa riferimento, ad esempio, al miglioramento
dell'efficacia e dell'efficienza nella realizzazione di un prodotto o nell'erogazione
di un servizio.
Tuttavia questa norma, di cui si attende
una prossima
revisione, potrà avere ripercussioni anche sul mondo della salute e sicurezza
perché – come ricordava Davide Biasco – la norma 9001 estende e ripropone
secondo una nuova ottica il concetto di
valutazione
e gestione del rischio.
Per continuare ad approfondire l’argomento,
presentiamo oggi gli atti di un convegno, dal titolo “
ISO 9001:2015. Cosa cambia? Innovazioni e modifiche”, che si è
tenuto a Genova il 27 febbraio 2015. Nell’incontro, organizzato dall’ Ordine Ingegneri
Provincia di Genova e da Aicq Tosco-Ligure, sono stati affrontati i concetti, le
novità, i cambiamenti previsti nella futura nuova versione della norma.
Ad esempio nell’intervento “
La transizione alla nuova Norma ISO
9001:2015 come opportunità d’innovazione”, a cura dell’Ing. Valerio Teta (Presidente
del Comitato AICQ Qualità del Software e dei Servizi IT) si sottolinea, tra gli
altri, il tema dell’
approccio per
processi.
Infatti il “conseguimento di risultati
consistenti e prevedibili diventa più efficace ed efficiente quando le attività
sono inquadrate e gestite come
processi
tra loro interrelati che funzionano come un sistema coerente”. In questo senso il
Sistema Gestione Qualità (SGQ) è “composto
di processi tra loro interrelati”. E capire come il Sistema (inteso come
insieme organico di processi, risorse, controlli e interazioni) “produce i
risultati per la qualità”, permette all’organizzazione “di ottimizzare le sue prestazioni”.
In particolare la novità e il rafforzamento
“stanno nell’integrazione tra approccio per processi, metodologia pdca e approccio
al rischio. Dove la metodologia
conosciuta come " plan-do-check-act"
(pdca) è
applicabile a tutti i processi:
- “
plan:
stabilire gli obiettivi ed i processi necessari per fornire risultati in conformità
ai requisiti del cliente e alle politiche dell'organizzazione;
-
do: attuare i processi;
-
check: monitorare e misurare i processi ed il prodotto a fronte
delle politiche, degli obiettivi e dei requisiti relativi al prodotto e riportarne
i risultati;
-
act: intraprendere azioni per migliorare in continuo le prestazioni
dei processi”.
E la nuova norma “
rende esplicito l’approccio basato sul
rischio che era implicito” nella precedente norma 9001 e indica proprio lo
standard ISO 31000 come “linea guida di
riferimento per estendere le misure minime stabilite fino a stabilire un
approccio formalizzato per la gestione del rischio relativo alla qualità dei
propri prodotti/servizi e dei propri processi”.
Per dare ulteriori informazioni su
questo importante standard internazionale di riferimento per la gestione dei
rischi, possiamo soffermarci su un secondo intervento dal titolo “
L'introduzione della gestione del rischio
della ISO 9001:2015. Collegamenti con ISO 31000 e ISO 31010”, a cura di Carlo
Muzzarelli (WeRISK).
L’intervento ricorda che lo scopo
della ISO 9001 è di assicurare ai clienti di un’organizzazione/azienda che:
- “conosce i propri clienti;
- sa quello del quale hanno
bisogno o che desiderano;
- è in grado di fornire in modo
ripetitivo un prodotto/servizio che rispetta tali requisiti”.
Uno dei “cambiamenti cruciali”
della nuova norma ISO9001:2015, attesa per settembre 2015, presentati nel
documento, riguardano il fatto che ora “spetta all’organizzazione, sulla base
del ‘risk-based thinking’, determinare quale sia il tipo, l’ampiezza e la profondità
dei controlli per l’azienda ed il servizio”.
Veniamo dunque al
risk-based thinking.
Il Risk-based thinking “è il
processo che dimostra che l’organizzazione comprende quali siano i rischi al
proprio SGQ e ai processi che lo costituiscono che possono influenzare la
capacità di raggiungere gli obiettivi previsti”.
È dunque necessario “produrre le
evidenze che dimostrano che i rischi sono stati identificati e che sono state
previste le azioni proporzionali alle conseguenze. I rischi sono dinamici e
cambiano con il passare del tempo quindi questo approccio è continuativo e non
si esegue una volta sola”.
E se il “risk-based thinking” è
sempre stato implicito nella ISO9001 - come ricordato nel precedente intervento
– ora viene esplicitato direttamente. Se il documento “non fornisce indicazioni
su una o più metodologie” da adottare, è evidente che “la solidità
dell’approccio al rischio deve essere proporzionata alle conseguenze che potrebbero
nascere nel caso in cui l’incertezza diventasse realtà”.
Riguardo alle azioni per
affrontare i rischi e le opportunità, la clausola 6.1.2 della futura ISO
9001:2015 è nuova. Indica che “quando l’organizzazione ha identificato rischi
ed opportunità deve decidere come gestirli. C’è anche un’affermazione in merito
alla proporzionalità tra le azioni da intraprendere e l’effetto atteso sulla
conformità del prodotto/servizio e sulla soddisfazione del cliente”. Ed è
chiaro che “una valutazione sbagliata non renderà adatto il SGQ e quindi non
efficace”.
Arriviamo infine alla
definizione di rischio ISO 31000 come “
l’effetto dell’incertezza sugli obiettivi”,
con una valutazione del rischio che ora è il
processo complessivo di identificazione, analisi e ponderazione del
rischio.
L’intervento ricorda, a questo
proposito, che i fattori
umani ed organizzativi “devono essere presi in considerazione quando si
valutano i rischi”. Le persone costituiscono infatti “importanti fonti di
incertezza a seconda delle attitudini, del comportamento, percezioni, cultura,
bisogni, competenze, abilità di comprensione ed esperienza”.
Insomma – continua il relatore –
“la possibilità che i comportamenti
umani siano diversi da quanto previsto dalla ‘norma’ deve essere presa in considerazione
in modo evidente”.
In definitiva le attività di
risk assessment “devono essere
sistematiche, logiche e condotte in modo strutturato per produrre risultati
adeguati e massimizzare efficacia, efficienza, ripetibilità e ‘difendibilità’. Le
attività devono anche essere intraprese al livello adeguato alla decisione da
prendere e al tipo di risultato desiderato”.
E ricorda, infine, che un singolo
rischio “può avere implicazioni in altre parti del processo ed impatti su altre
attività.
Tutte le correlazioni devono
essere prese in considerazione per assicurare che la gestione di un rischio non
produca conseguenze indesiderate o intollerabili altrove”.
Gli atti del convegno “ISO 9001:2015. Cosa cambia? Innovazioni
e modifiche” (formato ZIP, 8.4 MB).
RTM
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