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"Il criterio di valutazione oggettiva delle buone prassi"
fonte www.puntosicuro.it / Linee Guida
12/06/2015 -
Pubblichiamo un
articolo tratto dagli atti
dell’8° Seminario di aggiornamento dei professionisti Contarp
“Dalla valutazione alla gestione del rischio. Strategie per la salute e la
sicurezza sul lavoro” che si è svolto a Roma a novembre 2013.
ALGORITMO PER LA VALUTAZIONE OGGETTIVA DELLE BUONE PRASSI
M. Gullo, R. Nebbia, M. Patrucco
Il lavoro su cui qui si riferisce
ha tratto spunto dall’iniziativa - supportata da Inail Piemonte - del concorso
“meno carta più sicurezza”, un concorso nato per valorizzare le buone prassi
vantaggiose anche in termini di gestione economica dei rischi ed estendibilità
a situazioni assimilabili.
Sin dalle prime fasi di attività
della giuria, ci si è resi conto della mancanza di metodiche formalizzate di
valutazione, essendo la maggior parte dei criteri adottati a livello nazionale
ed
europeo, basati su un approccio
qualitativo, non esente da valutazioni soggettive.
Inail Piemonte e Politecnico di
Torino hanno, quindi, ritenuto utile impostare un metodo formalizzato per: a)
individuare un criterio di organizzazione dei dati di ingresso, b) identificare
nei progetti parametri valutabili, oggettivi e numericamente quantificabili, c)
sviluppare un algoritmo di elaborazione dei valori di detti parametri, per una
valutazione motivata delle proposte.
Detto metodo è stato testato su
una serie di casi reali tratti dal citato concorso e sviluppato in forma di
tecnica computer assistita.
1. IL CRITERIO DI VALUTAZIONE
OGGETTIVA DELLE BUONE PRASSI
1.1 Motivazione
La definizione di “buone prassi”
varia fra i diversi Paesi, compresi gli Stati membri dell’UE, per diversità dei
sistemi e delle norme sulla sicurezza e salute sul luogo di lavoro, le diverse
culture, lingue ed esperienze. In Italia, secondo la definizione del d.lgs.
81/08, le buone prassi sono “soluzioni organizzative o procedurali coerenti con
la normativa vigente e con le norme di buona tecnica, adottate volontariamente
dalle imprese e finalizzate a promuovere la salute e sicurezza nei luoghi di
lavoro attraverso la riduzione dei rischi e il miglioramento delle condizioni
di lavoro”.
Inail da diverso tempo incentiva
l’adozione di buone prassi in azienda nella consapevolezza della loro efficacia
nell’incrementare i livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Sempre con l’obiettivo della
diffusione delle buone prassi, di recente, Inail Piemonte, nell’ambito di una
collaborazione con Politecnico di Torino, AIESIL, il Dipartimento di medicina
del lavoro dell’Università degli
studi di Torino e Qualitas SAS, ha supportato, con il patrocinio del Ministero
del lavoro e delle politiche sociali, il concorso “Meno carta più sicurezza”.
Scopo del concorso era
valorizzare gli interventi che, oltre ad incrementare i livelli di salute e
sicurezza occupazionale, portano vantaggi in termini di gestione economica dei
rischi e presentano caratteri di esportabilità.
I premi, rivolti a datori di
lavoro, responsabili e addetti al servizio di prevenzione e protezione,
manutentori, progettisti, ecc.
sono andati alle buone prassi che meglio hanno espresso il concetto “non la
carta per certificare la sicurezza, ma la sicurezza certificata dalla carta”,
in coerenza con le iniziative dell’agenzia EU-OSHA.
Gli interventi sottoposti nel
concorso “Meno carta più sicurezza” sono stati esaminati dalla giuria sulla
base di una griglia di valutazione che teneva conto della capacità di
eliminazione/riduzione del rischio conseguibile, del numero di lavoratori
beneficiari (diretto ed indiretto), del carattere innovativo, del costo di
attuazione e conservazione nel tempo. Visti il
numero e la varietà delle buone
prassi proposte, ci si è peraltro subito resi conto della mancanza di metodi
formalizzati di valutazione oggettiva generale, basata su criteri di
quantificazione numerica di parametri condivisi, anziché approcci qualitativi
con possibili e talora pesanti soggettività di valutazione.
1.2 Principi di impostazione del criterio di valutazione oggettiva
messo a punto
Inail Piemonte e Politecnico di
Torino hanno sviluppato una metodica atta a rendere possibili:
• la
definizione univoca dei dati di ingresso idonei a qualificare le buone prassi
in generale:
questo
approccio va a costituire guida per la presentazione dei progetti, ed evita
disomogeneità e prolissità tipiche di presentazioni “a ruota libera”, nel
contempo molto estese e povere di riferimenti quantitativi essenziali per
esprimere un giudizio rigorosamente tecnico;
• la raccolta
strutturata dei dati di ingresso sopra definiti, impostata al fine di agevolare
le
successive
elaborazioni;
• la
parametrizzazione dei dati raccolti in termini oggettivi e numericamente
quantificabili;
• la messa a
punto di un algoritmo univoco di elaborazione ottimizzato, utilizzabile per una
valutazione agile e “impersonale” delle proposte, ma flessibile, grazie a
coefficienti correttivi selezionabili - entro ranges prefissati - dalla
commissione, qualora la stessa ritenga di attribuire maggior peso a qualcuno
dei parametri considerati (“correzione” che va decisa dalla commissione stessa
prima di attivare la procedura di valutazione).
1.3 Impostazione
Il supporto strutturato ed
esaustivo di raccolta delle buone prassi trae origine dalla analisi:
a) dei criteri
richiesti per la validazione di buone prassi elaborati da EU-OSHA, Commissione
consultiva ex art. 6 d.lgs. 81/08, e agenzie OSHA ed MSHA;
b) di oltre
100 case histories di buone prassi descritte nei siti Inail e delle varie
Agenzie citate,
o ricavate da
osservazioni dirette da sopralluoghi presso aziende, per disporre di: a) un
riferimento su cui elaborare la scheda originale di raccolta dati, b) un
campione su cui effettuare verifiche di efficacia del criterio di valutazione
oggettiva elaborato.
Riguardo alla definizione dei
parametri occorrenti per una valutazione generale ed oggettiva di efficacia
delle buone prassi in termini di eliminazione / riduzione dei rischi lavoro
correlati, si osservi che il rispetto delle normative vigenti, associato ad
informazioni su: entità del danno ED (giornate lavorative perse), fattore di
contatto FC con il fattore di pericolo (%sulle ore lavorate) e numero di
persone N coinvolte ante e post attuazione della buona prassi, permettono
l’applicazione del consolidato approccio (Faina et al., 1996, 1997) di
quantificazione del rischio basato sul riferimento al Livello di frequenza
attesa di accadimento PR espressa come:

che ovviamente, in caso di
rispetto delle prescrizioni normative aggiornate, assume valore unitario, e
consente quindi la determinazione del rischio in base alla relazione [1]
R = ED * FC * N * PR
Ne derivano, nel caso di
valutazione di buone prassi sottoposte a giudizio, tre risultati sostanziali:
• la relazione
consente l’espressione del rischio in termini numerici ed è intrinsecamente
esente dall’arbitrarietà che spesso contraddistingue la determinazione della
probabilità di accadimento
• risultano
intrinsecamente rilevati i casi in cui la proposta non sia correttamente
inserita in un contesto a norma, costituendo mera e dovuta azione che con le
buone prassi nulla ha a che fare
• viene tenuto
conto direttamente del numero dei lavoratori esposti.
1.4 Definizione dei dati di ingresso
Si è così pervenuti alla
realizzazione di una scheda di organizzazione dei dati di ingresso strutturata
in più parti, funzionali alle varie successive fasi di validazione e
valutazione:
dati di ingresso -parte 1: informazioni relative all’ambito di
applicazione della buona prassi ed all’ideatore/attuatore della stessa:
• codice
identificativo dell’azienda/società/impresa
•
azienda/società/impresa: nominativo, ragione sociale e natura giuridica;
rappresentante legale
• nazione,
indirizzo della sede legale o altro recapito
• attività
produttiva aziendale (ed associato codice Ateco)
•
localizzazione dello stabilimento/impianto presso cui sono state attivate le
buone prassi
• numero
totale dipendenti / numero dipendenti nella unità produttiva
• specificità
eventuali della forza lavoro (di genere, di nazionalità, ecc.)
• soggetto
ideatore della buona prassi (singolo o struttura / interno o esterno)
dati di ingresso -parte 2: indicazioni finalizzate specificatamente
ad inquadrare la buona
prassi e collocarla nel tempo e
nello spazio:
localizzazione e descrizione
tecnica dell’attività critica (che ha stimolato la attuazione dell’intervento)
e dimostrazione del comunque
garantito rispetto delle normative vigenti
fattori di pericolo su cui ci si
è concentrati nell’ambito della realizzazione dell’intervento
anno di attuazione, per
valutazione del risultato nel tempo ed eventuali aggiornamenti.
1.5 Elementi di valutazione
I dati di ingresso descritti
consentono l’immediata e completa visione dello scenario prima
e dopo l’attuazione della buona
prassi e la valutazione oggettiva di efficacia ed efficienza
dell’intervento:
elementi di valutazione -parte 1: dati tecnici caratterizzanti
l’intervento:
• elementi di
progetto o di definizione di soluzioni specifiche, con discussione di approccio
in Prevention
through Design, per garantire dalla introduzione di eventuali altri fattori di
pericolo;
•
documentazione tecnica sulla realizzazione (eventualmente con riprese
fotografiche ecc.)
dell’evoluzione,
dal modello preliminare ai test sulla versione definitiva;
•
documentazione tecnica sui reali risultati conseguiti nell’utilizzazione di
routine (eventualmente
con riprese
fotografiche ecc.) dell’evoluzione, dal modello preliminare alla versione
definitiva.
elementi di valutazione - parte 2: informazioni utili per la
quantificazione del risultato in
termini di riduzione del rischio
(situazione ante - post intervento):

elementi di valutazione - parte 3: parte del modulo a cura
dell’ufficio:
• estendibilità
della buona prassi ad altri settori Ateco;
• indennizzi
che Inail ha dovuto corrispondere a dipendenti della Azienda
elementi di valutazione - parte 4: informazioni accessorie per la
determinazione del risultato in termini di efficienza:
• costo di
progettazione o definizione, realizzazione e collaudo (materiali e mano
d’opera)
• costo di
energie e materiali di consumo per far funzionare l’intervento
• MTBF (Mean
Time Between Failures) e MTTR (Mean Time To Repair) se applicabili al
tipo di
intervento adottato (segnatamente per interventi di tipo tecnico)
• costo di
aggiornamento di informazione, formazione ed addestramento dei lavoratori
coinvolti
• incremento
(+) o calo (-) del rendimento produttivo.
1.6 L’algoritmo
Considerati i dati disponibili
nelle buone prassi analizzate, è stato elaborato e testato il seguente
algoritmo, che tiene conto, in modo agile ed oggettivo, dei suddetti parametri.
Tabella 2
L’algoritmo-che va applicato a
tutte le buone prassi, per le quali è stato ovviamente calcolato il rischio
(sia iniziale, che residuo) con la formula: R = ED * FC * N * PR (illustrata
nel paragrafo 1.2).

Si noti che si è ritenuto
opportuno mettere in particolare risalto l’importanza della riduzione del
rischio, ponendo il rischio residuo in esponente sul denominatore.
Di seguito è proposta, a titolo
di esempio, la valutazione di due buone prassi relative ad organizzazione del
lavoro (a sinistra) e sollevamento di carrozze ferroviarie (a destra).
Tabella 3
Esempi di applicazione dell’algoritmo

Appare evidente in questi esempi
come il risultato sia fortemente influenzato da NA, ma ciò è dovuto alla
circostanza che i coefficienti correttivi sono stati assunti tutti di valore
unitario e che è stato posto, a scopo semplificativo, CIP pari a 0.
2. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
La metodica messa a punto,
testata con successo su una serie di casi reali, può essere considerata un
risultato positivo e formalmente rigoroso nelle sue varie fasi (dalla raccolta
dati alla elaborazione degli stessi) dello sforzo congiunto Inail Piemonte -
Politecnico di Torino volto a sostenere lo sviluppo di buone prassi quali
strumento di efficace intervento pratico sulle condizioni di sicurezza
occupazionale e la diffusione delle stesse a tutto vantaggio di un
accrescimento generalizzato della cultura della prevenzione.
Il supporto di assistenza
informatizzata all’applicazione del metodo costituisce certamente tanto un
incentivo per la impostazione delle proposte di buone prassi da parte dei
tecnici aziendali, che si trovano a disporre di un modello di riferimento
chiaramente strutturato, quanto un aiuto non trascurabile in fase di
valutazione ed ordinamento gerarchico di merito basati su criteri rigorosamente
oggettivi delle proposte stesse.
[1]
Detta formulazione si presta ovviamente anche alla trattazione di malattie
professionali e patologie lavoro correlate: fermi restando gli obblighi in
materia di eliminazione / minimizzazione dei rischi, e qualche complessità
nella ascrizione delle conseguenze alle effettive cause lavorative, il valore
dei parametri in gioco può essere ricondotto alla formula generale, come pure
può essere adottato il riferimento al livello di frequenza attesa di
accadimento (e.g. classificazione cromatica verde negli indici utilizzati in
ergonomia (Ocra, Snook-Ciriello, ecc.)).
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