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"Valutazione del rischio radon negli impianti di distribuzione dell’acqua"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio Chimico
01/07/2015 - Poiché in alcuni
impianti di distribuzione dell’acqua la concentrazione di radon può raggiungere picchi elevati, è necessario tutelare adeguatamente i lavoratori dal
rischio radon: anche una breve sosta può rappresentare un pericolo per la salute!
Per proteggere i lavoratori da questo elemento chimico radioattivo,
che diventa più pericoloso quando si concentra in ambienti chiusi,
presentiamo una scheda tematica prodotta nel 2015 da Suva, istituto svizzero per l'assicurazione e la prevenzione degli infortuni.
La scheda “
Radon negli impianti di distribuzione dell’acqua. Misure a tutela dei
lavoratori” - destinata ai gestori di impianti di distribuzione dell’acqua
e al personale addetto alle pulizie e alla manutenzione di questi impianti –
ricorda che per il personale “è pericoloso inalare il radon e i suoi prodotti
di decadimento radioattivi”.
Infatti il radon è un gas nobile
radioattivo - invisibile, insapore, inodore e solubile in acqua – che, dopo il fumo
di tabacco, è considerato “la seconda causa di cancro ai polmoni”.
Proveniente “dal decadimento
dell’uranio, presente naturalmente nel suolo”, questo gas decade a sua volta in
una serie di prodotti, anch’essi radioattivi, che aderiscono a oggetti, polveri
e particelle in sospensione.
Come penetra il radon nell’impianto idrico?
La scheda segnala che il gas radon “penetra
nell’impianto di distribuzione soprattutto attraverso l’acqua sorgiva e di
falda” e dato che questi impianti sono a tenuta stagna, il gas vi resta
imprigionato all’interno.
La conseguenza è che nell’aria
dell’impianto di distribuzione possono “formarsi concentrazioni elevate di
radon e dei suoi prodotti di decadimento”.
Veniamo brevemente ai
pericoli per la salute.
Come già detto “il radon e in
particolar modo i suoi prodotti di decadimento sono pericolosi se inalati. Le
radiazioni emesse da queste sostanze possono danneggiare i polmoni e provocare
un cancro”. E chiaramente “maggiore è la concentrazione nell’aria e la durata
dell’esposizione, maggiore è il rischio di un tale danno”.
Riguardo al tema della scheda in
alcuni impianti di distribuzione dell’acqua “la concentrazione
di radon può raggiungere livelli elevati, a volte basta poco (ad es. un’ora
alla settimana) per esporsi al pericolo”.
Inoltre esiste un’ulteriore fonte
di pericolo: i
filtri degli impianti di
ventilazione e dei deumidificatori. Infatti poiché i prodotti di
decadimento del radon “si attaccano alle particelle in sospensione, essi
vengono aspirati e si depositano sui filtri.
Chi entra in contatto con questi filtri (ad es. per sostituirli) può
esporsi a un rischio di contaminazione e assorbimento delle sostanze
radioattive”. In particolare per la protezione dai prodotti di decadimento
radioattivi presenti nei filtri dei ventilatori e dei deumidificatori, “gli
addetti ai lavori devono indossare i guanti di protezione e portare una
maschera antipolvere (filtro classe P3) quando maneggiano il filtro”.
In ogni caso per il rischi
relativi agli impianti di distribuzione dell’acqua è necessario innanzitutto
individuare i pericoli.
E laddove il personale permane
più di un’ora alla settimana nell’impianto (acqua sorgiva e di falda), per
individuare i pericoli la cosa più semplice è svolgere una
misurazione.
Il documento ricorda che la
concentrazione di radon è “misurabile con dosimetri passivi o strumenti di
misurazione attivi” (l’unità di misura è il Becquerel al metro cubo, Bq/m3):
- i
dosimetri per radon “sono rilevatori compatti che vengono collocati
direttamente negli impianti o indossati sul corpo. La durata minima per una
misurazione è un mese”;
- “con la
strumentazione attiva è possibile determinare la concentrazione del
gas già dopo un paio di ore. Lo svantaggio è che questi apparecchi non sono
facili da maneggiare”.
Veniamo infine alle
misure per la tutela della salute del personale.
In presenza di elevate
concentrazioni di radon l’azienda può tutelare il personale:
- “eliminando la sorgente di
radon, tramite degassazione in un locale separato e a tenuta stagna;
- sigillando ermeticamente gli
ambienti con elevata concentrazione di
radon;
- ventilando correttamente i
locali prima e durante la permanenza del personale al loro interno;
- limitando la permanenza in
questi locali”.
Ricordiamo, in conclusione, che
il documento, che vi invitiamo a leggere integralmente, è ricco di foto e
immagini esplicative delle attrezzature e degli impianti per la riduzione dei
rischi.
N.B.: I riferimenti normativi contenuti nei documenti di Suva
riguardano la realtà svizzera, i suggerimenti indicati possono essere comunque
di utilità per tutte le aziende.
Suva, “ Radon negli impianti di distribuzione dell’acqua. Misure a
tutela dei lavoratori”, a cura di Lisa Pedrazzi (Suva - Settore fisica),
gennaio 2015 (formato PDF, 520 kB).
Riportiamo qualche articolo di
approfondimento di PuntoSicuro sulla normativa e sulla prevenzione del rischio
radon in Italia:
RTM
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