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"Demansionamento, il danno va dimostrato"

fonte Redazione Ambiente & Sicurezza sul Lavoro / Sicurezza sul lavoro

21/01/2009 - Per ottenere il risarcimento del danno derivante da demansionamento, il dipendente deve fornire prova dettagliata circa la natura e le caratteristiche del pregiudizio subito. Così si è pronunciata la Cassazione, con Sentenza n. 29832 del 19 dicembre 2008 cancellando l’intervento della Corte d’Appello, che aveva previsto la liquidazione di somme di vario importo imputandole a titolo di danno esistenziale e morale. Il riconoscimento del diritto del lavoratore al risarcimento del danno non patrimoniale, non può quindi fare a meno di una specifica allegazione di dati oggettivi in grado di evidenziare effettive alterazioni nelle abitudini e nelle relazioni del lavoratore, che possano averlo indotto ad operare scelte di vita diverse per la realizzazione della sua personalità nel mondo esterno. La Cassazione sottolinea che il lavoratore ha il diritto a svolgere le mansioni per le quali è stato assunto e quindi il diritto a non essere lasciato in condizioni di forzata inattività e senza assegnazione di compiti, anche se questo non dovesse comportare conseguenze dirette sulla retribuzione concordata. Il lavoratore viene riconosciuto portatore non solo del dovere, ma anche del diritto all'esecuzione della propria attività lavorativa, poiché il lavoro non rappresenta esclusivamente un mezzo di guadagno, ma anche di espressione della personalità di ciascun cittadino. La violazione di questo fondamentale diritto - se oggettivamente accertabile - è fonte di responsabilità risarcitoria per il datore di lavoro.

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