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"Un argine ai troppi pesticidi"
fonte Corriere della sera / Ambiente
25/01/2009 - Giro di vite europeo sugli antiparassitari in agricoltura. Il Parlamento europeo ha approvato il 13 gennaio scorso una direttiva contro l' uso spregiudicato dei fitofarmaci e ha adottato restrizioni molto severe. È in preparazione un elenco di sostanze da vietare: si parla di 14 pesticidi da considerare «fuori legge» e di altri 8 sui quali il giudizio è sospeso solo in attesa di alcune prove, ma l' elenco finale potrebbe essere più numeroso. Alcune di queste sostanze sono mutagene o cancerogene, altre sono interferenti endocrini (che agiscono modificando l' equilibrio ormonale) oppure rientrano nella categoria dei Pbt (persistenti bioaccumulanti tossici, sostanze che si degradano molto lentamente nell' ambiente e che si accumulano nei tessuti adiposi dell' uomo e dell' animale). La direttiva invita gli Stati membri ad adottare (entro 3 anni) piani nazionali per ridurre l' uso dei pesticidi, a ridimensionare l' agricoltura industriale, a privilegiare quella biologica e metodi di coltivazione che utilizzano insetti o piante antagoniste al posto dei pesticidi; si invitano, inoltre, le aziende agricole a usare varietà di piante più resistenti ai parassiti, fertilizzazioni più equilibrate e ad alternare le colture. L' uso dei pesticidi sarà vietato in parchi, giardini pubblici, campi sportivi, cortili delle scuole e anche in prossimità di strutture sanitarie. Da ridurre anche l' utilizzo di pesticidi lungo strade, linee ferroviarie, in prossimità di acque superficiali o sotterranee e da vietare l' impiego di aerei per il trattamento dei campi. Ogni Stato potrà infine mettere al bando gli antiparassitari responsabili della strage di api in mezza Europa. Chiara, dunque, la volontà dell' Ue di cambiare «rotta» in agricoltura, anche se la normativa contiene alcuni compromessi: si potrà consentire l' uso dei pesticidi vietati fino alla scadenza delle specifiche autorizzazioni (da 1 a 10 anni) e si potrà derogare ai divieti in caso di gravi emergenze fitosanitarie. «È un passo avanti importante» sottolinea Roberto Pinton, segretario di Assobio (aziende di prodotti biologici) perché non verrà più autorizzato l' impiego di pesticidi classificati come tossici o perturbatori endocrini e ci dovrà essere più informazione sui rischi dei pesticidi. Secondo i dati ufficiali, in Italia l' 1,2% della frutta e della verdura presenta pesticidi superori ai limiti di legge e il 30% contiene residui nei limiti consentiti. Sono dati in linea con quelli degli altri Paesi europei; ciò non toglie che una parte non indifferente delle 150 mila tonnellate di prodotti chimici usati ogni anno nei nostri campi finisca nelle acque di superficie (corsi d' acqua e laghi) e nelle falde sotterranee che alimentano gli acquedotti». Il problema emerge anche dal Rapporto dell' Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, organismo pubblico che si occupa tra l' altro di monitorare l' impatto dei composti chimici usati in agricoltura e nell' industria. Pubblicato a fine dicembre, il Rapporto Ispra rivela che nel nostro Paese il 57,3% delle acque superficiali contiene tracce di pesticidi; nel 36,6% dei casi oltre i limiti previsti per l' acqua potabile. Per le falde sotterranee la contaminazione riguarda il 31,5% dei siti esaminati. I limiti di potabilità sono superati nel 10,3% dei casi, situazioni che escludono l' utilizzo delle acque stesse come fonte per acquedotti. Controlli e analisi hanno riguardato (2006) 3400 siti: le sostanze rilevate sono state 131, soprattutto erbicidi, come la terbutilazina (usata nelle coltivazione di sorgo e mais) presente, per esempio, nella metà dei campioni della Pianura Padana. Il dato più allarmante riguarda la presenza generalizzata di atrazina, erbicida vietato 17 anni fa, ma rilevato molto spesso nelle acque sia di superficie sia sotterranee (17%), a riprova della lunghissima persistenza di alcuni pesticidi nell' ambiente. «Purtroppo il carico di sostanze chimiche utilizzate negli ultimi trent' anni nei campi fatica ad essere "metabolizzato" dal terreno e ha raggiunto le acque sotterranee contaminandole, come conferma la ricerca dell' Ispra - commenta Alberto Mantovani , tossicologo dell' Istituto superiore di sanità -. L' acqua delle falde contaminate oltre i limiti consentiti non serve gli acquedotti, tuttavia è legittima una certa preoccupazione. L' effetto tossico cumulativo dovuto alle sostanze chimiche presenti sia pur in quantità inferiore ai limiti non è, infatti, conosciuto. Sono da ritenere più a rischio i feti e i bambini piccoli, molto sensibili in particolare agli interferenti endocrini. Non bisogna, però, arrendersi, perché i pesticidi sono centinaia e saranno usati ancora per anni: bisognerà eliminare progressivamente le sostanze rischiose - come mostra di voler fare l' Ue - e comunque l' uso di antiparassitari dovrà essere sempre più controllato, per limitarne la quantità e gli effetti ambientali».
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