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"Una sicurezza più a misura di pmi "

fonte Italia Oggi, A.Ranalli / Sicurezza sul lavoro

23/09/2009 - Più sicurezza sui luoghi di lavoro, ma anche semplificazione delle regole e migliore applicabilità per l'artigianato e le piccole e medie imprese. Sono alcune novità introdotte dal decreto legislativo 106 del 3 agosto 2009, correttivo del Testo unico sulla sicurezza (decreto 81/08). Questa novità dimostra quanto la sicurezza rimanga argomento di primaria importanza nell'agenda delle istituzioni. Le cifre, del resto, parlano chiaro: nel 1990 sono stati denunciati all'Inail 1.176.491 infortuni, con 2.417 casi mortali. Già nel 1996 gli infortuni erano scesi a 987.084 con 1.359 casi mortali. Mentre tra il 2001 e il 2008 si è registrata un'ulteriore riduzione di 150 mila unità, pari al 14,5%. Dal 1990 al 2008, insomma, gli infortuni in generale sono scesi di circa il 30%, mentre quelli mortali sono diminuiti di circa il 50%. Nel corso del 2007, poi, le imprese dell'artigianato, dell'industria e dei servizi che non hanno subito alcun infortunio sono state ben il 92,4%. La necessità di proseguire su questa strada, in ogni caso, rimane. Una necessità a cui il nuovo T.u. sicurezza ha cercato di rispondere. Il nuovo Testo unico, grazie all'azione svolta da Cna e da altre organizzazioni, prevede una serie di misure che in parte tengono conto delle esigenze delle pmi, anche se sarebbero necessari ulteriori interventi. Alcune misure sono state previste per rendere le disposizioni più applicabili, anche in considerazione dell'allargamento del campo di applicazione delle norme a tutti i lavoratori. Sono stati, infatti, coinvolti per la prima volta i lavoratori atipici: autonomi, collaboratori familiari, volontari anche appartenenti al mondo del no profit e così via. Nel Testo unico, inoltre, viene chiarito che le disposizioni riguardano anche i cosiddetti «luoghi di lavoro confinati» (art. 62), così come è stata prevista una disposizione specifica per i consorzi artigiani che operano nei settori delle costruzioni, in quanto la disciplina specifica poteva trovare applicazione solo identificando per tale ruolo non già il consorzio in quanto tale, privo di strutture adeguate, bensì l'impresa indicata dal consorzio all'atto dell'assegnazione dei lavori. Sotto il profilo delle misure di semplificazione viene invece previsto che la documentazione possa essere tenuta su supporto informatico, così come viene prevista una modalità semplificata per la sottoscrizione del documento da parte del rappresentante dei lavoratori, del responsabile del servizio, del datore di lavoro e del medico, al fine di ottenere la «certezza della data sull'atto». Altre misure sono state previste dal correttivo: dall'uso del libretto formativo alla previsione della semplificazione della cartella sanitaria, dalla possibilità di affidare a soggetti terzi abilitati le verifiche su macchine e attrezzature alla evidenza della non necessità di applicare le disposizioni relative ai cantieri temporanei e mobili per i lavori di breve durata o in assenza di lavori edili o di ingegneria civile. Restano invece in campo, secondo la Cna, alcune annose disposizioni così come sono state introdotte nuove complicazioni burocratiche che potrebbero arrecare danni enormi alle imprese per le conseguenze previste sul piano sanzionatorio. Si pensi all'introduzione anche nelle piccole e nelle micro imprese di un sistema di organizzazione e gestione della sicurezza ai sensi del dlgs 231/2001, cosa ritenuta impossibile dai rappresentanti delle pmi. «La legge corregge e integra il Testo unico emanato appena un anno prima», afferma il presidente di Cna, Ivan Malavasi. «Già con il precedente governo, del resto, la Cna e le organizzazioni datoriali concordarono di prevedere un intervento per migliorare e correggere le disposizioni in cui erano stati verificati numerosi errori dovuti alla ristrettezza dei tempi dell'emanazione. Sui contenuti del correttivo», aggiunge il presidente della Cna, «abbiamo espresso un giudizio positivo, pur sottolineando che sono state misconosciute questioni fondamentali per l'artigianato e le piccole e medie imprese». Fra queste, secondo Malavasi, sono mancati decisivi interventi di semplificazione e una vera iniziativa di sostegno per le micro e piccole imprese. «Inoltre il legislatore non si è reso conto dell'impossibilità di calare i sistemi di gestione previsti dal dlgs 231 nelle imprese più piccole», chiarisce il presidente della Cna, «mentre è risultato giusto rivedere il sistema sanzionatorio, chiarire quali sono gli effettivi obblighi dei soggetti che per la prima volta entrano nel campo di applicazione della normativa (come i lavoratori autonomi e i collaboratori familiari) e definire soluzioni praticabili per la gestione dei documenti della sicurezza». Se da un lato, dunque, il governo e il parlamento hanno compiuto alcuni passi avanti sull'applicabilità delle nome in materia di sicurezza, sulle semplificazioni e sul sistema sanzionatorio, dall'altro non sono riusciti a costruire un sistema integrato della prevenzione tra istituzioni nazionali, regionali, enti tecnico-scientifici, organi di controllo e vigilanza, e quindi tra questi soggetti e le parti sociali. Malavasi ricorda che «nel settore dell'artigianato e della piccola impresa ci sono stati risultati importanti per l'abbattimento delle malattie professionali e degli infortuni. Ciò è dovuto all'impegno di molti imprenditori e dei loro collaboratori, agli investimenti che le imprese hanno fatto con estremi sacrifici pur in periodi di crisi, all'impegno della Cna che ormai da più di trent'anni ha scelto di promuovere la sicurezza e la prevenzione come fattore di crescita e di successo delle imprese. Abbiamo inserito nel codice etico delle pmi», conclude il presidente della Cna, «la priorità della sicurezza del lavoro, sostenendo le piccole imprese impegnate su una materia molto complicata nelle procedure di gestione e formando centinaia di migliaia di addetti».

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