News
"Allarme pesce tossico ecco come intervenire"
fonte La Repubblica, A. Cianciullo / Ambiente
29/09/2009 - Il problema è il fattore tempo: l'accumulo di sostanze tossiche, la catena alimentare, può colpire l'uomo. Perciò bisogna far scattare subito un piano d'emergenza in quattro mosse. Primo: fare subito i test attorno al relitto della Cunsky usando i robot per i prelievi. Secondo: allargare il monitoraggio per misurare l'area contaminata. Terzo: controllare l'eventuale presenza di sostanze pericolose nei pesci. Quarto: riportare in superficie i bidoni». Silvano Focardi, rettore dell'università di Siena ed esperto dei rischi legati ai metalli pesanti, per far comprendere l'urgenza di questo piano cita il dramma di Minamata, uno dei peggiori disastri ambientali in mare. Anche nel caso di Minamata, che negli anni Cinquanta e Sessanta fece oltre 2 mila vittime ufficialmente riconosciute, il problema fu causato dalla sottovalutazione del rischio. L'industria chimica Chisso fu lasciata libera di scaricare in mare grandi quantità di mercurio nella convinzione che l'oceano potesse diluire all'infinito quei veleni. Un'idea che entrò in crisi nel 1956, quando nei villaggi della baia giapponese i gatti, più esposti degli esseri umani per le dimensioni e per la dieta a base di interiora di pesce, si misero a correre all'improvviso senza una ragione e poi a morire. Poco dopo toccò agli abitanti della zona: cominciarono ad avere tremori, a parlare con difficoltà, a vedere in maniera confusa; molti non sopravvissero. «Un'analisi precisa del rischio è impossibile perché non sappiamo esattamente cosa ci sia nella nave trovata a largo di Cetraro e quante altre navi contenti rifiuti pericolosi siano state affondate nel Mediterraneo» afferma Roberto Bertollini, coordinatore del dipartimento salute e ambiente dell'Organizzazione mondiale di sanità. «Ma le notizie finora emerse ci impongono di non perdere un minuto: quei fusti pieni di rifiuti tossici e forse radioattivi sono una bomba a orologeria che bisogna disinnescare prima che, attraverso la catena alimentare, il rischio ambientale si trasformi in rischio sanitario». Un precedente esiste ed è molto recente. L'Oms è stata chiamata a misurare gli effetti di un incidente avvenuto nel giugno de1 2008, quando la Princess ofthestars, con a bordo più di 10 tonnellate di pesticida, fu affondata da un tifone davanti alle coste filippine. L'operazione di messa in sicurezza venne affidata a Paul Glerum, l'esperto che aveva partecipato al recupero del Kursk, il sottomarino nucleare russo colato a picco nel Mare di Barents nel 2000, e si è conclusa con successo: i fusti sono stati riportati a terra. Il recupero è dunque possibile. Di qui la richiesta - avanzata dall'assessore all'Ambiente della Regione Calabria e rilanciata immediatamente dalla Commissione ambiente protezione civile degli assessori regionali - di far scattare immediatamente sia il piano di monitoraggio attorno al punto in cui è stato trovato il relitto della Cunsky che il programma di ricerca per l'individuazione delle altre navi a perdere affondate nei mari italiani. «Con la salute del mare non si può scherzare» protesta Ettore Ianì, presidente di Legapesca. «Di queste navi a perdere si parla da anni e il governo è rimasto inerte mentre ogni minuto che passa rappresenta una probabilità in più che quei bidoni si sfascino e quei veleni vadano a far danni. Tutto ciò è inaccettabile: bisogna bonificare l'area dove giace la Cunsky e cercare le altre discariche clandestine in fondo al Mediterraneo. Il pentito che ha fatto trovare questa nave ha anche indicato i punti degli altri affondamenti: cosa vogliamo ancora aspettare prima di cercarli?».
Segnala questa news ad un amico
Questa news è stata letta 733 volte.
Pubblicità