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"L’olio d’oliva ora svela l’origine"

fonte Italia Oggi, O.Bussiniello / Sicurezza sul lavoro

14/11/2009 - Qualche nota dolente sulla burocrazia e molte aspettative sulle scelte del consumatore. Le valutazioni complessivamente positive delle associazioni di prodotto e industriali sul decreto ministeriale che impone la designazione obbligatoria d'origine dell'olio d'oliva e che da qui a breve sarà pubblicato in gazzetta ufficiale, sono solo parzialmente offuscate da alcune piccole questioni. Non tanto la specificazione in etichetta che l'origine degli oli è una miscela di oli comunitari ovvero di oli comunitari ed extra comunitari ovvero, ancora, di provenienza solo extra comunitaria, rispetto a cui il dibattito, se ci sarà, nascerà sulle scelte informative dei singoli prodotti. La questione un po' più spinosa sarà sugli adempimenti richiesti alle aziende di trasformazione e condizionamento del prodotto che dovranno fare i conti con la tenuta del registro di magazzino. Il documento a cui la disciplina nazionale dedica un allegato ad hoc, richiede infatti l'annotazione delle produzioni, dei movimenti e delle lavorazioni dell'olio extra vergine di oliva e dell'olio di oliva vergine per consentire agli organi di controllo di verificare la strada fatta dalle olive. L'allegato prevede l'alternativa fra l’utilizzo di un registro cartaceo o un sistema telematico compatibile con quello degli organi di controllo. Le informazioni richieste vanno dalla descrizione analitica delle movimentazioni, alle annotazioni delle perdite e dei cali dovuti a lavorazione, travasi e separazione delle morchie che devono essere riportati nel registro all'atto in cui vengono ultimate le operazioni che li hanno determinati o comunque quando ci si accorge. La burocrazia richiesta dalla tenuta dei registri di stabilimento e magazzino è folle .. , spiega Claudio Ranzani, direttore generale di Assitol, l'associazione nazionale delle industrie di trasformazione dell'olio, «per considerare a posto la sua documentazione fiscale un'azienda deve contenere le perdite ed i cali di prodotto entro il 2%. Cosa possibile, anche se le ragioni per cui questa situazione si verifica sono infinite e qui nasce il problema, perché con i nuovi obblighi documentali l'impresa deve segnare tutto. Non che prima non si rendicontasse il carico-scarico del magazzino i controlli vanno fatti, non cosi però. Un dramma per le piccole aziende che sono una grossa fetta del comparto e che dovranno pensare di dedicare una persona ad assolvere queste mansioni. Il pericolo è un contenzioso infinito mentre il rischio è di fare il gioco dei nostri più diretti competitors, penso a Spagna, Portogallo e Grecia, che non credo chiederanno alle loro imprese questi adempimenti ... Per Massimo Gargano, presidente di Unaprol, l'Unione nazionale dei produttori di olio, bisogna puntare sempre a tutelare dentro e fuori dai confini nazionali il Made in Italy, con un occhio attento sulle scelte dei consumatori. "La vera ricetta per valorizzare la produzione nazionale è renderla assolutamente distinguibile da quanto è miscela, o altro», spiega Gargano, "per questo da un lato vi sarà l'etichettatura dell'origine obbligatoria imposta da questo decreto, dall'altro prodotti di nicchia come quello con il bollino 100% qualità italiana. Noi non vogliamo fare come si fa in Spagna, dove l'olio lampante e quello extra vergine d'oliva hanno lo stesso prezzo. Il consumatore è ormai attento ed evoluto e sa cosa vuole acquistare. Il mio è un giudizio positivo su questo provvedimento, anzi, vogliamo approfittare dell'occasione che esso ci offre rispetto al complesso mondo agroalimentare. Per la prima volta, l'intensificazione dei controlli e la tracciabilità di un prodotto non seguono un evento negativo, una pandemia come quella della Bse o dell'Aviaria. Mi piacerebbe che quanto è successo per l'olio possa segnare l'inizio di un nuovo protagonismo dell'agricoltura".

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