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"Il governo vara un Codice unico per l'agricoltura"
fonte agi / Agroalimentare
20/12/2009 - Chissà se davvero i contadini si sentiranno «più sicuri» - come sono convinti i tecnici del ministero delle Politiche agricole e forestali - una volta che avranno ricevuto da Roma un volumetto con meno di duecento pagine che si sta preparando in questi giorni di fine anno. Di certo, il nuovo «Codice agricolo» voluto dal ministro Luca Zaia (che così vuole suggellare la sua breve permanenza al governo, prima di candidarsi alla Regione Veneto) riguarderà almeno un milione e settecentomila aziende italiane attive tra i campi e nell’allevamento. «Sono circa 110 le giornate - dice il ministro Zaia - che mediamente ogni anno un imprenditore agricolo perde occupandosi di pratiche burocratiche. Noi stiamo lavorando per semplificare, senza scrivere nuove leggi che dovrebbero seguire un lungo iter in Parlamento. Questo nuovo codice, che si comporrà di 155 articoli, è stato già varato una prima volta dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana, poi sarà visionato dal Consiglio di Stato e dalle commissioni parlamentari per un parere, oltre che dalle parti interessate. Crediamo che comunque possa entrare in vigore nei primi mesi del 2010». Da più di dieci anni, dal 1998, diversi governi italiani cercano di arrivare a questo risultato, alla luce dell’esperienza già fatta soprattutto in Francia, che dal 1960 al 1999 ha lavorato all’intelaiatura di un sistema agricolo efficiente. Nel 2003 vi lavorò un gruppo di giuristi, poi nel 2006 fu varato un primo tentativo, che però si componeva di ben 960 articoli in 11 libri. Oggi il Codice varato dal governo Berlusconi si basa sul principio della «taglia leggi»: le leggi superate, abrogate, obsolete vengono del tutto cancellate. Il risultato di questa bozza, piuttosto attesa nel comparto agricolo, è diviso in sei titoli: il primo contiene tre articoli che integrano il codice civile, il secondo è dedicato all’impresa agricola; il terzo alla disciplina del territorio in cui operano gli agricoltori; il quarto alla proprietà terriera e alle strutture agraria; il quinto ai contratti agrari; il sesto titolo è dedicato alle abrogazioni delle norme precedenti. Positivo il commento che viene dalla più grande delle organizzazioni dei contadini, che però vuole entrare nel merito del nuovo Codice, come spiega il presidente della Coldiretti, Sergio Marini: «Questa scelta del governo va nella logica della semplificazione delle procedure di accesso all’informazione. E’ un’idea utile. Ma i contenuti vanno perfezionati tenendo conto del termine dei tre mesi per l’approvazione del Codice da parte dell’apposita commissione bicamerale per la Semplificazione. Nelle prossime settimane presenteremo osservazioni di merito, che riteniamo importanti per migliorare il lavoro». Molto importante sarà la modifica dell’articolo 2083 del Codice civile, in cui si precisa meglio la definizione di coltivatore diretto: si specifica che il lavoro della famiglia titolare dell’impresa deve essere almeno pari a un terzo di tutta l’attività. Questo per evitare i «furbetti» che godono di provvigioni a aiuti senza averne titolo. Spiega Luca Zaia: «Lo scopo è anche questo: arrivare a norme sempre più restrittive per consentire alle Regioni e allo Stato di agire in modo più corretto».
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