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"Ispesl: in Europa scarsa attenzione alla valutazione rischi"

fonte Ispesl / Sicurezza sul lavoro

06/04/2010 - Sono stimate tra il 10 e 15% le piccole e medie imprese (10-50 dipendenti) che in Europa ancora non effettuerebbero né una valutazione del rischio, né un più informale controllo nel luogo di lavoro. Contrariamente all’obbligo di legge, l’Europa non effettuerebbe valutazioni periodiche del rischio e lascerebbe inoltre questo compito a consulenti esterni, specialmente per quanto concerne le piccole aziende. Infatti, il 40% delle piccole imprese (10-19 dipendenti) incarica consulenti esterni rispetto al 17% delle grandi imprese (250-499 dipendenti). Se però nell’Europa a 27, oltre un terzo delle aziende (40%) delega all’esterno la valutazione del rischio, in Italia questo dato scende al 32%. Infatti nel bel Paese il 100% delle aziende con più di 250 dipendenti effettua la valutazione del rischio, mentre soltanto il 2% delle aziende fino a 249 lavoratori non compie alcuna valutazione. Il dato italiano sembra confermare la buona applicazione ed ampia diffusione della valutazione dei rischi nelle aziende con più di dieci dipendenti nettamente più elevata della media europea. “Le risorse impegnate per la salute e sicurezza dei lavoratori - sottolinea il commissario straordinario dell’ISPESL Antonio Moccaldi - non sono dei costi ma degli investimenti in considerazione del fatto che il 6% del PIL europeo viene perso a seguito di infortuni e malattie professionali. I dati analizzati sono emersi dalla ricerca europea sui rischi emergenti (ESENER) che ha coinvolto le figure preposte alla sicurezza e salute dei lavoratori, a cui è stato chiesto come è gestita la sicurezza e il rischio psicosociale sui luoghi di lavoro. L’obiettivo del progetto è stato quello di fornire degli strumenti per la gestione efficace e la promozione della salute, sicurezza e benessere dei lavoratori, specialmente in ottica futura.

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