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"Sicurezza su lavoro addio, il governo modifica la legge"
fonte agi / Sicurezza sul lavoro
27/05/2010 - Quattro paroline, sprofondate a pagina 35 della bozza finanziaria, cancellano 16 anni di cult della sicurezza nei luoghi di lavoro. E consegnano i dipendenti delle pubbliche amministrazioni - ma anche gli utenti - alla fortuna: speriamo che tutto vada bene, che non accada niente di brutto. Di certo gli uffici pubblici non dovranno pi preoccuparsi di valutare i rischi sul posto di lavoro, e di conseguenza di provvedere ad eliminarli. Lo dice l'articolo 8 della manovra, che esonera le cosiddette «pa» dall'appllcare gli articoli 28 e 29 del decreto 81 del 2008, ovvero il testo unico che ha sostituito l'«antica» legge sulla sicurezza sui luoghi del lavoro, la 626 del 94. Quei due articoli sono considerati il cuore della riforma: spiegano come deve essere effettuata la relazione sulla valutazione di «tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori», specificando che deye contenere tra l'altro «l'indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate» ma anche «l'individuazione delle procedure per l'attuazione delle misure da realizzare». Eliminarli significa esonerare le pubbliche amministrazioni dall'applicare l'intera normativa. E siccome nella manovra si parla genericamente di pubbliche amministrazioni, ci significa che vale per tutti: dalle scuole alle università, dagll ospedali agli uffici aperti al pubblico. «Sono furibonda, se si deve risparmiare un centesimo, non ci può certo farlo sull'integrità psico-flsica dei lavoratori. Questo vuol dire essere feroci», dice Paola Agnello Modica della segreteria confederale della Cgil, responsabile della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Secondo la sindacalista «una norma di questo tipo infilata in una manovra finanziaria sembra essere una mossa che accompagna a un risparmio economico un attacco frontale ai diritti dei lavoratori:«si può star certi che ora il settore privato incomincerà a reclamare lo stesso trattamento del pubblico». Perché l'applicazione della legge 81 ha spesso un costo per chi la applica. Anche per le pubbliche amministrazioni, che non avendo pi apposite risorse interne a volte finiscono per rivolgersi al privati - o lo fanno perché non utilizzano adeguatamente il personale disponibile - sborsando soldi per effettuare la valutazione. Ma in realtà il vero costo «sta nei lavori di adeguamento che devono essere realizzati una volta individuati i rischi, e mi sembra sconcertante che si voglia risparmiare su questo», osserva Coalberto Testa, della Società di ingegneria «Stepengineering» e autore di manuali sulla valutimone del rischio: «Si tratta solo di una bozza, quindi bisognerà vedere il testo finale. Ma messo così è un salto indietro di quindici anni, che tra l'altro crea una discriminazione inspiegabile tra settore pubblico e settore privato». Senza contare che quasi tutte le prescrizioni sono scadute: soltanto per la scuola era stata prevista una proroga fino al primi mesi del 2010. Va da sé che molte pubbliche amministrazioni se ne sono infischiate. Ma molte altre no, assicura Testa: «Il mio è un osservatorio sull'Emilla Romagna, e qui quasi tutti hanno seguito le prescrizioni di legge». Dunque, oltre all'attacco alla sicurezza di lavoratori e utenti, nell'articoletto della manovra si nasconde l'ennesima sanatoria. E a rimetterci saranno come al sollto le amministrazioni oneste che si sono adeguate rispettando la legge. Ma il testo unico 81 non riguarda questioni che qualcuno potrebbe considerare secondarie, come la mera salubrità dei luoghi di lavoro: «Il decreto parla chiaro - dice Testa - riguarda tutti i rischi, ivi compresa la stabilità degli edifici fatte salve le norme antisismiche». «Qualcuno avrà in mente l'impiegato a mezze maniche che non corre alcun rischio specifico nel suo ufficio - aggiunge Modica - ma basta pensare ai sei operai di Mineo, morti perché caduti nel depuratore che stavano pulendo. Quattro di loro erano dipendenti comunali».
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