"Tre operai soffocati in una cisterna"
fonte Corriere della Sera / Sicurezza sul lavoro
Su un grande cartello all'ingresso dello stabilimento della Dsm, nelle campagne casertane tra Capua e San Tammaro, c'è stampato un elenco di numeri: «Giorni senza infortuni: 362. Giorni senza infortuni contractors: 1543. Record giorni senza infortuni: 2677». Era un vanto, adesso dovranno affrettarsi a toglierlo. Oggi la Dsm, società olandese che produce sostanze per prodotti farmaceutici, è l'azienda delle ultimi morti bianche. Tre operai esterni, tre "contractors", appunto, sono rimasti asfissiati probabilmente da residui di elio, ma è ancora da stabilire con certezza ieri mattina appena entrati in un silos dal quale avrebbero dovuto smontare un ponteggio. La dinamica è identica a quella purtroppo già vista molte volte: i primi due scesi e dopo pochi attimi hanno cominciato a star male, il terzo si è calato per aiutare i colleghi e in breve ha perso conoscenza anche lui. Si chiamavano Antonio Di Matteo (63 anni), Vincenzo Musso (43) e Giuseppe Cecere (52). L'incidente è avvenuto intorno alle dieci, ma per recuperare i corpi ci sono volute molte ore, perché prima che i soccorritori potessero operare è stato necessario riempire l'area di ossigeno in modo da scongiurare altri pericoli. I tre operai lavoravano per una ditta di manutenzione di Afragola, in provincia di Napoli, e alla Dsm avevano già fatto moltissimi interventi. Il personale dello stabilimento li conosceva, e loro conoscevano i rischi che si corrono a calarsi in un siosdove vengono lavorate sostanze tossiche. Eppure ci sono scesi, perché erano convinti di poterlo fare senza pericolo. Perché quella cisterna era ferma da un mese e avrebbe già dovuto essere stata bonificata. Anzi, risultava già bonificata, e i ponteggi che Cecere (il caposquadra, quello morto per salvare gli altri due) e i suoi colleghi dovevano rimuovere erà servito proprio per consentire ad altri tecnici di operare all'interno del serbatoio. Qualcosa non ha funzionato, chiaramente. E di fronte a una conseguenza così tragica fa sentire ancora una volta la sua voce il presidente Napolitano, che esprime «indignazione per il ripetersi di incidenti mortali causati da gravi negligenze nel garantire la sicurezza dei lavoratori». Chi è responsabile di queste negligenze lo stabilirà la Procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere con l'inchiesta affidata al pm Donato Ceglie, magistrato particolarmente esperto di questioni legate alla sicurezza sul lavoro, che ha già disposto l'autopsia per le vittime e l'acquisizione di documenti presso le ditte che hanno operato in passato in quel silos.
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