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"Modelli inefficaci nel bloccare le contestazioni"
fonte Il Sole 24 Ore / Sicurezza sul lavoro
23/03/2011 - Uno strumento di lavoro «importantissimo», efficace nel contrasto alla criminalità economica, con sanzioni «effettive e con adeguata capacità intimidatoria», soprattutto fuori dagli steccati dellarescrizione breve ex Cirielli. E il bilancio sulla responsabilità amministrativa degli enti (decreto legislativo 231/2001) tracciato dal pubblico ministero milanese Mauro Clerici, ospite ieri del convegno di studi organizzato dall'Accademia della Guardia di finanza di Bergamo, nel decennale di una norma quantomai controversa. La procura di Milano, avamposto dell'applicazione della 231, fa viaggiare la contestazione "sociale" in parallelo ai reati presupposto: le ormai quasi zoo iscrizioni per responsabilità amministrativa, ha detto il magistrato, sono di prassi contestuali alla iscrizione per le violazioni penali su cui si innestano. E anche sull'unico caso in cui il Gip ha ritenuto neutralizzatigli effetti interdittivi per la società - processo Impregilo, grazie ad adeguati "modelli organizzativi" - Clerici ha esposto le sue perplessità: «Se il modello è stato eluso fraudolentemente, ciò non esclude la responsabilità sociale: a quella sentenza, secondo me, manca il passaggio chiave sulla verifica della effettività, cioè della corretta attuazione del modello stesso». La casistica dei modelli è stata affrontata anche da Gianpaolo Del Sasso - Università Milano Bicocca - secondo cui, a oggi, è mancata nelle aziende la capacità di focalizzare gli ambiti di intervento: «È inutile che una società di manager sprechi tempo in carte sulla sicurezza nei luoghi di lavoro - ha detto - come sono sempre inutili e onerosi gli interventi fuori focus. L'attenzione dell'organismo di vigilanza deve essere il più possibile circoscritta, aderente ai criteri di "idoneità" e "concretezza" che la giurisprudenza richiede». Sull'omologa dei modelli, prevista nella revisione della 231, il generale Rosario Lorusso esprime perplessità: «L'Albo dei certificatori non mi convince: dalle scelte astratte di questi organismi privati dipenderebbe l'efficacia di uno strumento di fondamentale importanza». Quanto alla responsabilità giuridica degli organismi di vigilanza, tutti concordi sulla natura contrattuale (ergo civilistica) «almeno - dice ironicamente Del Sasso - fino al prossimo crac e relativo giro di arresti».
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