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"Sicurezza si può: cinque documentari sulla sicurezza sul lavoro"

fonte PuntoSicuro / Sicurezza sul lavoro

15/09/2011 - Per “ comunicare la sicurezza” e offrire stimoli per cambiare, modificare i comportamenti a rischio dei lavoratori o quelli elusivi delle aziende, non è sufficiente fornire dati o ricordare la normativa vigente e le buone pratiche da adottare.
Per favorire la prevenzione nei luoghi di lavoro e aumentare la cultura della sicurezza è necessario cercare un linguaggio nuovo, un linguaggio capace di raccontare per  immagini la sicurezza e i rischi facendo parlare anche coloro che nelle aziende li affrontano giornalmente.
 
Un linguaggio comunicativo nuovo ed efficace è quello utilizzato dall’ INAIL Piemonte, dal Museo Nazionale del Cinema e dal F estival CinemAmbiente che hanno portato sugli schermi esempi concreti di buone pratiche di sicurezza sul lavoro in relazione al progetto “Sicurezza si può”. Per questo progetto sono stati prodotti cinque documentari, della durata di circa dieci minuti ciascuno, realizzati da giovani promesse del cinema italiano che hanno vinto un concorso nazionale che ha visto la partecipazione di oltre cento candidati.
 
Nella presentazione del DVD “ Sicurezza si può – Cinque storie di Sicurezza sul lavoro” si sottolinea che i film “traducono in linguaggio cinematografico la realtà di alcune aziende piemontesi che si sono distinte nel realizzare soluzioni avanzate per la prevenzione del rischio dei lavoratori e dell’ambiente”.
 
Vediamo nello specifico i contenuti dei cinque documentari.
 
Paolo Ceretto - La fabbrica di cioccolato 
In questo documentario Paolo Ceretto (Torino, 1979) ha lavorato nell’azienda Peyrano per calarsi in un azienda artigianale di piccole dimensioni, “dove il rapporto tra i lavoratori è più intimo e diretto di molte altre fabbriche più strutturate e ‘gerarchizzate’”. Una condizione che ha permesso “di raccontare il problema della sicurezza dal basso, dal punto di vista dei lavoratori e delle loro problematiche quotidiane”.  Perché – dichiara il regista – “troppo spesso, quando parliamo di sicurezza sul lavoro, tendiamo a parlare di massimi sistemi, a guardarlo attraverso i grandi casi mediatici, dimenticandoci che è un tema che riguarda soprattutto la dimensione quotidiana, quasi intima, quel mondo di gestualità, di rapporti con le macchine e di problematiche, che disegnano le giornate di ogni lavoratore”.
Questa la sinossi, l’esposizione sintetica del documentario “ La fabbrica di cioccolato” che ha come sottotitolo “ Un racconto sulla sicurezza del lavoro tra tradizione e innovazione”:  “possono le innovazioni sociali apportate dalle norme sulla sicurezza convivere con un’azienda dalla tradizione artigianale centenaria? Peyrano, azienda simbolo dell’eccellenza della tradizione culinaria, cerca la strada per riuscire a stare a passo coi tempi, pur non perdendo la propria identità di fabbrica artigianale, creando uno scontro tra i lavoratori che è uno scontro tra generazioni, tradizioni, e vita quotidiana”.
 
Alessandro Pugno - La pressa
Alessandro Pugno (Casale Monferrato, 1983) delle catene di montaggio avevo solo sentito parlare e si interroga su quale sia il rapporto tra macchine e lavoratori. Infatti “oggi la fabbrica è diversa dal passato soprattutto in quanto ad automazione: il lavoro è ancora più ripetitivo, meccanico e parcellizzato di prima, ma è indubbiamente più sicuro e meno pesante”.
Lavorando nell’azienda Corcos il regista ha visto “dei banali pezzi di plastica che ricoprivano gli ingranaggi di una macchina”. Per capire se fossero questi i moderni ritrovati della tecnica, ha ricercato vecchi documentari degli anni venti e degli anni settanta in cui ci fossero riprese del lavoro alle presse confrontandole con le immagini di oggi. Queste le sue conclusioni: “ho capito che la sicurezza non è tanto un problema di tecnica, quanto di cultura”.
 
Questa la sinossi del film “ La pressa” dal sottotitolo “ La sicurezza sul lavoro nell’epoca delle macchine”: il film “traccia a grandi linee la storia del rapporto tra uomo, macchina e sicurezza sul lavoro dagli inizi del 900 ad oggi, scoprendo come la paura per le macchine si sia trasformata in una fiducia quasi incondizionata.  Come mai s’è ribaltata questa prospettiva? L’uomo non deve più temere le macchine, ma solo i propri sbagli? Che sorprese riserva il futuro? Ma soprattutto: la cultura della sicurezza è una conquista da attribuire solo al progresso tecnologico? A queste domande rispondono i lavoratori di oggi, di ieri e di domani, attraverso immagini d’archivio e riprese effettuate in un’industria leader nell’ automazione e tecnolocizzazione degli spazi di lavoro”.
 
Francesco Uboldi - Il Martini e la ricetta della sicurezza
Per Francesco Uboldi (1977) “Sicurezza si può” è stata una “grossa sfida sul piano professionale e una grande avventura sul piano personale”. Infatti “documentare esperienze positive in fatto di sicurezza sul lavoro allo scopo di diffondere una nuova cultura della prevenzione è certamente un compito nobile, ma anche molto difficile. Non è un rischio irrilevante, in questo senso, quello di annoiare o anche solo di non avvincere lo spettatore, specie nel momento in cui non si ricorre all’esibizione del dramma, degli infortuni, delle morti e, invece, si sceglie di ‘raccontare in positivo’”. Il regista per farlo entra nello stabilimento/villaggio della Martini&Rossi, un marchio  storico del made-in-Italy.
 
La sinossi del film “ Il Martini e la ricetta della sicurezza” con il lungo e significativo sottotitolo “ In una realtà d’avanguardia per certificazioni e adeguamenti tecnologici, è comunque la cultura aziendale a fare la differenza in fatto di sicurezza”:   “rispetto agli interventi tecnico-ingegneristici sulla sicurezza, la Martini&Rossi è assolutamente all’avanguardia.  Eppure, il nodo fondamentale sembra stare da un’altra parte: più che nelle evidenze tecniche e nelle certificazioni ufficiali, nella cultura aziendale.  Di qui la scelta di guardare a questa realtà industriale, storico emblema del Made-in-Italy, come a una ‘grande famiglia’, prendendo a prestito la definizione di molti dei suoi dipendenti.  E raccontandone il percorso ,in fatto di sicurezza sul lavoro attraverso la ricetta del suo prodotto più celebre, il Martini”.
 
Alessandro Nucci - Rischio residuo
Alessandro Nucci (Cosenza, 1984) si è trovato a realizzare un documentario in un luogo “della modernità”, dove “tutto è rigidamente organizzato e sotto controllo”: lo stabilimento TRW di Bricherasio.  “Un posto freddo e dove non ci si può aspettare che succeda nulla”. Ma – dichiara il regista – “giorno dopo giorno, imparando a osservare i dettagli di quel lavoro quotidiano, mi sono reso conto quanto l’emergenza e la criticità siano sempre in agguato, persino in quel mondo così apparentemente sicuro.  Un posto dove, per quanto le macchine siano rese perfette, solo mettendo al centro gli esseri umani e la loro infinità diversità si può raggiungere ogni obiettivo”.
 
La sinossi del film “ Rischio residuo” dal sottotitolo “ La lotta quotidiana contro l’imprevedibilità del comportamento umano”: “una moderna fabbrica del nord produttivo italiano.  Si producono airbag, gli strumenti di sicurezza per auto più famosi e rivoluzionari.  Centinaia di persone trascorrono qui sei ore della propria giornata, in un ambiente luminoso, asettico, sicuro dove si cerca di non lasciare niente al caso. Ma c’è un nemico nascosto: è il rischio residuo derivato dal comportamento umano. Solo quando manager e lavoratori uniscono le forze è possibile avvicinarsi sempre più alla vittoria della battaglia contro l’imprevedibilità”.
 
Margherita Pescetti - Si salvi chi può!
La regista (Milano,1981), quando ha iniziato a lavorare al progetto “Sicurezza si può”, aveva conoscenze sulla sicurezza in cantiere piuttosto scarse: pensava che bastasse usare i dispositivi di protezione per essere al sicuro e che il numero di incidenti dipendesse solo ed esclusivamente dalle cattive pratiche del datore di lavoro. Tuttavia visitando i cantieri edili della Ferruccio Zublena si rende conto che “scarpe, guanti, casco e giubbotto arancione sono utili ad evitare molti pericoli, ma, a fare veramente la differenza sono soprattutto gli atteggiamenti umani come l’attenzione, il rispetto per il lavoro e la dignità altrui, l’autostima e la fiducia tra operaio e datore di lavoro”.  La tesi – dichiara - non è troppo complessa: “se sai che la tua incolumità è una questione essenziale per l’azienda, che nessun profitto potrà mai mettere in discussione, ecco allora che riscopri il tuo valore e quello dei tuoi compagni di lavoro, esseri umani come te, con pari dignità e diritto alla sicurezza”.
 
La sinossi del film “ Si salvi chi può!” dal sottotitolo “ La sicurezza tra il dire e il fare”: “il settore edilizio è uno di quelli a più alto rischio d’incidenti.   Per azzerare i rischi in un cantiere non basta l’applicazione meccanica delle normative vigenti, serve un lavoro costante di formazione teorica e pratica il cui scopo è la responsabilizzazione dei soggetti interessati.‘Si salvi chi può!’ racconta l’impegno e la fatica necessarie a realizzare la sicurezza nei cantieri e si interroga sul valore di questi sforzi nel mercato degli appalti pubblici. Tutto questo è raccontato attraverso lo sguardo alieno della troupe, che per la prima volta si trova a entrare in un cantiere edile e ad approcciarsi alle tematiche di sicurezza”.
 
 
Sicurezza si può - Cinque storie di sicurezza sul lavoro:
- La fabbrica di cioccolato - Paolo Ceretto - 9,14’ (versione VMW, 22 MB);
- La pressa - Alessandro Pugno - 13,28’ (versione VMW, 23 MB);
- Rischio residuo - Alessandro Nucci - 13,30’ (versione VMW, 32 MB);
- Si salvi chi può! - Margherita Pescetti - 11,46’ (versione VMW, 28 MB).
 
 
Inail, presentazione del DVD “ Sicurezza si può – Cinque storie di Sicurezza sul lavoro”, (formato PDF, 633 kB).

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