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"Rischi biologici: falegnamerie, industria cartaria, conciaria e tessile "
fonte puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
18/11/2011 - Per dimostrare come nei luoghi di lavoro il
rischio biologico sia trasversale e presente in molteplici
attività, anche non tradizionalmente correlate a questa tipologia di rischio,
continuiamo la presentazione delle schede contenute nella pubblicazione Inail dal titolo “ Il rischio
biologico nei luoghi di lavoro - Schede tecnico-informative”.
Ogni
scheda, di cui noi riprendiamo solo alcuni punti, riporta per ogni ambiente di
lavoro i punti critici, le fonti di pericolo biologico, le vie di
esposizione, gli agenti biologici potenzialmente
presenti negli ambienti di lavoro, gli effetti sulla salute, le misure di
prevenzione
e le informazioni sul monitoraggio ambientale.
Nei
giorni passati abbiamo parlato del rischio biologico in luoghi molto
diversificati: dagli asili nido, scuole
e uffici,
agli allevamenti, dagli ambienti di lavoro utilizzati per la
macellazione a caseifici, cantine
vinicole e frantoi.
Oggi ci soffermiamo sul rischio biologico nelle falegnamerie e nelle attività
dell’industria cartaria, conciaria e tessile.
Rischio biologico
nelle falegnamerie
Le
fonti di pericolo biologico nel
lavoro di falegnameria sono relative a polvere, aerosol, materie prime ( legno) e i
punti critici sono il taglio, la piallatura del legname e la
pulizia.
Ricordando
che le
vie di esposizione sono
relative all’ inalazione di
aerosol
e polveri organiche e al contatto diretto con attrezzature e superfici
contaminate, queste sono le
misure di
prevenzione e protezione proposte dalla scheda:
-
“compartimentazione degli ambienti e separazione degli uffici amministrativi;
-
captazione, aspirazione, depurazione e ricambio adeguato dell’aria inquinata;
-
contenimento della polverosità;
-
compartimentazione delle strutture igieniche (spogliatoi, docce, lavabi) per
separare l’ambiente ‘sporco’, in cui sono conservati gli indumenti da lavoro,
dall’ambiente ‘pulito’ per gli abiti civili;
- pulizia ‘ad umido’ degli ambienti;
- oltre ai DPI necessari per svolgere tutte le
funzioni operative, per il rischio biologico è necessario
ricorrere ad una fornitura individuale che comprenda una mascherina;
-
azione formativa e sensibilizzazione del personale dipendente sul rischio
biologico”.
Rischio biologico
nella industria cartaria
Dopo
aver presentato il ciclo produttivo dell’industria cartaria, la scheda si
sofferma sulle
fonti di pericolo
biologico:
-
materie prime (carta riciclata contaminata);
-
acqua di ricircolo e polvere ambientale contaminate da microrganismi o miceti;
-
deiezioni e frammenti corporei di artropodi, altri allergeni animali o vegetali
(nella polvere ambientale)”.
In
relazione in particolare ai
punti
critici (magazzino carta riciclata, spappolatore, lavaggio filtri,
stoccaggio, ambienti con alta polverosità), sono presentate le
misure di prevenzione più idonee:
-
compartimentazione degli ambienti e separazione degli uffici amministrativi;
-
protezione dal contatto (aerosol, schizzi) dell’acqua di ricircolo;
-
captazione, aspirazione, depurazione e ricambio adeguato dell’aria inquinata;
-
contenimento della polverosità;
-
compartimentazione delle strutture igieniche (spogliatoi, docce, lavabi) per
separare l’ambiente ‘sporco’, in cui sono conservati gli indumenti da lavoro,
dall’ambiente ‘pulito’ per gli abiti civili;
- pulizia degli ambienti;
- DPI: protezione delle
vie respiratorie, indumenti di protezione, guanti;
- formazione e informazione, sensibilizzazione
del personale sul rischio biologico”.
Rischio biologico
nelle industrie conciarie
Il ciclo conciario è composto da una
serie di lavorazioni chimiche e meccaniche e, in particolare, il processo di
concia vero e proprio consta di 3 fasi (riviera, concia e rifinizione) con
alcuni trattamenti che si svolgono in bottali.
In
queste attività le
fonti di pericolo
biologico sono diverse: “tessuti animali contaminati, sviluppo di elevate
cariche microbiche durante le operazioni di rinverdimento, fenomeni
putrefattivi dei residui di scarnatura, tannini vegetali, oli e grassi di
origine animale o vegetale”. E le
fasi
più critiche sono la conservazione, la preparazione alla concia e la concia
stessa. In particolare bisogna considerare: “il rinverdimento ad alta
temperatura senza utilizzo di antifermentativi, la scarnatura e il deposito di
carniccio (fenomeni putrefattivi), la concia ai tannini vegetali, la rasatura,
l’ingrasso con oli, la palissonatura, il follaggio”.
Nell’attività
conciaria, a cui PuntoSicuro ha dedicato recentemente diversi articoli, queste solo le
potenziali
patologie correlate al
rischio biologico: “dermatomicosi, sindromi
irritativo-allergiche,
allergie da contatto, asma, carbonchio, tularemia, tetano, febbre Q, sindrome
da inalazione di polveri organiche tossiche contaminate da endotossine o spore
fungine”.
Anche
in questo caso la scheda propone alcune
misure
di prevenzione e protezione:
-
“compartimentazione degli ambienti;
-
conservazione del pellame grezzo in ambienti refrigerati;
-
limitare il tempo di manipolazione del pellame grezzo al minimo necessario per
l’inserimento nel ciclo produttivo;
-
ridurre il tempo di deposito del carniccio;
-
captazione aspirazione, depurazione e ricambio adeguato dell’aria;
-
contenimento della polverosità;
-
profilassi vaccinale del personale esposto;
-
adozione di procedure adeguate per l’igiene dei locali e dei macchinari;
-
idonee condizioni microclimatiche;
-
verifiche della provenienza delle pelli;
-
sensibilizzazione del personale sul rischio biologico, sulle infezioni e sui
potenziali effetti tossici o allergici”.
Rischio biologico
nella industria tessile
Concludiamo
questa “dimostrazione” della trasversalità del rischio biologico, con alcuni
elementi di rischio relativi alle attività nelle industrie tessili.
Se
le
fonti di pericolo biologico sono
per lo più materie prime (cascami di fibre) e coloranti naturali, questi i
principali
punti critici:
-
“prima lavorazione, cernita, mischia;
-
ambienti caldi ad elevata umidità con ristagno di liquidi;
-
ambienti con alta polverosità;
-
magazzini della materia prima o degli scarti”.
I
possibili
effetti sulla salute
dell’esposizione alle fonti di pericolo biologico sono: “azione irritante,
allergizzante su cute e mucose oculari e respiratorie (asma bronchiale,
broncopatia ostruttiva, alveoliti allergiche, riniti), infezioni sistemiche,
bissinosi (cotone), carbonchio (lana)”.
Concludiamo
con qualche
misura di prevenzione e
protezione anche per il comparto tessile:
-
“pulizia dei locali di lavoro;
-
adozione di sistemi di captazione delle polveri;
-
sensibilizzazione del personale sul rischio biologico;
-
DPI: protezione delle
vie respiratorie, guanti”.
Inail,
“ Il rischio
biologico nei luoghi di lavoro - Schede tecnico-informative”, curato da
Liliana Frusteri (CONTARP Inail) – Edizione 2011 (formato PDF, 15.37 MB).
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