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"Nuovi prodotti vernicianti: i rischi delle vernici ad acqua"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
18/05/2012 - In questi ultimi decenni di grandi innovazioni dal punto di vista
tecnologico in diversi luoghi di lavoro
è stato possibile utilizzare nuove tecniche, procedure e sostanze che hanno ridotto
sensibilmente i rischi professionali dei lavoratori.
Di
queste nuove tecnologie e dei rischi correlati hanno parlato alcune relazioni
presentate al 74° Congresso Nazionale SIMLII (Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene
Industriale) “
2011 - Dall’Unità d’Italia
al Villaggio Globale. La Medicina del Lavoro di fronte alla globalizzazione
delle conoscenze, delle regole, del mercato”, congresso che si è tenuto a Torino dal 16 al 19 novembre 2011.
“ Le
nuove tecniche di verniciatura e rischi per la salute”, a cura di Giuseppe
Bulla (Consulente Ambientale) e Luigi
Perbellini (Medicina del Lavoro dell’Università di Verona), relazione al 74°
Congresso Nazionale SIMLII “2011 - Dall’Unità d’Italia al Villaggio Globale . La
Medicina del Lavoro di fronte alla globalizzazione delle conoscenze, delle
regole, del mercato”, pubblicata in Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed
Ergonomia, Volume XXXIII n°3, luglio/settembre 2011
In
un precedente articolo abbiamo presentato alcune nuove tecniche di
saldatura che, benché trovino un’applicazione ancora limitata, non producono
zona fusa, fumi, radiazioni e rumore.
Ci
soffermiamo oggi sulle novità relative alla verniciatura attraverso la
relazione dal titolo “
Le nuove tecniche di verniciatura e
rischi per la salute”, a cura di Giuseppe Bulla (Consulente Ambientale)
e Luigi Perbellini (Medicina del Lavoro
dell’Università di Verona).
La
relazione, pubblicata sul numero di luglio/settembre 2011 del Giornale Italiano di Medicina
del Lavoro ed Ergonomia, segnala le modifiche che i “processi vernicianti”
hanno subito negli ultimi 20 anni.
Negli
ultimi 20 anni infatti il mondo delle vernici ha avuto un’evoluzione che ha
permesso di raggiungere “
tre obiettivi
fondamentali:
-
“miglioramento delle caratteristiche tossicologiche dei componenti dei prodotti
vernicianti;
-
riduzione dell’impatto ambientale attraverso la formulazione di nuovi prodotti
a più basso tenore di solventi, a polvere, a base acquosa; adozione di nuove
tecniche applicative, che hanno ridotto gli sprechi di prodotto, generando meno
rifiuti ed una consistente riduzione delle emissioni atmosferiche;
-
miglioramento della durabilità (resistenza alla corrosione) e dell’aspetto
estetico delle vernici con conseguente maggior durata dei manufatti e loro
migliore utilizzo”.
La
relazione, che vi invitiamo a visionare, si sofferma:
-
sull’
evoluzione dei prodotti vernicianti
utilizzati in diversi cicli di lavorazione, ad esempio con riferimento a ciclo
di verniciatura auto e veicoli industriali, ciclo verniciatura
elettrodomestici, ciclo
di verniciatura carrozzeria di riparazione;
-
su alcuni esempi, riportati in una tabella, di
formule di prodotti a base solvente ed a base acqua. Da un primo
confronto di queste formule “si può evincere che i prodotti a base acqua
contengono una percentuale di solvente più bassa dei prodotti a base solvente
(in generale l’acqua sostituisce circa il 40-50 % dei solventi tradizionali),
inoltre hanno caratteristiche chimico fisiche diverse dai solventi che vengono
utilizzati dai prodotti a base solvente”;
-
sul
confronto fra i solventi dei
prodotti tradizionali ed i solventi dei prodotti a base acquosa. Da questo
confronto si evince ad esempio che le “caratteristiche chimico fisiche dei
prodotti a base acquosa hanno un tasso di evaporazione molto inferiore a quello
dei prodotti tradizionali a solvente. Inoltre, durante le fasi di spruzzatura,
tendono a rimanere nel particolato, per cui sono più facilmente abbattibili
attraverso adatti dispositivi di protezione individuale”. Il solvente
preponderante nei prodotti a base acquosa è “l’acqua in una percentuale
variabile fra il 40% ed il 50%, mentre altri solventi contribuiscono per il
10-15%”.
A
questo punto la relazione propone una discussione sugli
aspetti tossicologici dei solventi delle “vernici ad acqua”.
Sono
proposte alcune
considerazioni
preliminari:
-
“con l’acqua, vengono aggiunte proporzioni del 15-30 % di solventi organici,
invece del 50- 70% delle vernici classiche”. Dunque le vernici
ad acqua sono da considerarsi “meno pericolose delle precedenti”;
-
le caratteristiche chimiche dei solventi per le vernici ad acqua “sono molto
diverse da quelle delle vernici tradizionali”. Ad esempio il “toluene e gli
altri idrocarburi aromatici, il tricloroetilene con il gruppo dei clorurati, il
n-esano e simili idrocarburi alifatici o aliciclici, di cui abbiamo
approfondito gli effetti tossici per numerosi decenni non sono utilizzabili
nelle vernici ad acqua specie per la loro spiccata liposolubilità”.
Tuttavia
alcuni tipi di solventi per le vernici “ad acqua” (glicoli, eteri, NMP …) “pongono
nuovi problemi culturali dal punto di vista tossicologico: i solventi
idrosolubili presentano strutture chimiche piuttosto complicate e per alcuni
non sono noti i principali metaboliti e non vi sono indicazioni dell’ACGIH o
della DFG per limiti in relazione al possibile monitoraggio biologico”.
Riportiamo
molto brevemente alcuni aspetti sull’epidemiologia (studio delle modalità di
insorgenza e di diffusione delle malattie in rapporto alle condizioni
dell’organismo, dell’ambiente e della popolazione, ndr) delle
patologie rilevate in verniciatori con
utilizzo di vernici “ad acqua”:
- Wieslander e Norbäck (2010) in un “ gruppo
di imbianchini che utilizzavano coloranti provalentemente a base acquosa
hanno segnalato la presenza di frequenti disturbi oculari con interferenze
sulla qualità del film lacrimale e irritazione della mucosa nasale che erano in
relazione all’intensità dell’esposizione a solventi (propylenglycol, diglycol
ethers, and Texanol)”;
-
Kaukiainen e coll (2005) “hanno segnalato una elevate incidenza di dermatiti in
imbianchini che utilizzavano stucchi e gessi (anche se a base acquosa), ma per
quelli addetti a dipingere solo con vernici ad acqua l’incidenza delle
dermatiti non era superiore a quella dei soggetti di controllo”.
Sono
poi riportati diversi esempi di studi relativi all’associazione tra attività di
verniciatura e neoplasie, ma “i risultati sono riferibili a solventi e a
coloranti di vernici ‘classiche’: il possibile contributo delle vernici ‘ad
acqua’ non è estrapolabile dagli studi fino ad ora realizzati”.
Alcuni
recenti dati della letteratura, non esaustivi, si soffermano sui possibili
effetti dei solventi per vernici “ad acqua”,
ad esempio con riferimento al N-metilpirrolidone e ai suoi principali metaboliti.
Inoltre
un gruppo di solventi, quello degli eteri glicolici, spesso presente nelle
vernici ad acqua, “è sospettato del rischio di malformazioni congenite in
ambito umano”.
In
conclusione il relatore sottolinea
che “gli studi sui verniciatori sono particolarmente difficili per le frequenti
innovazioni tecnologiche che spesso si associano all’uso di nuovi prodotti
chimici. Parallelamente la trattazione di gruppi di prodotti chimici è, dal
punto di vista tossicologico, una contraddizione poiché gli effetti biologici
sono sempre da considerare specifici di singole molecole”.
Ed
infatti nelle attività
di verniciatura l’inserimento di gruppi di molecole chimicamente affini “rende
il
lavoro dei tossicologi industriali
particolarmente arduo per 2 principali motivi”:
-
“gli effetti tossici specifici di ciascun prodotto spesso non sono noti e la
simile struttura chimica induce all’errore di considerarli simili anche dal
punto di vista biologico”;
-
“l’esposizione professionale a più sostanze può accentuare o ridurre i loro
effetti biologici, aumentando ulteriormente le difficoltà ad identificare i
loro possibili specifici effetti negativi sulla salute umana”.
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