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"Terremoto, come i capannoni ottengono l’agibilità sismica"
fonte www.edilportale.com / Edilizia
27/06/2012 - In arrivo chiarimenti per i tecnici che, dopo il terremoto che ha
colpito l’Emilia Romagna, devono effettuare le valutazioni di
vulnerabilità nelle strutture ad uso produttivo in zona sismica. Il
Consiglio superiore dei lavori pubblici ha emanato le
linee guida che, ai sensi del
DL 74/2012, forniscono indicazioni operative per il rilascio, in via provvisoria, del certificato di agibilità sismica.
Il Dl 74/2012 prevede che i titolari delle attività produttive colpite dal terremoto devono incaricare un professionista abilitato di effettuare una verifica di sicurezza delle strutture. La verifica deve essere svolta entro l’8 dicembre 2012, ma nel frattempo può essere rilasciato un certificato di agibilità sismica provvisorio a condizione che l’edificio non presenti carenze strutturali o non sia stato danneggiato dal terremoto.
Caratteristiche dei fabbricati e carenze strutturali
Le linee guida con le indicazioni operative sono redatte con riferimento alla tipologia di costruzioni ad uso produttivo più diffusa sul territorio interessato dagli eventi sismici del maggio-giugno 2012, cioè i capannoni monopiano a elementi verticali lineari di calcestruzzo armato. Il testo coinvolge anche i capannoni monopiano in calcestruzzo armato, mono o pluri-campata, gettati in opera o prefabbricati.
Nei capannoni gettati in opera, si legge nel testo, la struttura portante è continua nelle zone di collegamento fra elementi orizzontali e verticali e fra questi ultimi e le fondazioni. I collegamenti sono riconducibili allo schema di incastro.
Nei capannoni prefabbricati o misti, cioè in parte gettati in opera e in parte prefabbricati, le zone di collegamento fra elementi orizzontali e verticali sono realizzate tramite unioni riconducibili allo schema di carrello (anche con attrito) o di cerniera, mentre il collegamento di base degli elementi verticali è riconducibile allo schema di incastro (anche cedevole).
In base alle caratteristiche dei capannoni, le carenze che il tecnico deve analizzare per il rilascio del certificato provvisorio di agibilità sismica sono: la mancanza di collegamenti tra elementi strutturali verticali ed elementi strutturali orizzontali e tra questi ultimi, la presenza di elementi di tamponatura prefabbricati non adeguatamente ancorati alle strutture principali e la presenza di scaffalature non controventate portanti materiali pesanti che possano, nel loro collasso, coinvolgere la struttura principale causandone il danneggiamento e il collasso.
Risoluzione delle carenze
Se le carenze sono legate alla mancanza di collegamenti tra elementi strutturali verticali e orizzontali, è necessario assicurare il trasferimento delle azioni sismiche orizzontali e verticali tra i componenti della costruzione: solai, travi, pilastri e fondazioni.
Nel caso di componenti prefabbricati il trasferimento è affidato a dispositivi di unione per i quali occorre controllare l’adeguatezza.
Nel caso di componenti con unioni di continuità realizzate mediante getti in opera, il trasferimento è affidato a meccanismi resistenti che coinvolgono il calcestruzzo e le barre di armatura. Qualora non siano disponibili informazioni adeguate sulle armature, si farà riferimento a meccanismi resistenti basati sulla sola resistenza a taglio del calcestruzzo.
Il trasferimento di forze mediante attrito indotto da azioni gravitazionali non è consentito perché non sono soddisfatte le condizioni del DL 74/2012.
Anche qualora il collegamento sia garantito, bisogna assicurarsi che le forze orizzontali di origine sismica, trasmesse ai pilastri attraverso i collegamenti, siano effettivamente trasferite da questi ultimi al terreno mediante ulteriori meccanismi resistenti.
Secondo le linee guida, gli interventi devono essere eseguiti preferibilmente dall’esterno, operando in maniera sequenziale sui telai, intervenendo all’interno solo nelle aree già poste in sicurezza.
Carenze legate alla presenza di elementi di tamponatura prefabbricati non adeguatamente ancorati alle strutture principali: i pannelli di tamponatura prefabbricati all’interno di un telaio o fra un telaio e l’altro sono assemblati a partire da più elementi bidimensionali per giustapposizione di elementi verticali a tutt’altezza o di elementi orizzontali di larghezza pari a quella del riquadro interessato, ma sono possibili anche tecnologie diverse.
I pannelli possono essere disposti in un piano verticale esterno ai pilastri. Le tecnologie di ancoraggio degli elementi di tamponatura alle strutture principali fanno affidamento su dispositivi meccanici di acciaio o elementi di calcestruzzo armato. I primi sono impiegati in genere nei pannelli disposti esternamente, mentre gli elementi di calcestruzzo armato sono in genere impiegati per ancorare elementi disposti in un piano verticale all’interno dell’ingombro dei pilastri. In presenza dell’azione sismica, entrambi i tipi di ancoraggio possono essere soggetti a due diversi effetti: l’azione inerziale, parallela o ortogonale al piano del pannello, e le sollecitazioni derivanti dalla deformabilità della struttura principale.
Secondo il DL 74/2012, il tecnico deve valutare sia i dispositivi meccanici in acciaio sia gli elementi di calcestruzzo ad esso collegati.
Gli ancoraggi meccanici, generalmente progettati solo su valutazioni di resistenza e spesso privi di duttilità, danno luogo a collassi fragili. Allo stesso tempo, collegamenti eccessivamente resistenti e rigidi possono dar luogo a fenomeni di rottura locale.
Se il sistema di ancoraggio non presenta macroscopiche deficienze rilevabili mediante un’ispezione visiva, è necessario controllare che il sistema di tamponamento nel suo insieme non presenti elementi di vulnerabilità.
Carenze legate alla presenza di scaffalature non controventate portanti materiali pesanti che nel collasso possono coinvolgere la struttura principale causandone il danneggiamento e il collasso: come spiegato nelle linee guida, le scaffalature, tranne che nel caso dei “magazzini autoportanti”, devono essere scollegate dagli elementi portanti, a meno che non vi sia una idonea certificazione per il collegamento. I collegamenti con gli impianti del magazzino devono essere di tipo flessibile e non costituire alcun tipo di vincolo o collegamento per nessuna parte della scaffalatura. Tutti i livelli di carico in uso devono essere dotati di traverse di supporto delle unità di carico, collegate ai correnti, o di altri dispositivi anticaduta.
Nella fase dei controlli, bisogna accertare che il fuori piombo di uno scaffale carico sia minore di 1/100 della sua altezza. Le unità di carico ruotate o traslate devono essere riposizionate, mentre quella presenti sulle porzioni degli scaffali che non superano i controlli devono essere rimosse.
Il Dl 74/2012 prevede che i titolari delle attività produttive colpite dal terremoto devono incaricare un professionista abilitato di effettuare una verifica di sicurezza delle strutture. La verifica deve essere svolta entro l’8 dicembre 2012, ma nel frattempo può essere rilasciato un certificato di agibilità sismica provvisorio a condizione che l’edificio non presenti carenze strutturali o non sia stato danneggiato dal terremoto.
Caratteristiche dei fabbricati e carenze strutturali
Le linee guida con le indicazioni operative sono redatte con riferimento alla tipologia di costruzioni ad uso produttivo più diffusa sul territorio interessato dagli eventi sismici del maggio-giugno 2012, cioè i capannoni monopiano a elementi verticali lineari di calcestruzzo armato. Il testo coinvolge anche i capannoni monopiano in calcestruzzo armato, mono o pluri-campata, gettati in opera o prefabbricati.
Nei capannoni gettati in opera, si legge nel testo, la struttura portante è continua nelle zone di collegamento fra elementi orizzontali e verticali e fra questi ultimi e le fondazioni. I collegamenti sono riconducibili allo schema di incastro.
Nei capannoni prefabbricati o misti, cioè in parte gettati in opera e in parte prefabbricati, le zone di collegamento fra elementi orizzontali e verticali sono realizzate tramite unioni riconducibili allo schema di carrello (anche con attrito) o di cerniera, mentre il collegamento di base degli elementi verticali è riconducibile allo schema di incastro (anche cedevole).
In base alle caratteristiche dei capannoni, le carenze che il tecnico deve analizzare per il rilascio del certificato provvisorio di agibilità sismica sono: la mancanza di collegamenti tra elementi strutturali verticali ed elementi strutturali orizzontali e tra questi ultimi, la presenza di elementi di tamponatura prefabbricati non adeguatamente ancorati alle strutture principali e la presenza di scaffalature non controventate portanti materiali pesanti che possano, nel loro collasso, coinvolgere la struttura principale causandone il danneggiamento e il collasso.
Risoluzione delle carenze
Se le carenze sono legate alla mancanza di collegamenti tra elementi strutturali verticali e orizzontali, è necessario assicurare il trasferimento delle azioni sismiche orizzontali e verticali tra i componenti della costruzione: solai, travi, pilastri e fondazioni.
Nel caso di componenti prefabbricati il trasferimento è affidato a dispositivi di unione per i quali occorre controllare l’adeguatezza.
Nel caso di componenti con unioni di continuità realizzate mediante getti in opera, il trasferimento è affidato a meccanismi resistenti che coinvolgono il calcestruzzo e le barre di armatura. Qualora non siano disponibili informazioni adeguate sulle armature, si farà riferimento a meccanismi resistenti basati sulla sola resistenza a taglio del calcestruzzo.
Il trasferimento di forze mediante attrito indotto da azioni gravitazionali non è consentito perché non sono soddisfatte le condizioni del DL 74/2012.
Anche qualora il collegamento sia garantito, bisogna assicurarsi che le forze orizzontali di origine sismica, trasmesse ai pilastri attraverso i collegamenti, siano effettivamente trasferite da questi ultimi al terreno mediante ulteriori meccanismi resistenti.
Secondo le linee guida, gli interventi devono essere eseguiti preferibilmente dall’esterno, operando in maniera sequenziale sui telai, intervenendo all’interno solo nelle aree già poste in sicurezza.
Carenze legate alla presenza di elementi di tamponatura prefabbricati non adeguatamente ancorati alle strutture principali: i pannelli di tamponatura prefabbricati all’interno di un telaio o fra un telaio e l’altro sono assemblati a partire da più elementi bidimensionali per giustapposizione di elementi verticali a tutt’altezza o di elementi orizzontali di larghezza pari a quella del riquadro interessato, ma sono possibili anche tecnologie diverse.
I pannelli possono essere disposti in un piano verticale esterno ai pilastri. Le tecnologie di ancoraggio degli elementi di tamponatura alle strutture principali fanno affidamento su dispositivi meccanici di acciaio o elementi di calcestruzzo armato. I primi sono impiegati in genere nei pannelli disposti esternamente, mentre gli elementi di calcestruzzo armato sono in genere impiegati per ancorare elementi disposti in un piano verticale all’interno dell’ingombro dei pilastri. In presenza dell’azione sismica, entrambi i tipi di ancoraggio possono essere soggetti a due diversi effetti: l’azione inerziale, parallela o ortogonale al piano del pannello, e le sollecitazioni derivanti dalla deformabilità della struttura principale.
Secondo il DL 74/2012, il tecnico deve valutare sia i dispositivi meccanici in acciaio sia gli elementi di calcestruzzo ad esso collegati.
Gli ancoraggi meccanici, generalmente progettati solo su valutazioni di resistenza e spesso privi di duttilità, danno luogo a collassi fragili. Allo stesso tempo, collegamenti eccessivamente resistenti e rigidi possono dar luogo a fenomeni di rottura locale.
Se il sistema di ancoraggio non presenta macroscopiche deficienze rilevabili mediante un’ispezione visiva, è necessario controllare che il sistema di tamponamento nel suo insieme non presenti elementi di vulnerabilità.
Carenze legate alla presenza di scaffalature non controventate portanti materiali pesanti che nel collasso possono coinvolgere la struttura principale causandone il danneggiamento e il collasso: come spiegato nelle linee guida, le scaffalature, tranne che nel caso dei “magazzini autoportanti”, devono essere scollegate dagli elementi portanti, a meno che non vi sia una idonea certificazione per il collegamento. I collegamenti con gli impianti del magazzino devono essere di tipo flessibile e non costituire alcun tipo di vincolo o collegamento per nessuna parte della scaffalatura. Tutti i livelli di carico in uso devono essere dotati di traverse di supporto delle unità di carico, collegate ai correnti, o di altri dispositivi anticaduta.
Nella fase dei controlli, bisogna accertare che il fuori piombo di uno scaffale carico sia minore di 1/100 della sua altezza. Le unità di carico ruotate o traslate devono essere riposizionate, mentre quella presenti sulle porzioni degli scaffali che non superano i controlli devono essere rimosse.
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