News
"La valutazione del rischio chimico: esposizione a sostanze pericolose"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
02/07/2012 - Malgrado nelle aziende di diversi comparti lavorativi si impieghino
sostanze chimiche pericolose, non
sempre i lavoratori sono sufficientemente informati dei rischi di queste
sostanze, né vengono messe in atto tutte le idonee misure preventive e protettive
per garantire sicurezza e salute degli operatori coinvolti.
Per
un’adeguata gestione della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro è necessaria
sia la conoscenza delle caratteristiche di pericolosità degli agenti chimici
manipolati che un’attenta valutazione
del rischio, il primo passo per la predisposizione e adozione delle più
idonee procedure di sicurezza.
Il
Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro dell’ Azienda USL Roma F ha
prodotto un opuscolo che permette al datore di lavoro di controllare se la
valutazione aziendale del rischio da
esposizione a sostanze pericolose contiene le informazioni necessarie a
garantire il controllo del rischio e la tutela dei lavoratori.
Il
documento “
Valutiamo il rischio
chimico. Guida alla corretta gestione e valutazione del rischio da esposizione
a sostanze pericolose” - curato dal Dott. Felice Tidei (Responsabile
del Laboratorio di Igiene Industriale della Asl RMF di Civitavecchia), dalla
Dott.ssa Alessia Santoro (Consulente chimico della Laboratorio di Igiene
Industriale della Asl RMF di Civitavecchia) e dalla Dott.ssa Paola Santini
(Tecnico della Prevenzione presso lo SPRESAL F1 della ASL RMF di
Civitavecchia), con la collaborazione di Federlazio e CNA – sottolinea che la
protezione dei lavoratori contro i rischi derivati dalla presenza di sostanze
pericolose è normata dal Titolo IX del Decreto legislativo 81/2008.
Le
sostanze ed i preparati impiegati possono essere pericolosi “sia a causa delle
loro caratteristiche di tossicità, sia a causa delle particolari condizioni di
impiego che si realizzano”. E per stabilire il reale rischio espositivo dei
lavoratori è necessaria una chiara ed oggettiva analisi e valutazione
del rischio chimico.
La
valutazione dei rischi, “di cui il
datore di lavoro è considerato responsabile, parte dall’identificazione del
rischio a cui ciascun lavoratore è soggetto attraverso un’analisi delle
mansioni e delle sostanze manipolate”. Segue poi la “fase di valutazione vera e
propria secondo criteri standardizzati e culmina nella stesura di un documento
che evidenzia l’entità del rischio in esame”.
In
particolare
il
documento di Valutazione del Rischio chimico deve contenere:
-
un paragrafo dedicato ai
criteri di
valutazione
seguiti: è
necessario indicare come è stata effettuata la valutazione
del rischio chimico. Ad esempio “è possibile valutare il rischio espositivo
dei lavoratori applicando dei software”, un programma di calcolo dei parametri
che “fanno preciso riferimento alle sostanze impiegate in azienda e alle reali
condizioni espositive”. In alternativa è
possibile “misurare la concentrazione di inquinante nell'aria durante lo
svolgimento delle lavorazioni”.
-
una
valutazione vera e propria del
rischio con la determinazione dei livelli di esposizione per ciascuna mansione;
-
l'
indicazione di tutte le misure
preventive e protettive adottate;
-
il programma delle misure ritenute opportune per garantire il
miglioramento nel tempo dei livelli di
sicurezza.
Riportiamo
alcune informazioni dell’opuscolo sulla
fase
di valutazione eseguita secondo i criteri stabiliti.
La
valutazione “inizia con l'elenco delle sostanze pericolose direttamente
manipolate dai lavoratori, o comunque presenti in azienda. Per ciascun agente
chimico è bene riportare anche le specifiche proprietà pericolose (ad esempio,
tossico, irritante, ecc.). Un errore frequente che si commette in questa fase è
quello di non riportare la presenza di agenti chimici che si producono a
seguito di lavorazioni”. L’opuscolo ricorda che i fumi di
saldatura sono un esempio classico di agenti chimici che a volte vengono
dimenticati, fumi che “pur non essendo volontariamente immessi o acquistati dal
datore di lavoro, di fatto, sono una conseguenza della lavorazione e per questo
vanno trattati alla stregua di tutte le altre sostanze chimiche pericolose”.
Inoltre
per ciascuna sostanza “devono essere assegnate le
mansioni di lavoro che ne prevedono l'impiego e, a queste, deve
corrispondere una descrizione precisa della manipolazione specificando una
serie di dati quali la quantità utilizzata quotidianamente, la frequenza della
lavorazione che ne prevede l'impiego e la durata della stessa”.
Sono
poi molto importanti “anche le informazioni che riguardano le
modalità espositive, come ad esempio se
l'agente chimico è presente in un sistema chiuso, o se è utilizzato sotto
cappa, se è presente un sistema di aspirazione generale, ecc”. Ed è bene
“riportare una serie di informazioni reperibili sulla scheda
di sicurezza di ciascuna sostanza pericolosa, come le misure in caso di
incendio o emergenza, la corretta manipolazione e la scelta dei più adatti
Dispositivi di Protezione Individuale”.
La
valutazione deve infine concludersi con la “
quantificazione” del livello di esposizione che, “secondo il D.Lgs.
81/2008 classifica il rischio in
basso
per la salute e irrilevante per la sicurezza, o
superiore a basso per la salute e irrilevante per la sicurezza”.
Nel
documento – che vi invitiamo a leggere – è presente una utile
tabella che riporta la sintesi delle
informazioni necessarie nel documento di valutazione (DVR) del rischio chimico
con esempi di applicazione relativi a toluene e nichel.
L’opuscolo
riporta anche una serie di
misure
preventive e protettive che “possono essere riassunte e schematizzate nei
seguenti obblighi in capo al datore di lavoro:
-
sostituzione dei prodotti pericolosi, se tecnicamente possibile, con prodotti
meno pericolosi;
-
formazione, informazione e addestramento specifici dei lavoratori;
-
fornitura di attrezzature idonee per il lavoro specifico e relative procedure
di manutenzione adeguate;
-
riduzione al minimo del numero di lavoratori che sono o potrebbero essere
esposti;
-
riduzione al minimo della durata e dell’intensità dell’esposizione;
-
misure igieniche adeguate (possibilità di lavaggi frequenti delle mani...);
-
riduzione al minimo della quantità di agenti presenti sul luogo di lavoro in
funzione delle necessità della lavorazione;
-
metodi di lavoro appropriati comprese le disposizioni che garantiscono la
sicurezza nella manipolazione, nell’immagazzinamento e nel trasporto sul luogo
di lavoro di agenti chimici
pericolosi nonché dei rifiuti che contengono detti agenti chimici;
-
progettazione di appropriati processi lavorativi e controlli tecnici, nonché
uso di attrezzature e materiali adeguati;
-
misure di protezione collettiva come segregazioni, compartimentazioni,
montaggio di cappe aspiranti e dove possibile, implementazione di cicli di
lavoro chiusi;
-
misure di protezione individuali ( dotazioni
di guanti, maschere, tute, occhiali protettivi adeguati alla tipologia di
sostanza manipolata);
-
sorveglianza sanitaria dei lavoratori;
-
procedure specifiche per le operazioni di pulizia e per gli interventi in caso
di incidente o emergenza”.
Ricordiamo,
per concludere, che il D.Lgs. 81/2008 stabilisce che il documento di
valutazione del rischio preveda un capitolo dedicato al
programma degli interventi di protezione e prevenzione “che intende
attuare, nel tempo, per garantire il
miglioramento
delle condizioni lavorative”. Ad esempio con riferimento ai programmi di
formazione, informazione e addestramento relativi al rischio chimico e relativi
al corretto utilizzo dei DPI in dotazione, ai programmi specifici di formazione
per i neoassunti o per i lavoratori che cambiano mansione e alla manutenzione
ordinaria e straordinaria per mantenere gli impianti e le macchine in
efficienza.
S.Pre.S.A.L.
dell’Azienda USL Roma F, “ Valutiamo
il rischio chimico. Guida alla corretta gestione e valutazione del rischio da
esposizione a sostanze pericolose”, opuscolo curato dal Dott. Felice Tidei
(Responsabile del Laboratorio di Igiene Industriale della Asl RMF di
Civitavecchia), dalla Dott.ssa Alessia Santoro (Consulente chimico della
Laboratorio di Igiene Industriale della Asl RMF di Civitavecchia) e dalla
Dott.ssa Paola Santini (Tecnico della Prevenzione presso lo SPRESAL F1 della
ASL RMF di Civitavecchia), con la collaborazione di Federlazio e CNA, edizione
2011 (formato PDF, 1.53 MB).
Segnala questa news ad un amico
Questa news è stata letta 1224 volte.
Pubblicità