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"Radiazioni UV: i compiti del medico competente"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
23/07/2012 - In relazione agli interventi al seminario “ Piano mirato
regionale sul rischio di radiazione ultravioletta solare nei lavoratori outdoor”,
che si è tenuto a Firenze il 18 aprile
2011, e per favorire la
prevenzione dei
rischi dovuti alle radiazioni solari, con particolare riferimento ai
lavoratori outdoor,
ci occupiamo di sorveglianza sanitaria e dei risultati di alcuni studi sulla
casistica dei tumori cutanei.
L’intervento
“
La sorveglianza sanitaria in lavoratori esposti a radiazione solare
ultravioletta” – a cura di Gian Luca Festa, Servizio di Prevenzione,
Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro Azienda USL 1 Massa
e Carrara -
si sofferma sui
compiti del medico
competente (MC).
Dopo
aver ricordato le varie
categorie a
rischio (agricoltori, marittimi e pescatori,
addetti su piattaforme petrolifere, edili, addetti edilizia stradale,
lavoratori di cave e miniere a cielo aperto, bagnini, giardinieri, vivaisti, operatori
ecologici, parcheggiatori, ...), il documento sottolinea che tra i principali
compiti del medico competente, secondo l’articolo 25 del Decreto
legislativo 81/2008, c’è la collaborazione con il RSPP per la
valutazione dei rischi, la
predisposizione delle misure di tutela,
le attività di
informazione e formazione.
In
particolare le attività previste dall’art 25 sono “fondamentali per la
protezione da un rischio poco conosciuto, sottostimato, scarsamente percepito
dai lavoratori, come nel resto della popolazione generale che ne apprezza
soprattutto gli ‘effetti benefici’”. Ed è proprio la consapevolezza del rischio
che può favorire comportamenti corretti in ambienti di vita e di lavoro.
Questo
è un breve elenco di
informazioni da dare
al lavoratore in merito alla radiazione solare:
-
“tipo di rischio e suscettibilità individuale (Fototipi);
-
effetti a breve e lungo termine;
-
comportamenti corretti nell’uso di indumenti e DPI;
-
uso di farmaci foto sensibilizzanti;
-
effetti cumulativi con esposizioni extralavorative;
-
auto-esame della pelle”.
La
sorveglianza sanitaria “deve coprire
il rischio residuo dopo che siano state adottate tutte le misure tecnico-organizzative
e di tutela individuale”, ricordando che il rischio nei lavoratori outdoor esposti
ad UV solare “è di regola associato ad altri rischi come il calore e la
fatica fisica”. Inoltre bisogna tener conto in certe categorie di lavoratori “di
fattori di rischio che agiscono su medesimi organi bersaglio (IPA > epiteliomi
cutanei)”.
In
particolare la
visita medica preventiva
(art 41, D.lgs 81/2008) è fondamentale per individuare i soggetti “sensibili”.
Questi alcuni elementi da valutare:
-
“fattori di rischio costituzionali (fenotipi I e II di Fitzpatrick);
-
esame obiettivo (pelle ed occhi chiari, presenza di nevi ed efelidi);
-
anamnesi (facilità alle scottature, difficoltà ad abbronzarsi ecc);
-
familiarità per il melanoma”.
Il
documento riporta diverse controindicazioni e
fattori di rischio (patologie dermatologiche, collagenopatie,
patologie oculari congenite e acquisite, portatori di cristallino artificiale,
uso di farmaci foto sensibilizzanti, uso lampade solari UV attività
extralavorative outdoor, ...) e sottolinea che il medico competente può
avvalersi di
accertamenti specialistici:
-
“in soggetti particolarmente suscettibili al rischio (fenotipi I e II);
-
in soggetti affetti da patologie oculari o dermatologiche anche pregresse;
-
in soggetti che abbiano subito interventi chirurgici a carico dell’apparato
visivo;
-
soggetti portatori di numerosi nevi, cheratosi attiniche …;
-
ovviamente nei soggetti con lesioni sospette per neoplasie cutanee
melanocitiche o non melanocitiche”.
Senza
dimenticare la
visita periodica effettuata
dal MC.
Per
questa visita:
-
“la periodicità è decisa dal medico competente, di norma con cadenza annuale …
in questo caso in rapporto anche con gli altri rischi lavorativi;
-
la periodicità deve tener conto dei livelli di esposizione e della presenza di
fattori di suscettibilità individuale;
-
nella visita periodica il medico competente valuta lo stato di salute del
lavoratore con riferimento ad alterazioni oculari o dermatologiche sopravvenute,
correlabili o meno con il lavoro;
-
verifica della effettiva adesione alle indicazioni sui comportamenti corretti
(indumenti, dpi)”.
Riguardo
al medico competente l’intervento si conclude ricordando gli
obblighi di legge ( denuncia di malattia
professionale, denuncia ai sensi art. 139 del DPR 1124, obbligo di referto,
..) e gli altri compiti di sua competenza:
-
“reinserimento lavorativo dei soggetti che hanno subito un interventi di
asportazione di un tumore cutaneo od un intervento chirurgico all’apparto
visivo;
-
indicazioni sulla necessità di sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo
la cessazione del rischio”.
Infine
riportiamo alcuni dati tratti dall’intervento relativo allo “
Studio sulla casistica del Registro Tumori Toscano relativa ai
tumori della pelle non melanoma”, a cura di Lucia Miligi, Simona
Alberghini Maltoni, Anna Maria Badiali, Alessandra Benvenuti, Valentina
Cacciarini, Emanuele Crocetti, Patrizia Legittimo (ISPO - Istituto per lo
Studio e la Prevenzione Oncologica).
Si
tratta di uno studio relativo ai casi del
Registro
tumori definiti come tumori della pelle non melanomatosi - anno di
incidenza 2004 - e relativi alle province di Firenze, Prato e Siena.
A
tutti i soggetti (773) è stato mandato un “questionario postale volto a
raccogliere informazioni sui fattori di rischio per i tumori cutanei non
melanomatosi con particolare riguardo all’esposizione a radiazione
ultravioletta solare e artificiale per motivi lavorativi e ricreativi”.
Queste
alcune
considerazioni conclusive relative
allo studio sulla casistica di NMSC (tumori della pelle non melanomatosi),
considerazioni che forniscono informazioni “sia per quanto riguarda le
caratteristiche dei soggetti (fenotipo) sia per una serie di fattori.
In
particolare il:
-
basso titolo di studio;
- lavoro
all’aperto (27% dei soggetti in studio) e tra questi oltre gli agricoltori
e gli edili, vi sono anche chi lavora nei trasporti, i rappresentanti, gli
sportivi, i fattorini etc;
-
il 46% dei soggetti dichiara di avere avuto scottature;
-
una percentuale del 38% dichiara di fare attività ricreativa all’aperto;
-
ed un 15% dichiara di aver fatto uso di lampade abbronzanti”.
Si
conferma dunque la
complessità dello
studio dell’esposizione a radiazione UV: “è legata non solo ad aspetti
inerenti al lavoro ma anche all’attività ricreativa ed anche all’uso di
apparecchiature abbronzanti”.
“ Studio
sulla casistica del Registro Tumori Toscano relativa ai tumori della pelle non
melanoma”, Lucia Miligi – ISPO, intervento al seminario “Piano mirato
regionale sul rischio di radiazione ultravioletta solare nei lavoratori outdoor”
(formato PDF, 200 kB).
“ La
sorveglianza sanitaria in lavoratori esposti a radiazione solare ultravioletta”,
Gianluca Festa – USL 1 Massa e Carrara, intervento al seminario “Piano mirato
regionale sul rischio di radiazione ultravioletta solare nei lavoratori outdoor” (formato PDF, 64 kB).
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