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"Imparare dagli errori: l’uso delle presse nel comparto del legno"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza
08/11/2012 - In questi mesi la rubrica “Imparare dagli errori” ha raccolto le
dinamiche degli incidenti e le informazioni sulla prevenzione degli infortuni
correlati all’uso di diverse tipologie di
presse.
Dalle presse in uso nella lavorazione
dei metalli a quelle utilizzate
nella lavorazione
di materie plastiche, dalle presse
piegatrici alle presse
eccentriche.
Un
tipo di lavorazione in cui sono presenti le presse, e su cui non ci siamo
ancora soffermati, è quella del
legno.
Ricordiamo
che le dinamiche degli incidenti presentati sono tratte dalle schede di INFOR.MO.,
strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di
sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
I casi
Il
primo caso è relativo ad attività di
produzione di pannelli in legno
massiccio.
L’operatore
di una pressa - conduttore dell’impianto di
pressatura delle tavole di legno multistrato – nota che nella cesta
di alimentazione della pressa due lamelle di legno sono maldisposte. Nel
tentativo di metterle nella posizione corretta, servendosi di un gancio di
ferro, il lavoratore non si accorge dell’avanzamento del braccio di
alimentazione della pressa verso la cesta.
Rimane
improvvisamente incastrato con la mano sinistra tra il braccio e la tavola
multistrato. Secondo l’indagine successiva, l’infortunio è accaduto “per una
disattenzione del lavoratore; non venivano accertate violazioni alle norme di
prevenzione infortuni: l’impianto era dotato delle protezioni di sicurezza” ed
il lavoratore “era stato addestrato alla sua conduzione e sui rischi del lavoro
con tale impianto”.
La
conseguenza dell’incidente è stata la frattura del metacarpo della mano
sinistra.
Il
secondo caso è relativo ad attività di
controllo del funzionamento della pompa
idraulica di una pressa
per
incollaggio legno.
Un
lavoratore, contitolare di una ditta, deve controllare il funzionamento di un
circolatore d’acqua calda posto nelle immediate vicinanze della pressa
idraulica incollaggio legno.
Al
fine di poter controllare detta pompa senza spostare gli impianti, si infila
nella parte sottostante del banco mobile della pressa, nel punto ove è
posizionata la leva che ne comanda la discesa.
Secondo
quanto riportato da testimoni il lavoratore viene schiacciato tra la base
mobile ed il basamento strutturale della pressa. La leva di comando discesa
base mobile, azionata accidentalmente, è sotto il corpo dell’infortunato,
impedendo ai presenti l’azionamento per rialzare la base mobile della pressa.
L’infortunato
viene estratto con l’intervento dei VV.FF e successivamente soccorso dal 118.
La
riparazione “che voleva fare l’infortunato sul circolatore d’acqua si trovava
in posizione disagevole e difficilmente raggiungibile senza spostare gli
impianti, il punto era però raggiungibile operando all’interno del basamento
della pressa”. Dalle testimonianze rese “sembra che il
sistema di sicurezza con cordino e interblocco della pressa fosse
funzionante ma che in ogni caso non intervenisse nella fase di discesa banco ma
solo nelle operazioni di lavoro”. Il cordino collegato al sistema di sicurezza
della pressa in fase di lavoro al momento del sopralluogo “risultava staccato,
in un punto raggiungibile dalla posizione dell’infortunato. La leva che comanda
la discesa del banco, è ad innesto diretto e priva di protezioni contro gli
azionamenti accidentali”.
I
fattori determinanti o peggiorativi
dell’incidente sono diversi:
-
“l’infortunato si infilava nella parte sottostante del banco mobile della
pressa, nel punto ove è posizionata la leva che ne comanda la discesa;
-
la leva di comando della pressa a caldo non era protetta contro gli azionamenti
involontari/accidentali;
-
l’infortunato controllava il circolatore d’acqua senza aver spento la pressa”;
-
l’arresto d’emergenza della pressa non era funzionante.
La prevenzione
Avendo
fornito, nelle precedenti puntate di “Imparare dagli errori” dedicate alle
presse, moltissime informazioni sulle misure di prevenzione, ci soffermiamo
oggi più in generale sui
pericoli del
rischio infortunistico nel comparto del legno, con particolare riferimento
al mondo artigianale.
Nell’opuscolo
“ Il rischio professionale
nella falegnameria artigiana” - realizzato dalla Sovrintendenza Medica
Generale dell’Inail – si sottolinea che la
falegnameria
artigianale è una delle attività lavorative più articolate e ricche per la
complessità dei processi lavorativi, per la varietà dei rischi e delle
possibili conseguenze sulla salute di chi lavora.
Infatti
nel comparto del legno “il rischio infortunistico è sempre in agguato” e nelle
falegnamerie artigiane “la lavorazione
del legno si basa in gran parte, oltre che sull’utilizzo di vari
macchinari, anche sull’utilizzo della vera e propria manualità da parte del
falegname; ciò non avviene o avviene in misura nettamente inferiore nelle
falegnamerie industriali, ove tutto, o quasi tutto il ciclo lavorativo viene
eseguito dalle macchine in ciclo per la maggior parte protetto”.
Gli
infortuni che coinvolgono i
falegnami sono in buona parte a carico degli arti superiori, in particolare le
mani, e sono causati “dall’uso di strumenti manuali e di macchinari utilizzati
per la lavorazione del legno, come ad esempio la toupie, le seghe
elettriche (a disco, circolari, a nastro), la troncatrice, la piallatrice,
le presse, il pantografo, ecc.; oppure dall’utilizzo di utensili per la
finitura delle parti di legno lavorate”.
A
volte alla base degli infortuni c’è una “tragica disattenzione”, ma talvolta le
cause sono relative al “mancato rispetto da parte del lavoratore delle norme di
sicurezza sulle stesse macchine; in altre circostanze l’evento infortunistico
può derivare da un guasto alla macchina oppure da una cattiva manutenzione
della stessa”.
Questi
i
rischi specifici che riguardano i
falegnami:
-
“contatto diretto, in via accidentale, con l’utensile che è in movimento;
-
contatto con parti della trasmissione di macchinari che non siano
opportunamente protetti;
-
contatto con schegge di legno lanciate ad alta velocità;
-
rigetto del pezzo di legno dal macchinario;
-
impiego non corretto di utensili (es. cacciaviti, trapani, ecc.);
-
situazioni di incendio ed esplosioni;
-
interventi di manutenzione sui macchinari;
-
rottura dell’utensile con conseguente fuoriuscita di pezzi metallici;
-
contatto oculare con schegge o polveri
di legno;
-
movimentazione e manipolazione di legname o manufatti;
-
contatto per investimento o per schiacciamento con i vari materiali;
-
elettrocuzione per deficiente manutenzione delle apparecchiature e degli
impianti;
-
eventuali cedimenti strutturali;
-
utilizzo non corretto di scale”.
E
le
lesioni derivanti da infortuni sono
generalmente costituite da:
-
“ferite;
-
contusioni;
-
fratture;
-
schiacciamenti;
-
distorsioni e lussazioni;
-
amputazioni”.
Concludiamo
ricordando che, a riguardo delle lesioni traumatiche a carico delle mani, “oltre
alle ferite di diversa consistenza e gravità, le
amputazioni delle dita costituiscono la casistica più drastica e
caratteristica di questo tipo di lavoro”. E infatti “il riscontro della perdita
di uno o più dita della mano è un evento non così infrequente nei falegnami”.
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