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"La valutazione del rischio rumore nei call center"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
21/12/2012 - Sono circa 200.000 i lavoratori in Italia che lavorano nei
call center e sono esposti a un rischio
spesso sottovalutato in questi ambienti lavorativi: il
rischio rumore.
In
un recente articolo pubblicato sul portale dell’Inail si ricorda che è stato
elaborato un nuovo rapporto tecnico dell'Uni (Ente nazionale italiano di
unificazione), l’ UNI/TR
11450:2012 "Valutazione dell'esposizione al rumore nei luoghi di
lavoro per lavoratori che utilizzano sorgenti sonore situate in prossimità
dell'orecchio". Un documento che completa le precedenti norme tecniche
(UNI EN ISO 9612:2011 e UNI 9432:2011) per la valutazione dell’esposizione a
rumore di quegli operatori, come i centralinisti che lavorano nei call center,
che utilizzano dispositivi auricolari attivi e per i quali non si applicano le
normali metodologie fonometriche.
Per
affrontare il tema della valutazione
del rischio rumore in questi luoghi di lavoro e valutare l’impatto della
nuova norma si è tenuto il 12 ottobre 2012, nell’ambito di “Ambiente Lavoro
Convention” di Modena, il seminario di aggiornamento “
La nuova norma UNI/TR 11450:2012 per la valutazione del rischio rumore
nei call center”, un seminario organizzato dal Gruppo di acustica e vibrazioni negli Ambienti di Lavoro
(GAL) dell’ Associazione Italiana di Acustica (AIA).
In
relazione agli atti del seminario, pubblicati sul sito dell’Associazione
Italiana di Acustica, ci soffermiamo sull’intervento dal titolo “
Inquadramento legislativo e normativo: dal
D.Lgs. 81/2008 alla UNI/TR 11450:2012”, a cura di Giuseppe Elia (Presidente
della Commissione Acustica dell’UNI).
Dopo
aver indicato la normativa vigente, con riferimento al Decreto legislativo 81/2008, il
relatore ricorda la problematica specifica per chi utilizza cuffie, cornette o
auricolari.
Infatti
se la metodologia prevista dalla ISO 1999/96 - su cui si fonda anche il D. Lgs.
81/2008 - prevede che il microfono sia posto a 10 cm dall’orecchio più esposto
del lavoratore, “nel caso del telefonista il rumore è invece immesso
direttamente nel condotto uditivo”: “non ha quindi alcun senso misurare il
rumore a 10 cm dall’orecchio”.
Nelle
norme tecniche vigenti (la norma UNI 9432, che ha subito varie revisioni, e la
norma UNI EN 9612:2010) “la situazione dei lavoratori
esposti a rumore immesso direttamente nel condotto uditivo non è
considerata. Questo spiega perché è stato deciso di emanare una norma tecnica
ad hoc”.
Il
relatore si sofferma anche sulle
difficoltà
della valutazione del rumore.
I
problemi sono principalmente due:
-
“che l’immissione sonora avviene in un piccolo spazio (il condotto uditivo)
chiuso”;
-
“che il livello sonoro all’interno del condotto uditivo è significativamente
differente da quello che misuriamo all’esterno di esso quando la propagazione
del rumore avviene attraverso l’ambiente. La differenza fra i livelli di
pressione sonora all’interno e all’esterno costituisce la
funzione di trasferimento”.
Ad
esempio, “se in un ambiente si misura un livello di pressione sonora a 1000 Hz
di 82 dB, con campo diffuso, all’interno dell’orecchio tale livello sonoro si
incrementa di circa 4 dB, determinando un valore di 86 dB”. Non dimenticando
che “il confronto con i valori limite stabiliti dal D. Lgs. 81/2008 avviene
però sul livello sonoro esterno”. E dunque “se la misurazione viene effettuata
all’interno del condotto uditivo (come nel caso dei telefonisti) occorre
calcolare qual è il livello sonoro esterno che produrrebbe all’interno lo
stesso rumore misurato”.
Veniamo
dunque al rapporto tecnico UNI TR 11450:2012.
In
particolare la
metodologia di
valutazione del rumore per i telefonisti “deve tener conto di vari aspetti:
-
il tipo di dispositivo (monoauricolare o binauricolare);
-
l’accoppiamento del dispositivo con l’orecchio;
-
la possibilità per l’operatore di aggiustare il volume della conversazione;
-
i normali segnali di comunicazione emessi dai dispositivi, quali la voce, la
musica, segnali telefonici, ma anche i segnali anormali quali impulsi, scariche
e disturbi elettrici, oscillazioni o risonanze, che possono anche generare
elevati livelli di picco”.
E
per valutare l’ esposizione
al rumore dei lavoratori che utilizzano sorgenti di rumore prossime
all’orecchio, la “norma prevede tre metodiche:
-
tecnica MIRE, descritta nella norma
UNI EN ISO 11904-1: utilizza dei microfoni miniaturizzati inseriti nel condotto
uditivo;
-
tecnica del manichino equipaggiato
con orecchie artificiali dotate di microfono (norma UNI EN ISO 11904-2);
-
metodo elettroacustico, codificato
nella norma ETSI EG 202 518 V1.1.1: esso si basa sulla misurazione del segnale
elettrico all’ingresso del dispositivo acustico indossato e la conversione in
livello sonoro attraverso le funzioni di trasferimento del dispositivo e
dell’orecchio umano”.
Le
slide relative alla relazione, che vi invitiamo a leggere integralmente,
riportano poi alcune
criticità e
questioni aperte. Ad esempio in relazione a:
-
“incertezza della valutazione dei lavoratori esposti a rumori generati in
prossimità dell’orecchio”;
-
“computo del rumore ambientale che si aggiunge al rumore immesso in
corrispondenza dell’orecchio”.
Dopo
aver mostrato il valore di tale
incertezza,
la relazione si sofferma sulla
valutazione
del rumore ambientale che, nel caso dei telefonisti, “viene immesso
nell’orecchio del lavoratore filtrato attraverso la cuffia (o altro
dispositivo)”.
Se
il metodo MIRE e il metodo del manichino “tengono già conto di questo fatto,
poiché misurano l’intero segnale sonoro che arriva nel condotto uditivo (sia
quello vocale trasmesso elettricamente sia quello ambientale trasmesso per via
aerea)”, con il metodo elettroacustico
“si misura invece unicamente il segnale trasmesso elettricamente; il rumore
ambientale va invece valutato separatamente”.
Il
criterio più corretto – continua la
relazione – “è sommare il livello sonoro del segnale trasmesso elettricamente
(riportato al campo libero) con il livello sono ambientale corretto con
l’attenuazione della cuffia (o del dispositivo usato). In sede UNI è sorto però
un problema: la cuffia (o altro dispositivo) costituisce, oltre che il mezzo
attraverso cui viene trasmesso il segnale vocale, anche un mezzo di protezione
dell’udito rispetto al rumore ambientale”.
E
questo problema spiegherebbe il punto 7.4.4.2. della UNI TR 11450:
a)
Ai fini della verifica del rispetto dei valori inferiori e superiori di
azione previsti dalla legislazione vigente, i livelli sonori misurati con la
catena acustica devono essere sommati ai livelli sonori ottenuti con la
catena elettrica ignorando l’attenuazione fornita dal dispositivo auricolare.
b) Ai fini della verifica del rispetto del
valore limite di esposizione previsto dalla legislazione vigente, i livelli
sonori misurati con la catena acustica devono essere sommati ai livelli
sonori ottenuti con la catena elettrica tenendo conto, se disponibile,
dell’attenuazione fornita dal dispositivo auricolare. |
Un
impostazione che il relatore ritiene cautelativa, ma che “presta il fianco ad
un’osservazione molto fondata e
probabilmente
la norma stessa dovrà essere riesaminata”.
In
particolare il dispositivo auricolare “ha la funzione di trasmissione del
segnale vocale, non quello di dispositivo
di protezione individuale (che giustificherebbe il criterio espresso nella
norma)”:
-
“se le cuffie non sono indossate dal lavoratore, non viene trasmesso il segnale
vocale e il lavoratore subisce il solo rumore ambientale;
-
se le cuffie sono indossate, viene trasmesso il segnale vocale, ma il rumore
ambientale viene attenuato dalle cuffie”.
E
dunque “non si verifica quindi mai la condizione di esposizione contemporanea
al segnale vocale e al rumore ambientale non attenuato dal dispositivo
auricolare”.
Dopo
aver fatto riferimento invece al caso, “non contemplato esplicitamente dalla
norma”, dei dispositivi monoaurali utilizzabili nei call center, la relazione
si conclude sottolineando che “in ogni caso non è corretto, nel caso di questi
lavoratori, utilizzare criteri differenti per valutare il rispetto dei limiti
di azione e dei limiti di attenzione” relativi al rischio rumore.
“ Inquadramento
legislativo e normativo: dal D.Lgs. 81/2008 alla UNI/TR 11450:2012”, a cura
di Giuseppe Elia (Presidente della Commissione Acustica dell’UNI), intervento
al seminario di aggiornamento “La nuova norma UNI/TR 11450:2012 per la
valutazione del rischio rumore nei call center” (formato PDF, 171 kB).
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