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"L’ABC degli incendi: i sistemi di rivelazione e allarme incendio"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio incendio
22/01/2013 - Dopo aver presentato i più classici
mezzi di protezione antincendio attiva, come idranti e estintori, affrontiamo oggi
altri provvedimenti di protezione attiva finalizzati, in questo caso, alla
rivelazione tempestiva del processo di combustione prima che degeneri nella
fase di incendio generalizzato (
flash
over): i
sistemi di rivelazione,
segnalazione e allarme incendio.
Per
farlo ci basiamo sul contenuto delle “
Slide corso antincendio parte 2” pubblicate sul
sito del Comando
Provinciale Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno - relative a un corso di prevenzione incendi per lavoratori
incaricati dell’attività di prevenzione incendi e lotta antincendio, evacuazione dei
luoghi di lavoro e gestione delle emergenze (art. 37 comma 9 del Decreto
legislativo 81/2008) - e a cura dell’Ing. Mauro Malizia (Comando dei Vigili del
Fuoco di Ascoli Piceno).
Riguardo
ai
sistemi di rivelazione e allarme
incendio, il documento si sofferma innanzitutto sulla funzione del:
-
sistema di rivelazione incendio:
“rivelare un incendio nel minor tempo possibile e di fornire segnalazioni ed
indicazioni”;
-
sistema di allarme incendio:
“fornire segnalazioni ottiche e/o acustiche agli occupanti di un edificio”.
Evidentemente
le funzioni di rivelazione incendio e allarme incendio possono essere combinate
in un unico sistema.
Inoltre
possiamo avere
sistemi fissi automatici
di rivelazione d’incendio, che hanno la funzione di rivelare e segnalare un
incendio nel minore tempo possibile, e
sistemi
fissi di segnalazione manuale che permettono una segnalazione, nel caso
l’incendio sia rilevato dall’uomo.
La
tempestività della rivelazione del processo di
combustione
è molto importante: da alcuni diagrammi presenti nel documento, che vi
invitiamo a visionare, si può dedurre come sia fondamentale “riuscire ad avere
un tempo d’intervento possibilmente inferiore al tempo di prima propagazione,
ossia intervenire prima che si sia verificato il ‘flash over’. Siamo infatti
ancora nel campo delle temperature relativamente basse, l’incendio non si è
ancora esteso e quindi è più facile lo spegnimento ed i danni sono ancora
contenuti”.
Riguardo
alla
normativa tecnica si indica che
la norma di riferimento per questi sistemi è la UNI 9795 “Sistemi fissi
automatici di rivelazione, di segnalazione manuale e di allarme d'incendio”,
norma che “rimanda a disposizioni contenute in altre pubblicazioni, in
particolare alla serie delle norme UNI EN 54 “Sistemi di rivelazione e di
segnalazione d'incendio””.
Dunque
un
impianto di rivelazione automatica
consente:
-
“di favorire un tempestivo esodo delle persone, degli animali, sgombero dei
beni;
-
di attivare i piani di intervento;
-
di attivare i sistemi di
protezione contro l’incendio (manuali e/o automatici di spegnimento)”.
In
particolare un rivelatore può essere classificato in base al
fenomeno chimico-fisico rilevato:
-
“
rivelatore di calore sensibile
all'aumento della temperatura;
-
rivelatore di fumo (a ionizzazione o
ottici) sensibile alle particelle dei prodotti della combustione e/o pirolisi
sospesi nell'atmosfera (aerosol);
-
rivelatore di gas: rivelatore
sensibile ai prodotti gassosi della combustione e/o della decomposizione
termica;
-
rivelatore di fiamme sensibile alla
radiazione emessa dalle fiamme di un incendio;
-
rivelatore multi-criterio: sensibile
a più di un fenomeno causato dall'incendio”.
Inoltre
possono essere diversi i
metodi di
rivelazione:
-
statico: dà l'allarme “quando
l'entità del fenomeno misurato supera un certo valore per un periodo di tempo
determinato”;
-
differenziale: dà l'allarme “quando
la differenza (normalmente piccola) tra i livelli del fenomeno misurato in 2 o
più punti supera un certo valore per un periodo di tempo determinato”;
-
velocimetrico: dà l'allarme “quando
la velocità di variazione nel tempo del fenomeno misurato supera un certo
valore per un periodo di tempo determinato”.
E
la classificazione degli impianti può dipendere anche dal
tipo di configurazione:
-
“
puntiforme: rivelatore che risponde
al fenomeno sorvegliato in prossimità di un punto fisso;
-
lineare: rivelatore che risponde al
fenomeno sorvegliato in prossimità di una linea continua;
-
multi-punto: rivelatore che risponde
al fenomeno sorvegliato in prossimità di un certo numero di punti fissi”.
Il
documento sottolinea poi che:
-
un
rivelatore automatico d’incendio
è un “dispositivo installato nella zona da sorvegliare che è in grado di
misurare: come variano nel tempo grandezze tipiche della combustione; la
velocità della loro variazione; la somma di tali variazioni nel tempo. Inoltre
trasmette un segnale d’allarme in un luogo opportuno quando il valore della
grandezza tipica misurata supera un valore prefissato (soglia)”;
-
l’
impianto di rivelazione è un
“insieme di apparecchiature fisse per rilevare e segnalare un principio
d’incendio. Lo scopo è quello di segnalare tempestivamente ogni principio
d’incendio,
evitando i falsi allarmi, in modo che possano essere messe in atto le misure
necessarie per circoscrivere e spegnere l’incendio”.
Entrando
più nel dettaglio un impianto rilevazione automatica d’incendio “deve
comprendere i seguenti
componenti
essenziali (UNI 9795):
-
rilevatori d’incendio;
-
centrale di controllo e segnalazione;
-
dispositivi d’allarme incendio;
-
punti di segnalazione manuale (comandi di attivazione);
-
apparecchiatura di alimentazione.
Alcuni
impianti hanno anche altri componenti (considerati non essenziali). Ad esempio
il dispositivo di trasmissione dell'allarme incendio, la stazione di
ricevimento dell'allarme incendio, il comando del sistema automatico
antincendio, ...
Ricordiamo
che la
centrale di controllo e
segnalazione “garantisce l’alimentazione elettrica (continua e
stabilizzata) di tutti gli elementi dell’impianto ed è di solito collegata
anche ad una ‘sorgente di energia alternativa’ (batterie, gruppo elettrogeno,
gruppo statico ecc.) che garantisce il funzionamento anche in caso di mancanza
di energia elettrica della rete”.
Concludiamo
questa breve disamina ricordando che una volta che è avvenuto l’incendio, l’
allarme può essere locale o trasmesso a
distanza.
E
l’intervento può essere di due tipi:
-
“
manuale (azionamento di un
estintore o di un idrante, intervento squadre VV.F.);
-
automatico (movimentazione di
elementi di compartimentazione e/o aerazione, azionamento di impianti di
spegnimento automatico, d’inertizzazione, predisposizione di un piano
esodo)”.
Comando
dei Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno, “ Slide corso
antincendio parte 2”,
a cura dell’ Ing. Mauro Malizia - Comando dei Vigili del Fuoco di Ascoli
Piceno, documento tratto da un corso per addetti antincendio e pubblicato sul
sito del Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa
Civile (formato PDF, 2.1 MB).
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