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"L’ABC degli incendi: compartimentazioni e scale antincendio"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio incendio
25/02/2013 - Ci soffermiamo su alcuni aspetti di protezione
passiva antincendio poco noti, ma che hanno molta importanza nel
contenimento di un incendio e nella prevenzione di eventuali infortuni. Le
compartimentazioni, le
scale antincendio e le
distanze di sicurezza.
Per
parlarne facciamo riferimento al contenuto della pubblicazione Inail “
Formazione antincendio”,
pubblicazione che riporta i criteri generali di sicurezza antincendio per la
gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro, con riferimento al Testo Unico in
materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e al Decreto
del Ministro dell’interno del 10 marzo 1998.
Le
compartimentazioni delle strutture
edilizie comprendono
partizioni
orizzontali (solai),
partizioni
verticali (pareti divisorie) e
porte
e “sono elementi costruttivi aventi caratteristiche di resistenza al fuoco
predeterminate che vengono realizzate (o installate), in funzione delle
esigenze di prevenzione
incendi”.
Tali
compartimentazioni permettono:
-
“il
contenimento della propagazione
dell’incendio (ovvero ne ritardano la diffusione) in un’area circoscritta,
fornendo alle persone presenti la possibilità di raggiungere senza per coli
luoghi sicuri aree a cielo aperto;
-
adeguata protezione alle vie di esodo,
con particolare riferimento alle scale di emergenza (scale ‘protette’, ‘a prova
di fumo’)”.
Si
ricorda che il DM 16 febbraio 2007, decreto che ha aggiornato le norme sulla
classificazione di resistenza al fuoco degli elementi costruttivi, “opera, per
quanto riguarda le pareti tagliafuoco, una
distinzione
fondamentale tra:
-
murature non portanti (muro non
soggetto ad alcun carico fatta eccezione per il suo peso proprio);
-
murature portanti (muri progettati
per sopportare un carico applicato)”.
E
la valutazione tabellare della resistenza al fuoco “è fornita solo per le
murature non portanti”.
Nel
documento, che vi invitiamo a leggere, è presente una
tabella con i valori minimi (in mm) dello spessore di murature di
blocchi di laterizio (escluso l'intonaco) sufficienti a garantire i requisiti
EI per le classi indicate.
A
questo proposito ricordiamo che la
stabilità
R è “l'attitudine di un elemento da costruzione a conservare la propria
resistenza meccanica sotto l' azione
dell'incendio”, la
tenuta E è la
“capacità di un elemento da costruzione di non lasciar passare (né tantomeno
produrre) fiamme, vapori o gas caldi dal lato esposto a quello non esposto” e
l'
isolamento I è “l'attitudine di un
elemento costruttivo a ridurre, entro determinati limiti, la trasmissione del
calore”. In questo senso la "
classe
di resistenza al fuoco" va "interpretata" in funzione
dell'elemento costruttivo che s’intende analizzare. “Nel caso di un muro
tagliafuoco non portante, oltre all'aspetto della tenuta E sarà necessario
valutare anche quello dell'isolamento I, mentre non risulterà determinante il
parametro R” (ci sarà una classificazione EI).
Veniamo
brevemente alle
scale antincendio.
Il
documento ricorda che ai fini della sicurezza
antincendio si possono considerare tre categorie di scale: le
scale protette, le
scale a prova di fumo e le
scale
esterne di sicurezza.
In
particolare i “corpi scala in grado di garantire la sicurezza dell’esodo in
caso d’incendio sono:
-
la
scala protetta, scala posta in un
vano costituente compartimento antincendio, avente accesso diretto da ogni
piano con porte di resistenza REI, che siano dotate di congegno di
autochiusura. Una scala protetta, per il tempo in cui si sviluppa l’incendio, è
in grado di assolvere al proprio compito, cioè di impedire che sia presa dalle
fiamme e dai fumi presenti in una qualsiasi parte dell’edificio, solamente se
tutte le porte REI di piano risulteranno chiuse”. Dunque è importante
ricordarsi che durante gli incendi “le porte non vanno bloccate, al fine di
facilitare l’esodo degli occupanti”. Bloccandole “si vanificherebbe la funzione
del dispositivo di autochiusura e si favorirebbe l’invasione dei fumi e delle
fiamme, ostacolando o impedendo la fuga delle persone presenti ai piani
sovrastanti al piano dove si è sviluppato l’incendio”;
-
la
scala a prova di fumo interna,
“con cui s’intende una scala collocata in un vano costituente compartimento
antincendio, avente accesso da ogni piano a mezzo di porte di resistenza al
fuoco REI dotate di congegno di auto chiusura”;
-
la
scala a prova di fumo esterna,
“scala situata in un vano costituente compartimento antincendio, al quale si
possa accedere, ad ogni piano, mediante porte di resistenza al fuoco almeno RE
e dotate di congegno di autochiusura. L’accesso deve avvenire attraverso uno
spazio scoperto o un disimpegno aperto per almeno un lato su spazio scoperto e
dotato di parapetto a giorno. Il vano scala deve essere, quindi, interamente
realizzato con pareti e porte tagliafuoco”;
-
la
scala esterna di sicurezza, con
cui s’intende una “scala metallica, munita di parapetto esterno, che corre
lungo una delle facciate dell’edificio e alla quale si ricorre solamente
qualora non sia possibile adottare soluzioni diverse”. Per queste scale è
richiesta “l’adozione di una serie di
accorgimenti,
quali: essere lontane da vani da cui si possono sprigionare fiamme; essere
munite di parapetto pieno di 1,20 m di altezza allo scopo di evitare la paura
del vuoto; essere appoggiate a muri di
adeguata REI, privi di coperture o protetti con serramenti REI, comprese le
porte; essere antisdrucciolevoli.
Il
documento ricorda poi che correlata alla sicurezza
antincendio è “l’
aerazione delle
strutture adibite a compartimentazione antincendio”.
Ad
esempio
camini e
canali di ventilazione, “realizzati in opera mediante canne
alloggiate in appositi cavedi, possono assicurare la ventilazione sia degli
ambienti interni sia di quelli per i quali non sia possibile ricorrere a mezzi
di ventilazione diversi”.
A
questo proposito una soluzione efficace è “rappresentata dalle
canne di ventilazione brevettate del tipo
‘Shunt’ idonee allo smaltimento dei fumi combusti provenienti dai vani
filtro a prova di fumo, come previsto dal DM 30 novembre 1983. Si tratta di una
canna collettiva ramificata, costituita da un manufatto in cls vibrocompresso
costituito da due collettori, ovvero da due colonne di condotti in refrattario
antiacido affiancati, dei quali uno costituisce il collettore principale nel
quale convergono, a ogni piano, a mezzo dell’apposito elemento ‘deviatore’
(shunt) una serie di condotti indipendenti (secondari) aventi entrambi sezione
adeguata e comunque non inferiore a 0,10 m2.
Inoltre
particolari pezzi di raccordo “consentono la normale circolazione dell’aria,
impedendo turbini e ristagni. Sono ammesse fino ad un massimo di sei immissioni
per colonna. Un’unica apertura destinata al solo prelievo d’aria, praticata ai
2/3 dell’altezza dell’ambiente, può assolvere, infatti, allo scopo solo in
condizioni di esercizio ottimali”.
Ricordiamo
per concludere che per
distanza di
sicurezza antincendio, s’intende la “distanza orizzontale tra una zona con
potenziale rischio d’incendio ed un’altra zona”.
Infatti
tali distanze sono di notevole importanza “per la predisposizione di
un’opportuna prevenzione incendi, specialmente in aree ad
elevato rischio d’incendio, in quanto impediscono, o riducono, la
possibilità che un incendio, sviluppatosi in una zona di lavoro (struttura
edilizia, macchinario o impianto) si estenda in aree confinanti ad essa”.
In
questo senso si può parlare di:
-
distanze di sicurezza antincendio
interne (“tra locali distinti ma appartenenti alla medesima attività ed
alla stessa struttura edilizia; tra edifici distinti ma appartenenti alla
medesima attività”);
-
distanze di sicurezza antincendio
esterne (“tra edifici appartenenti ad un’attività e altri edifici ove
vengono svolte altre attività”);
-
distanze di sicurezza antincendio di
protezione (“tra edifici appartenenti alla stessa attività e il confine
perimetrale dell’attività”).
Inail,
Settore Ricerca Certificazione e Verifica, Servizio Prevenzione e Protezione, “ Formazione antincendio”, a cura del Dott. Ing. Raffaele
Sabatino (Responsabile del SPP – Ricerca INAIL) con la collaborazione del Dott.
Ing. Massimo Giuffrida (Dipartimento Tecnologie di Sicurezza – Ricerca INAIL),
edizione aggiornata al febbraio 2012
(formato PDF, 4.64 MB).
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