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"Rischio rumore: come intervenire su attrezzature e macchine"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
19/04/2013 - Per ridurre l’
esposizione al rumore causato da macchine, attrezzature e impianti è possibile intervenire sull’emissione sonora delle sorgenti o intervenire sulla trasmissione e propagazione del rumore.
Se la prima forma di intervento è la più idonea per ridurre il
rischio da rumore, non sempre è possibile e praticabile, ed è comunque
di norma operazione gestita a livello progettuale dai costruttori.
Invece gli interventi sulla trasmissione e propagazione del rumore sono la soluzione più facilmente perseguibile da parte degli utilizzatori.
A soffermarsi sui
possibili interventi sulla trasmissione e propagazione del rumore è il manuale operativo “ Metodologie e interventi tecnici per la riduzione del rumore negli ambienti di lavoro”, approvato il 28 novembre 2012 dalla Commissione consultiva Permanente per la salute e sicurezza sul lavoro.
Per classificare tali interventi di bonifica si può fare
riferimento al mezzo di propagazione o alla modalità di propagazione
dell’energia acustica che può essere diretta o per riflessione.
Ad esempio negli interventi sulla
propagazione diretta “si
opera interponendo tra la sorgente sonora disturbante e la postazione
di lavoro un ostacolo fisico in grado di deviare, attenuare o
modificare, la propagazione del rumore per via aerea”. Mentre gli
interventi sulla propagazione per riflessione consistono essenzialmente
nei
trattamenti fonoassorbenti ambientali.
Rimandandovi
alla lettura integrale del manuale, ci soffermiamo brevemente sulla
presentazione dei principali
interventi
sulla propagazione per via diretta:
-
cabine acustiche (
coperture integrali): tra gli interventi diretti a ridurre la
propagazione per via diretta, “il ricorso alle coperture integrali è quello
che, solitamente, consente di ottenere i risultati migliori in termini di
riduzione del rischio di danno sui posti di lavoro. Una copertura integrale è
infatti una vera e propria cabina fonoisolante che incapsula interamente la sorgente di rumore, facendo sì che solo
una quantità limitata di energia sonora riesca a superarne le pareti e il
soffitto e a diffondersi nell’ambiente circostante”. Tuttavia è importante
rispettare almeno “tre
requisiti
fondamentali: le pareti e il soffitto della cabina devono assicurare un
adeguato potere fonoisolante, anche tenendo conto degli inevitabili punti
deboli” (finestrini d’osservazione, portelli d’accesso dei pezzi in
lavorazione, condutture per il ricambio d’aria, ecc.); tutte le superfici
interne della cabina devono avere un elevato coefficiente d’assorbimento
acustico; tra la cabina e la macchina deve essere evitato ogni collegamento
rigido che, consentendo la trasmissione delle eventuali vibrazioni prodotte
dalla macchina, potrebbe trasformare le pareti della cabina in superfici
radianti”. Dopo aver ricordato che per realizzare una cabina acustica “non
esiste ovviamente una soluzione unica”, il manuale si sofferma sugli
accorgimenti più adottati per ridurre al minimo il passaggio delle vibrazioni
dalla sorgente alla cabina, su tipologie speciali di coperture e, come per gli
altri interventi, sui livelli di attenuazione acustica assicurabili;
-
cappottature acustiche (
coperture parziali): “nei casi in cui
non sia possibile impiegare coperture integrali (di solito perché è molto
frequente l’intervento dell’operatore sulla macchina) una possibile soluzione
alternativa è il ricorso alle cosiddette coperture parziali.
Le
coperture parziali possono riguardare sia parti importanti dell’intera macchina
che parti limitate di essa, come, ad esempio il motore elettrico o la scatola
ingranaggi. In generale, questo tipo
d’intervento assicura sul posto di lavoro interessato un’attenuazione inferiore
a quella offerta dalle cabine acustiche”;
-
schermi acustici o
barriere: sono superfici rigide,
solitamente piane, di dimensioni variabili e appoggiate per terra, sistemate in
modo da “interrompere il percorso diretto del rumore tra il punto di emissione
sonora vero e proprio ed il lavoratore esposto. L’efficacia acustica di tale
interposizione è in gran parte limitata dalla diffrazione sonora che avviene ai
bordi e alla sommità della barriera stessa, che tuttavia è in grado di creare,
in corrispondenza della postazione di lavoro del lavoratore esposto, una zona
d’ombra acustica in molti casi sufficiente ad ottenere una riduzione
significativa del rumore. Operativamente, è opportuno realizzare schermi che
garantiscono un angolo di almeno 30° tra la direzione sorgente-schermo e
schermo-operatore”. Tali schermi “sono
solitamente impiegati sia negli stabilimenti industriali che nei grandi uffici organizzati a
cosiddetto spazio aperto (
open space)”.
Gli schermi acustici possono costituire una valida soluzione “a patto che la
sua adozione si accompagni al rispetto di almeno tre condizioni: la sorgente di
rumore e il posto, o i posti, di lavoro da proteggere devono essere
relativamente prossimi tra loro; il lato minore della barriera deve avere una
dimensione pari ad almeno tre volte la lunghezza d’onda della componente in
frequenza che maggiormente contribuisce a determinare il livello del rumore da
schermare; l’uso di una barriera è efficace solo in condizioni ambientali di
campo sonoro prossime a quelle di campo sonoro libero”;
-
silenziatori: “possono essere
schematicamente definiti come dispositivi diretti ad attenuare la rumorosità
trasmessa per via aerea da sorgenti di rumore di origine aerodinamica. Sorgenti
di questo genere, sotto forma di sistemi di movimentazione dell’aria
(ventilatori, soffianti, ecc.), di scarichi pneumatici, di sistemi di
raffreddamento o movimentazione di pezzi mediante aria soffiata, di sistemi di
scarico gas ed altri simili, si trovano in molti ambienti di lavoro. Anche in
questi casi la soluzione migliore di bonifica è un intervento diretto sulla
sorgente per ridurne l’ emissione sonora o l’adozione di
macchine o dispositivi a minore emissione acustica, ma quando ciò non è
possibile il ricorso ai silenziatori può attenuare sensibilmente la rumorosità
da essi diffusa nell’ambiente”;
-
interventi sulla propagazione per via
solida: “i collegamenti che la macchina ha attraverso il basamento e gli
ancoraggi di stabilizzazione con le strutture edilizie dell’ambiente in cui è
collocata, essendo generalmente costituiti da parti rigide, possono costituire
una via di propagazione delle vibrazioni associate al funzionamento della
macchina. Ciò può avere un duplice effetto negativo: in primo luogo determinare
l’insorgere di danni o di disturbi nei lavoratori esposti; in secondo luogo
suscitare, in ambienti anche lontani dalla sorgente, l’irraggiamento dell’energia
sonora da superfici estese quali pareti, pavimenti, rivestimenti di macchine.
Gli interventi più praticati consistono nell’interposizione, tra la sorgente e
le strutture da isolare, di appositi dispositivi in grado di attenuare il
flusso di energia trasferita”;
-
interventi di controllo attivo del
rumore e delle vibrazioni: “è una tecnologia recente basata sulla
considerazione che la somma di segnali uguali in ampiezza e frequenza, ma in
controfase, è nulla (fenomeno di interferenza distruttiva)”. In questo senso i
“progressi registrati negli ultimi anni nel campo dell’elettronica e
dell’analisi del segnale” hanno consentito un sempre più vasto sviluppo
applicativo di questo principio, “le cui potenzialità non sono ancora
interamente dispiegate”. L'interesse rivolto alle tecniche di riduzione attiva
del rumore
è motivato dal fatto che, “mentre gli interventi ‘passivi’ presentano le
migliori prestazioni nei campi di frequenza medio alti e comportano spessori e
masse sempre crescenti con il diminuire della frequenza da controllare, i
dispositivi di riduzione attiva del rumore possono – quando applicabili -
fornire risultati soddisfacenti, senza tali inconvenienti, proprio nel campo
delle basse frequenze”. Le due tecniche, quella “passiva” e quella “attiva”,
non sono dunque incompatibili ed alternative tra loro. Il manuale riporta, allo stato di evoluzione
attuale, le principali limitazioni nell’uso di tali tecniche;
-
cabine per operatore (
cabine di riposo acustico): “nel caso di impianti rumorosi di grandi
dimensioni, quali turbine, alternatori, caldaie, linee di laminazione, macchine
tipografiche, linee di fabbricazione della carta, impianti ceramici, di
macinazione ecc., un’alternativa possibile è la creazione di un ambiente
acusticamente protetto, all’interno del quale operino i lavoratori. Ciò vale
soprattutto in quelle situazioni in cui le mansioni da svolgere sono più di
sorveglianza e di controllo, attraverso la maggiore centralizzazione possibile
dei comandi, che d’intervento diretto sulla macchina. In quest’ultimo caso è
importante che uscendo dalla cabina l’operatore sia sempre dotato di DPI uditivi”. Si ricorda che
l’efficienza di una cabina per operatore è direttamente “correlata con il
potere fonoisolante assicurato dalle pareti laterali, dal soffitto, dal
pavimento e dall’isolamento di quest’ultimo dalle vibrazioni trasmesse per via
strutturale”. E non va trascurato che “spesso una cabina operatore,
specialmente se individuale e di piccole dimensioni, può essere causa di
disagio per il lavoratore in essa confinato, e ciò soprattutto per le
limitazioni che essa impone nei rapporti interpersonali di lavoro e per il
senso d‘isolamento che deriva da un prolungato periodo di lavoro al suo
interno”.
Concludiamo
questa breve rassegna con alcune indicazioni relative agli interventi sulla
propagazione per riflessione consistenti nei
trattamenti fonoassorbenti ambientali.
Il
manuale sottolinea che “la propagazione del suono in un ambiente chiuso oltre
che dalla trasmissione per via diretta è influenzata dalle caratteristiche di
assorbimento acustico delle pareti, del pavimento e del soffitto. Tanto minore
sarà tale assorbimento, tanto maggiore sarà la parte di energia sonora
incidente che verrà riflessa, e quindi tanto maggiore sarà il contributo con cui
questa parte d’energia concorrerà alla formazione del livello di rumore
presente sui vari posti di lavoro”.
Negli
ambienti industriali rumorosi è molto diffuso il ricorso al “rivestimento delle
pareti e dei soffitti con materiali o strutture fonoassorbenti piane, oppure,
solo nel caso dei soffitti, con file di elementi fonoassorbenti sospesi
(baffles), al fine di ridurre il fenomeno di riflessione nell’ambiente, delle
onde sonore incidenti”.
Segnaliamo
che una scheda del manuale (
Scheda n. 20)
è dedicata specificatamente alle caratteristiche e alle prestazioni acustiche
di questi rivestimenti.
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