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"Buone prassi per ridurre l’esposizione a polveri contenenti silice"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
19/07/2013 - I dati e gli studi di questi anni sugli
effetti della Silice Libera Cristallina (SLC),
con particolare riferimento al suo potenziale cancerogeno (recentemente
rivalutato dallo IARC), hanno riportato l’attenzione su questo fattore
di rischio lavorativo, anche con specifico riferimento agli ambienti di
lavoro dove si producono
piastrelle in ceramica.
Riguardo a questi ambienti di lavoro è nato un gruppo di lavoro
misto – formato da operatori dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza
(SPSAL) delle Aziende USL di Modena e Reggio Emilia, da tecnici messi a disposizione dal mondo delle imprese ceramiche (attraverso Confindustria Ceramica),
da aziende di produzione di macchine per ceramica (attraverso
l’Associazione - Acimac) e da rappresentanti delle Organizzazioni
Sindacali – che ha elaborato una serie di
schede di buone prassi per la riduzione del rischio. Tra queste schede è inserita quella relativa alla
pulitura delle polveri che
il gruppo di lavoro ritiene poter essere intesa come “manutenzione
sicura” sia di tipo preventivo/proattivo nelle situazioni di
progettazione e istallazione di nuovi impianti sia di tipo
correttivo/reattivo nel caso di macchine e impianti già istallati e in
funzione.
E quanto elaborato dal gruppo di lavoro in relazione ai “
Metodi di pulitura in ceramica per la riduzione del rischio da Silice Libera Cristallina” è stato validato come
buona prassi nella seduta del
30 maggio 2012 dalla Commissione Consultiva Permanente per la salute e sicurezza sul lavoro.
La scheda relativa
alla pulitura - creata allo scopo di aiutare i datori di lavoro ad attenersi ai
requisiti in materia di salute e sicurezza dell'ambiente di lavoro,
controllando l'esposizione alla silice cristallina respirabile -
prende in esame “le operazioni che riguardano la rimozione, dalle superfici dei
luoghi di lavoro, delle polveri o materiali che possono contenere silice cristallina. La pulizia
dovrebbe essere eseguita periodicamente; ma diviene immediatamente necessaria
in seguito ad una fuoriuscita di polvere che può contenere silice cristallina”.
In funzione delle
circostanze specifiche “può non essere indispensabile applicare tutte le
misure”, individuate nella scheda, “per ridurre al minimo l'esposizione alla
silice cristallina respirabile; in tal caso sarà sufficiente applicare le
misure di protezione e prevenzione appropriate. Questo documento dovrebbe
essere messo a disposizione delle persone esposte a silice cristallina
respirabile sul posto di lavoro, perche possano utilizzare al meglio le misure
di controllo implementate”.
Riprendiamo alcune
indicazioni per la
pulitura ad umido:
- “nei reparti dove
è disponibile acqua e i pavimenti sono dotati di canaletti di raccolta (es.
atomizzazione, smaltatura, macinazione smalti), la rimozione della
polvere
depositata sui pavimenti può essere fatta con getti d'acqua a pressione, che
viene poi canalizzata per la raccolta, la depurazione se necessaria , ed il
riutilizzo;
- per la pulitura
di altri pavimenti utilizzare pulitrici a lama d'acqua, che provvedono ad
erogare e a raccogliere il liquido di lavaggio;
- in caso di ampie
fuoriuscite di materiale polveroso e asciutto a opportuno utilizzare il getto
d'acqua con cautela evitando la dispersione della polvere da rimuovere;
- laddove si
utilizzano metodi di pulitura ad umido, le installazioni elettriche devono
essere protette contro l'ingresso dell'acqua;
- la presenza di
sistemi di drenaggio adeguati (canalini) è fondamentale quando si utilizzano
tubi ad acqua”.
Queste invece le
indicazioni per la
pulitura a secco:
- “il controllo
della polvere può essere raggiunto anche utilizzando metodi di pulitura a
secco;
- gli aspirapolvere
industriali possono essere unità portatili, provviste di filtri particolari ad
alta efficienza (filtro HEPA) oppure di una tecnica equivalente. In alternativa
e preferibilmente , i luoghi di lavoro possono esseri provvisti di un sistema
di aspirazione integrato, con prese di aspirazione posizionati in modo
strategico, collegati ad un raccoglitore della polvere centralizzato, dotato di
abbattitore ad alta efficienza;
- se i sistemi di
aspirazione devono far fronte ad ampie fuoriuscite di
materiale polveroso,
dovrebbero essere progettati in modo idoneo ad evitare sovraccarichi
dell'impianto di aspirazione;
- quando le
operazioni di pulitura non possono essere effettuate con attrezzature aspiranti
o a umido, verificare che i lavoratori indossino i dispositivi di protezione
individuali adeguati” e verificare “che siano state adottate delle misure per
impedire che le polveri contenenti silice cristallina fuoriescano
dall'area di lavoro”.
Veniamo alla
manutenzione:
- “tenere il
sistema di aspirazione localizzata in condizioni di funzionamento efficienti e
ottimali secondo le raccomandazioni del fornitore/installatore. Rumore e
vibrazioni provenienti dai ventilatori possono indicare un problema;
- sostituire i
materiali di consumo (tubi flessibili, ecc.) in conformità alle indicazioni del
produttore;
- non modificare
mai alcuna parte del sistema prima che sia effettuata una valutazione
professionale sulla fattibilità del cambiamento;
- le operazioni di
manutenzione possono presentare situazioni di rischio elevate o particolari, in
questi casi è necessario predisporre le procedure da seguire per la protezione
degli addetti alla
manutenzione,
i DPI da indossare e le attrezzature necessarie”.
E per l’
ispezione e la
verifica:
- “le Aziende
utilizzatrici devono ricevere dal produttore/fornitore del sistema di
captazione e abbattimento delle polveri, all'interno del manuale d'uso e
manutenzione, le caratteristiche tecniche principali del sistema di aspirazione
localizzata, in particolare almeno lo schema di distribuzione delle tubazioni
dell'impianto di aspirazione, la portata, la depressione presente nella
tubazione rispetto l'ambiente e la sezione della conduttura nei punti dove si
effettuano le misurazioni di verifica;
- se mancanti,
richiedere espressamente le informazioni al fornitore;
- almeno una volta
l'anno, verificare nei punti di controllo le prestazioni delle condutture
principali dell'impianto, secondo le indicazioni del costruttore e nel rispetto
delle norme nazionali, lasciandone traccia documentale”;
- al momento
dell'installazione verificare che i requisiti standard dei dispositivi di
depolverazione siano rispettati, conservando traccia documentale dei controlli
effettuati;
- controllare
visivamente le condizioni dell'impianto di aspirazione e relativi componenti, a
cadenza regolare. se utilizzati saltuariamente verificarli prima dell'uso;
- ai fini di cui
sopra, e ai fini delle verifiche a cura degli addetti, riportate nella colonna
a fianco, definire una adeguata procedura interna”.
Ricordando che il
documento si sofferma anche su altri aspetti (gestione, formazione, accesso, …)
e che comprende una breve
lista di
controllo per gli addetti, diamo infine alcune informazioni contenute nella
scheda e relative alla
pulizia e
alle
operazioni ausiliarie:
- “pulire
giornalmente il posto di lavoro e pulire con frequenza appropriata l'ambiente e
le attrezzature di lavoro;
- in caso di
perdita intervenire immediatamente;
- utilizzare metodi
di pulizia ad umido o ad aspirazione;
- non usare
pulitrici a spazzole o aria compressa per pulire;
- se le operazioni
di pulizia espongono ad un rischio elevato, approfondire la valutazione e
riconsiderare le procedure, le attrezzature e i DPI;
- Dispositivi di
Protezione Individuale (DPI)”.
Se i risultati
della diffusione delle schede sono una “riduzione dei livelli espositivi alle
polveri contenenti silice” e in prospettiva riduzione delle patologie correlate
(polmonari ed extrapolmonari)”, concludiamo ricordando i
punti di forza di maggiore rilevanza del progetto:
- modello
partecipato per la messa a punto delle schede: la presenza attiva dei vari
attori “dovrebbe costituire elemento rilevante per l’applicazione ampia e per
la migliore riuscita;
- la condivisione
degli obiettivi e degli strumenti faciliterà sia la fase di realizzazione degli
interventi che quelli di controllo (interni all’azienda e da parte degli Organi
di Controllo);
- l’utilizzo di uno
schema di modello già individuato a livello del Dialogo Sociale Europeo (NEPSI)
mantiene questo lavoro in assonanza di quanto avviene anche in altri comparti e
in
altre realtà
sopranazionali;
- l’uso di strumenti
attivi per il coinvolgimento dei soggetti ‘attuatori’; in particolare i
consulenti, il personale tecnico all’interno delle aziende, i preposti e i
lavoratori vengono coinvolti attraverso opera di sensibilizzazione/informazione
e di vera e propria formazione curata soprattutto dall’ente formatore del
comparto (CERFORM);
- Introduzione di
check list di verifica di 1° livello (comuni anche ad altri comparti
caratterizzati da alti livelli di esposizione a SLC e messi a punto all’interno
dell’attività del NIS) e di 2° livello specifico per la ceramica per piastrelle
e analitico per le varie fasi di lavoro e per i vari punti critici di
immissione delle polveri negli ambienti di lavoro;
- La valutazione di
efficacia sarà condotta anche attraverso un confronto tra le misure di
esposizione effettuate negli anni e in particolare tra quelli precedenti
all’adozione delle buone prassi e quelle successive”.
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