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"Donne e lavoro: stress, videoterminali, movimentazioni e cadute"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
11/04/2014 - Sono diversi i rischi lavorativi che necessitano una riflessione attenta sulle
differenze di genere per
mettere in atto misure efficaci di tutela della salute e sicurezza
delle donne lavoratrici. Su questo tema recentemente l’Inail ha prodotto
diverse pubblicazioni in cui la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro
sono analizzate in
ottica di genere sia sul piano della prevenzione che della ricerca.
Una di queste pubblicazioni, dal titolo “ La sicurezza sul lavoro viaggia con le donne”, è stata realizzata dall’Inail con le
Ferrovie
dello Stato italiane e affronta i principali rischi presenti negli
ambiti di vita e di lavoro, i loro più significativi effetti e,
specialmente, le problematiche specifiche per le lavoratrici.
Ci soffermiamo oggi in particolare sul rischio stress
lavoro-correlato, sui disturbi correlati all’uso del videoterminale, sulle patologie
muscolo-scheletriche e sul rischio delle cadute.
Stress lavoro-correlato
Riguardo allo stress lavoro-correlato la pubblicazione
ricorda che lo stress nel mondo del lavoro
insieme ad altri rischi psicosociali, quali il burnout, è un problema frequente e molto diffuso.
Dopo aver presentato genericamente fattori di rischio e
misure di prevenzione, vengono segnalati in particolare i fattori che per le
donne possono assumere maggior peso: “la carenza di soluzioni organizzative atte
a garantire un giusto bilanciamento fra i tempi di vita e di lavoro, una scarsa
flessibilità nei ritmi ed orari di lavoro e generali forme di impedimenti allo
sviluppo della carriera; a ciò si aggiungono una maggiore esposizione a molestie sessuali, a comportamenti irrispettosi, a
forme di discriminazione operate fra colleghi o da superiori”.
Disturbi da
attività al videoterminale
Si sottolinea che, come indicato nel Titolo VII del D.Lgs. 81/08,
“ai fini della specifica tutela, s’intende per lavoratore al videoterminale
(VDT) chi utilizza un’attrezzatura munita di videoterminale (postazione al
computer, tutte le attrezzature connesse e ambiente circostante), in modo
sistematico o abituale, per almeno 20 ore settimanali, al netto delle
interruzioni previste dalla legge (15 minuti ogni 2 ore di applicazione
continuativa al VDT)”.
Dopo aver presentato, anche in questo caso, fattori di
rischio e prevenzione (in relazione a piano di lavoro, sedia, schermo, ...), la
pubblicazione segnala che l’attività al videoterminale è “normalmente
compatibile con lo stato di gravidanza”.
Non vi sono cioè rischi per il bambino: “in passato vi erano
state preoccupazioni in relazione ad una possibile esposizione a radiazioni
ionizzanti (quali i raggi X), ma numerosi studi hanno escluso la possibilità
che vi sia un’emissione di tali radiazioni dai videoterminali, per cui non
sussiste un rischio di danno al nascituro”.
Tuttavia in questo periodo particolare della donna “l’ attività al videoterminale potrebbe comportare problemi di
tipo posturale collegati ai cambiamenti cui va incontro il suo corpo (aumento
del volume dell’utero gravidico e spostamento del baricentro verso avanti) che,
insieme alla posizione fissa seduta mantenuta per lunghi periodi di tempo,
possono portare alla comparsa di problemi muscoloscheletrici, tra cui
principalmente la lombalgia (mal di schiena)”.
Dunque nel periodo di gravidanza “è consigliabile
effettuare pause più frequenti, durante
le quali è bene sgranchire i muscoli possibilmente camminando, e ridurre il
tempo di lavoro al videoterminale”.
Patologie
muscolo-scheletriche
Abbiamo visto più volte, anche attraverso gli articoli di
PuntoSicuro, che nel mondo del lavoro bisogna prestare particolare attenzione alla
salute della colonna vertebrale e dei muscoli e che i principali rischi
lavorativi a carico dell’apparato muscolo-scheletrico sono correlati alla
movimentazione manuale dei carichi, ai
movimenti ripetuti e alle
posture fisse.
Se la capacità di sollevamento e trasporto varia in funzione
delle capacità fisiche individuali, varia anche, in ottica di genere, tra donne
e uomini: “
la differenza tra la capacità
di sollevamento di una donna sana è mediamente pari a due terzi rispetto a
quella di un uomo”. In questo senso “le norme tecniche della serie ISO
11228 (parti
1-2-3), relative alle attività di movimentazione manuale (sollevamento,
trasporto, traino, spinta, movimentazione di carichi leggeri ad alta
frequenza), prevedono un limite del peso da movimentare per la popolazione
lavorativa adulta pari a 25 Kg che protegge il 95% dei maschi ma solo il 70%
delle femmine. La norma UNI EN 1005-2 (rivolta ai progettisti di macchine)
suggerisce il valore di 15 Kg che protegge il 90% delle donne”.
In merito poi ai movimenti ripetuti “l’incidenza complessiva
delle patologie degli arti superiori è maggiore nelle donne (54,1% contro
45,9%), con particolare riferimento alla sindrome del tunnel carpale (65,5%
contro 34,5%) ed alle patologie del polso”.
Scivoloni, cadute
e vibrazioni
Chiudiamo questa breve presentazione parlando di cadute con
riferimento in particolare a pavimenti, scale e protezioni nel lavoro in
altezza. Ricordando che le “ cadute in piano o dall’alto sono gli infortuni
più frequenti e più gravi, non solo nei cantieri e nelle fabbriche, ma anche
negli ospedali, negli uffici, nei supermercati ecc”.
Guardando al rischio in ottica di genere è bene segnalare che
nella donna in gravidanza “le cadute e l’esposizione a colpi, ad esempio forti
urti improvvisi contro il corpo o sobbalzi, possono accrescere il rischio di un
aborto spontaneo. Pertanto, situazioni lavorative che comportino l’esposizione
a tali rischi, vanno valutate con attenzione; analoga vigilanza va riservata a
lavorazioni che espongono a vibrazioni o movimenti”.
Infine si sottolinea come la colonna vertebrale sia “la
struttura che, con maggiore frequenza, risente dei danni delle
vibrazioni. La zona lombare del rachide
risulta la più frequentemente colpita, seguita dalla regione dorsale e da
quella cervicale”.
E in particolare “nelle donne in gravidanza tali disturbi
sono più frequenti a causa delle modificazioni fisiologiche, tra cui
l’incremento della lordosi lombare, che si verificano durante la gestazione. Dagli
studi di letteratura si evidenzia che durante la gravidanza l’esposizione a
vibrazioni può accrescere il rischio di parto prematuro o di nascita di neonato
sotto peso”.
Inail, Ferrovie dello Stato, “ La
sicurezza sul lavoro viaggia con le donne” , edizione ottobre 2013 (Formato PDF, 3.43 MB).
RTM
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