News
"Polveri di legno: sorveglianza sanitaria e gestione del rischio"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
14/04/2014 - Abbiamo più volte segnalato come l’Agenzia Internazionale per la
Ricerca sul Cancro (IARC) abbia inserito nel Gruppo 1 (cancerogeni per
l’uomo) le
polveri di legno duro e come diverse direttive europee classifichino come a rischio cancerogeno proprio il lavoro comportante l’ esposizione a polvere di legno duro.
Su questo rischio in questi anni l’Inail e diverse ASL locali hanno realizzato pubblicazioni, progettato piani di prevenzione e organizzato incontri di approfondimenti per migliorare l’informazione e la prevenzione nei luoghi di lavoro.
Riguardo ai seminari e convegni di approfondimento ne segnaliamo in particolare due organizzati sul tema dall’ ASL 10 di Firenze.
Il primo seminario, dal titolo “
Sorveglianza sanitaria in esposti a polveri
di legno”, si è tenuto a Sesto Fiorentino il 15 giugno 2013 e ha avuto
l’obiettivo di diffondere i risultati sanitari del progetto della Azienda
Sanitaria di Firenze sulla tutela della salute di lavoratori esposti a polvere
di legno e illustrare i percorsi diagnostici per la sorveglianza sanitaria
in esposti ed ex-esposti a polvere di legno.
Anche il secondo seminario, dal
titolo “
Prevenzione e controllo
dell’esposizione a polveri di legno nella ASL 10 di Firenze: la gestione del
rischio”, si è tenuto a Sesto Fiorentino, ma qualche mese dopo, il 28
ottobre 2013.
Questo secondo seminario ha
ricordato ancora che la polvere di legno duro è stata classificata come “Group
1: Carcinogenic to humans” dalla IARC nel 1995 a seguito della sufficiente
evidenza del nesso causale con l’insorgenza del tumore dei seni nasali e
paranasali. E ha segnalato come l’esposizione prolungata alla polvere di legno
avvenga quasi esclusivamente per motivi di natura professionale.
In particolare la lavorazione di
“
legni duri” comporta diversi
obblighi a carico delle imprese, quando viene effettuata esclusivamente o in
associazione con i “
legni dolci”, e
nel caso in cui siano occupati lavoratori subordinati o ad essi equiparati
(soci, apprendisti ecc.).
Si è anche ricordato che se il
termine “duro” deriva dalla traduzione letterale del termine inglese “hardwood”
(utilizzato per indicare il legno ricavato da alberi del tipo Angiosperme), in
linea generale i legni duri sono rappresentati dalle latifoglie ed i legni
dolci o teneri, dalle conifere Gimnosperme.
Fatte queste premesse i
datori di lavoro che effettuano
lavorazioni che comportano l’ esposizione
a polveri di legno duro dovranno essere in grado di dimostrare:
- di aver messo in atto tutte le
misure previste per la riduzione dell’esposizione al valore più basso
tecnicamente possibile (art. 235 D.Lgs. 81/2008);
- che l’esposizione all’interno
della loro attività è inferiore al valore limite di esposizione pari a 5 mg/m3
(in caso contrario potranno essere sottoposti a provvedimenti atti ad impedire
il protrarsi della situazione di rischio accertata).
Rimandando a futuri articoli di
PuntoSicuro la presentazione nel dettaglio degli atti dei seminari, presentati
sul sito dell’ ASL 10 di Firenze, ci
soffermiamo brevemente su un intervento – al seminario del 15 giugno 2013 - dal
titolo “
Quale sorveglianza sanitaria?”
e a cura della Dr.ssa Carla Sgarrella (ASL 10 Dipartimento di Prevenzione).
Nell’intervento si fa riferimento
in particolare ad una griglia di valutazione della sorveglianza sanitaria
mirata al rischio cancerogeno nel comparto del legno.
Griglia che ha permesso di
rilevare:
- che “la caratteristica del
tessuto produttivo (industria o artigianato) sembra influire sulla qualità
della sorveglianza sanitaria”;
- che “la qualità della
sorveglianza sanitaria va migliorata”.
È dunque necessario “individuare
modalità e strumenti più efficaci”, anche perché “la normativa e le indicazioni
della letteratura ci sono”.
In particolare l’intervento fa
riferimento alle
Linee guida sulla
esposizione a polveri di legno redatte dal Coordinamento
Tecnico delle Regioni, linee guida che “comprendono sia aspetti tecnici di
prevenzione che indicazioni sulla sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti
a polveri di legno duro”.
Ci soffermiamo su alcuni dei
punti critici rilevati dalla relatrice:
- “non vi sono evidenze
biologiche ed epidemiologiche che consentano di individuare una soglia di
esposizione al di sotto della quale la potenzialità di promozione/induzione
neoplastica” possa essere pari a “zero”;
- “l’esposizione a polveri può
indurre malattie respiratorie non neoplastiche soprattutto allergiche anche
entro il limite di 1 mg/mc, Non vi è un limite al di sotto del quale si può
escludere un effetto sensibilizzante”.
Allora cosa si può fare?
Fondamentale – continua la
relatrice – è “
contenere l’esposizione
entro il più basso valore possibile anche nelle nostre realtà lavorative”.
Nell’intervento vengono
presentate alcune
misure organizzative e
procedurali.
Ad esempio:
- si devono vietare le operazioni
di pulizia del pezzo lavorato con aria compressa o con la bocca e devono essere
utilizzate invece apposite spazzole aspiranti;
- è bene predisporre programmi di
manutenzione degli impianti;
- per la pulizia delle macchine,
dei locali e delle attrezzature si deve eliminare l’uso dell’aria compressa. La
pulizia deve essere eseguita con mezzi meccanici dotati di aspirazione;
- nelle attività che non
garantiscono sufficiente protezione è importante utilizzare dispositivi di
protezione individuali. Ad esempio nei lavori di carteggiatura, levigatura,
manutenzione su sistemi di captazione, nello svuotamento dei contenitori e
silos e nella pulizia di impianti e locali devono essere utilizzati: copricapo,
tuta con polsini dotati di elastici, occhiali (da utilizzarsi in concentrazione
elevate di polveri), apparecchi di protezione
delle vie respiratorie.
In conclusione la relatrice
riporta alcune
indicazioni operative:
- anche “il riferimento al limite
di 1 mg/m³ deve essere considerato come un valore che comunque non garantisce
in maniera totale la salute del lavoratore. Non può essere inteso come un netto
spartiacque fra elevata e bassa esposizione;
- i lavoratori con una elevata
anzianità lavorativa nel settore pari almeno a 15 anni tuttora esposti
indipendentemente dalla presenza di sintomi e dai pregressi livelli di
esposizione dovrebbero essere sottoposti a visita specialistica ORL con
fibrolaringoscopia almeno una volta;
- in ambito di sorveglianza
sanitaria è corretto indagare i disturbi nasali attraverso l’uso del
questionario per tali disturbi”.
Gli
atti dei seminari organizzati
dall’ ASL 10 di Firenze:
- “ Atti del seminario del 28 ottobre 2013” (formato ZIP, 2.95
MB);
- “ Prima parte degli atti del seminario del 15 giugno 2013” (formato
ZIP, 7.91 MB);
- “ Seconda parte degli atti del seminario del 15 giugno 2013” (formato
ZIP, 8.21 MB).
Tiziano Menduto
Segnala questa news ad un amico
Questa news è stata letta 1159 volte.
Pubblicità