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"I dispositivi di protezione individuale e i rischi chimici e biologici"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
30/04/2014 - Certo non possiamo utilizzare l’ipnosi, come “suggerito” dall’efficace vignetta di Tubal sui
dispositivi di protezione individuale, per convincere i lavoratori a
utilizzarli. Tuttavia come giornale di informazione possiamo tornare
periodicamente sul tema cercando di offrire continui promemoria, per i
lavoratori e le aziende, non solo in relazione all’importanza dei DPI,
ma anche in relazione alla loro scelta, gestione e utilizzo.
Per tornare sull’argomento possiamo fare riferimento a un documento
pubblicato sul sito del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche
e Ambientali ( Di.S.Te.B.A.) dell’ Università del Salento in relazione al Corso di laurea in Scienze Biologiche e, in particolare, alla “
sicurezza di laboratorio”.
In “
Dispositivi di protezione individuale”, documento a cura della
Dott.ssa Daniela Pacoda, si ricorda che i dispositivi
di protezione individuale (DPI) “devono essere impiegati quando i rischi
non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di
prevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi o
procedimenti di riorganizzazione del lavoro”.
Dopo aver ricordato quanto
indicato sul Titolo III, Capo II del D.Lgs. 81/2008, l’autrice informa che
non costituiscono DPI:
- “gli indumenti di lavoro
ordinari e le uniformi non specificamente destinati a proteggere la sicurezza e
la salute del lavoratore;
- le attrezzature dei servizi di
soccorso e di salvataggio;
- le attrezzature di protezione
individuale delle forze armate, delle forze di polizia e del personale del
servizio per il mantenimento dell'ordine pubblico;
- le attrezzature di protezione
individuale proprie dei mezzi di trasporto stradali;
- i materiali sportivi quando
utilizzati a fini specificamente sportivi e non per attività lavorative;
- i materiali per l'autodifesa o
per la dissuasione;
- gli apparecchi portatili per
individuare e segnalare rischi e fattori nocivi”.
Dopo aver presentato la divisione
in tre categorie
dei DPI, il documento si sofferma sulla
nota informativa che “deve essere rilasciata dal fabbricante e deve
essere redatta nella lingua dello stato in cui il DPI viene venduto. Deve
contenere le istruzioni di deposito, impiego, pulizia e manutenzione, disinfezione
a cui può essere sottoposto il DPI. Tale nota deve inoltre contenere
l’indicazione sulla classe di protezione corrispondente ai livelli di rischio e
i limiti di utilizzazione nonché la data o il termine di scadenza (se
previsto). Qualora il fabbricante non sia in grado di determinare a priori la durata
di un DPI deve, nella nota informativa, fornire all’utilizzatore tutte le
indicazioni necessarie per la determinazione del termine di scadenza in base
alle effettive condizioni d’impiego, manutenzione e pulizia”.
Il documento affronta poi la
gestione dei DPI, come regolamentata dal D.Lgs. 81/2008 in relazione agli
obblighi del datore di lavoro e dei lavoratori, e la certificazione CE.
Noi ci soffermiamo invece su
quanto indicato riguardo ai
requisiti dei
dispositivi di protezione individuale.
Per
requisiti funzionali dei DPI si indica che le “caratteristiche del
dispositivo devono essere tali da:
- essere in grado di
neutralizzare il rischio specifico, vale a dire che il DPI deve essere
concepito in modo da poter annullare o, quanto meno ridurre il più possibile,
la probabilità di infortunio per la parte protetta;
- non limitare le funzioni
operative (deve essere progettato in modo che, pur mantenendo inalterate le
caratteristiche protettive, siano limitate il meno possibile le capacità
lavorative);
- essere ben tollerato e
accettato dal lavoratore e costruito in modo che non crei eccessivo disagio;
- essere resistente e duraturo;
- essere economico, nei limiti
del possibile”.
Oltre ai requisiti funzionali, il
DPI deve anche rispondere alle “seguenti
esigenze:
- adattabilità alla persona;
- adeguata solidità e resistenza
agli agenti specifici;
- assenza di elementi o parti che
possano costituire pericolo per l’operatore;
- facilità di impiego (es.:
facilità di indosso e rapidità nel toglierlo in caso di necessità);
- costruzione semplificata al
fine di consentire agevolmente le necessarie operazioni di pulizia,
disinfezione e manutenzione;
- se del caso, colorazioni
appropriate per una corretta identificazione o per evidenziare, per esempio, la
presenza sul dispositivo di sostanze pericolose;
- design appropriato per
conferire il necessario comfort e tale da renderlo gradito all'operatore”.
Riguardo ai requisiti dei
materiali si ricorda che i
materiali
scelti per la costruzione dei DPI “assumono un ruolo determinante ai fini
dell'efficienza del dispositivo stesso”. E il mantenimento delle
caratteristiche di protezione “può essere influenzato negativamente dalle
condizioni ambientali particolari in cui il dispositivo è chiamato ad operare”.
Senza dimenticare che “i materiali che vengono a trovarsi a diretto contatto
con la epidermide devono avere compatibilità con la stessa. Inoltre devono
essere meccanicamente resistenti a tutte le operazioni di manutenzione e
sterilizzazione, se necessarie”.
Ci soffermiamo ora molto
brevemente su alcune delle informazioni offerte dal documento sulla
protezione degli arti superiori.
Protezione che “si realizza
tramite guanti ma anche con protettori dell’avambraccio. Le categorie di rischi
da cui proteggersi sono molteplici e molteplici sono quindi le tipologie
di guanti ognuna delle quali viene perciò sottoposta a prove specifiche”.
Ad esempio ci sono
guanti di protezione contro:
- i
rischi meccanici e fisici: “si utilizzano per la protezione da
aggressioni fisiche e meccaniche causate da abrasione, taglio da lama,
foratura, strappo e taglio da urto. Ne esistono molti tipi e in vari materiali
(cuoio, tela, sintetici) per adattarli il più possibile all’uso specifico”;
- contro i
prodotti chimici ed i microrganismi: “per la scelta del guanto adatto
è di essenziale importanza controllare verso quali sostanze e a quali
concentrazioni sono stati testati è perciò necessario consultare sempre la nota
informativa. I materiali più comunemente utilizzati sono lattice, nitrile,
butile, PVC etc.; per quelli privi di supporto tessile all’interno è possibile
utilizzare un sottoguanto in maglia che eviti il contatto diretto con la pelle.
Si ricorda che non è trascurabile la percentuale di persone allergiche al
lattice è bene perciò accertarsi di tali condizioni personali prima di fornire
guanti di questo materiale, in questi casi è necessario consultare anche il
Medico Competente”.
Riguardo alla
protezione da agenti chimici e agenti
biologici, si sottolinea che “le due caratteristiche principali che
determinano il comportamento dei guanti, relativamente alla protezione
chimica”, sono rappresentate dalla resistenza alla
penetrazione (“passaggio dell’agente chimico attraverso i pori, le
cuciture, le linee di saldatura, altre aperture o imperfezioni del materiale”)
e alla
permeazione (“processo
mediante cui la sostanza chimica attraversa a livello molecolare il materiale
costituente il guanto”).
In particolare “per proteggere
dai rischi biologici i guanti devono essere resistenti alla penetrazione”.
Riportiamo alcune note tratte dal
documento per l’uso dei guanti utilizzabili in laboratorio:
- i guanti monouso non devono mai
essere riutilizzati;
- tutti i guanti proteggono solo
a breve termine in quanto nel tempo tutti, con diversi gradi, consentono la
permeazione della maggior parte dei composti organici in maniera proporzionale
al loro spessore;
- devono essere indossati tutte
le volte che esiste un potenziale rischio di contatto con la pelle;
- per la scelta del materiale è
necessario riferirsi alle tabelle specifiche. Se il rischio è sconosciuto sono
raccomandati come minimo guanti in gomma nitrilica. Il tipo di guanti da
utilizzare dovrebbe essere comunque specificato nella procedura operativa
standard;
- devono essere tolti prima di
toccare superfici che non devono essere contaminate (maniglie, telefono etc.);
- guanti speciali devono essere
utilizzati per i materiali caldi o abrasivi (es. vetreria rotta): questi guanti
non sono adatti a maneggiare prodotti chimici;
- i guanti devono essere tolti
avendo cura di rovesciarli e quindi vanno messi fra i rifiuti pericolosi;
- è necessario lavarsi sempre le
mani dopo essersi tolti i guanti;
- in caso di versamento sui
guanti è necessario toglierli e lavarsi subito le mani;
- alcune manipolazioni, es.
cancerogeni ed antiblastici, necessitano dell’utilizzo di due paia di guanti”.
Concludiamo ricordando che il
documento, che vi invitiamo a visionare integralmente si sofferma non solo su
altre tipologie di guanti (ad esempio contro il calore, il fuoco o il freddo)
ma anche su altre
tipologie di DPI:
- per la protezione degli occhi e
del viso;
- per la protezione dell’udito;
- per la protezione
delle vie respiratorie;
- per la protezione del corpo.
“ Dispositivi di protezione individuale”, documento a cura
della Dott.ssa Daniela Pacoda pubblicato sul sito del Dipartimento di Scienze e
Tecnologie Biologiche e Ambientali dell’Università del Salento (formato PDF,
639 kB).
RTM
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