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"Donne e lavoro: rumore, elettricità, macchine e attrezzature"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
06/05/2014 - Sfogliando ancora una volta la pubblicazione “ La sicurezza sul lavoro viaggia con le donne”, realizzata dall’Inail in collaborazione con le
Ferrovie dello Stato, concludiamo la breve rassegna dei
rischi lavorativi al femminile che abbiamo iniziato qualche settimana fa.
Con l’intenzione di stimolare nelle aziende una valutazione dei rischi in ottica di genere,
nelle precedenti due puntate abbiamo parlato di stress
lavoro-correlato, di videoterminali, di patologie muscolo-scheletriche,
di cadute e vibrazioni, di agenti biologici, di agenti chimici
pericolosi e di problemi microclimatici.
Oggi ci soffermiamo sui rischi dell’
esposizione al rumore, sui
rischi elettrici, sui rischi correlati all’uso di
macchine e attrezzature e, per finire, sui pericoli in
ambiente domestico.
Effetti da
esposizione al rumore
Sappiamo che il rumore rappresenta uno dei rischi più
diffusi negli ambienti di lavoro. Infatti la riduzione della capacità uditiva è “la malattia professionale
più diffusa nell’Unione Europea”.
Il documento segnala che gli effetti del rumore sulla salute
variano a seconda dell’intensità e della durata dell’esposizione e che il
problema non è limitato alle industrie e ad altri settori tradizionalmente “rumorosi”,
ma è presente anche in molti altri ambienti lavorativi (call center, sale per
concerti, bar, allevamenti, ...).
Dopo aver presentato misure di prevenzione e fattori di
rischio, con riferimento agli effetti uditivi e extrauditivi, la pubblicazione sottolinea
che il rumore “è
uno dei fattori di
rischio per cui l’esposizione delle donne è sottostimata”: le malattie
professionali correlate a questo rischio (ipoacusia) “vengono soprattutto
riconosciute nei lavoratori di sesso maschile”.
In ogni caso “generalmente le donne sembrano essere più
esposte a livelli medi di rumore, con l’eccezione dei settori ad alta
rumorosità, come ad esempio quelli della produzione tessile ed alimentare, che
non sono sufficienti a causare l’ipoacusia”. E l’esposizione a questa
rumorosità media, “particolarmente nel settore dell’educazione, sanitario,
alberghiero, nonché per le attività di call center e di ufficio, può portare a
disturbi dell’attenzione, acufeni e a disturbi della voce. Teniamo presente,
comunque, che i livelli di rumore che si riscontrano in alcune attività, quali
quelle in asili e scuole materne, nei reparti di emergenza degli ospedali o nei
laboratori scolastici, possono superare i limiti di esposizione consentiti”.
Il documento riporta inoltre che in studi su “donne esposte
professionalmente al rumore (85 dBA per 8 ore al giorno) è stato riscontrato un
aumento della percentuale di disturbi mestruali, una riduzione della fertilità,
del peso fetale alla nascita e della durata media della gravidanza. Infine è
stata segnalata una correlazione tra esposizione a rumore durante la gravidanza e riduzione della capacità
uditiva dei neonati alle alte frequenze”.
Danni da
elettricità
Con l’elettricità “non si scherza”. Infatti “protezioni
inadeguate, impianti e dispositivi non sicuri, uso scorretto e scarsa
manutenzione costituiscono fattori di rischio elevato che possono portare a
conseguenze gravi per la nostra salute”.
Il documento non riporta in questo caso specifiche
informazioni per la componente femminile del mondo del lavoro, ma oltre a ricordare
la presenza di una banca dati
al femminile,
indica alcune
regole generali:
- “l’installazione di un impianto elettrico deve essere
effettuata da un installatore qualificato che rilascia la dichiarazione di
conformità (D.M. 37/08) alla Regola dell’arte;
- l’etichetta, le
istruzioni d’uso e le avvertenze non vanno mai trascurate, ma lette
attentamente. L’esistenza dei marchi CE (obbligatorio) ed eventuali altri
marchi volontari di qualità dei prodotti (IMQ) assicurano la rispondenza ai
requisiti di sicurezza;
- l’individuazione
del luogo in cui è posizionato il quadro elettrico generale è indispensabile
per poter intervenire all’occorrenza per l’interruzione dei circuiti;
- la verifica
periodica del corretto funzionamento dell’interruttore differenziale (salvavita)
protegge dai contatti indiretti;
- gli apparecchi
elettrici che potrebbero provocare un incendio durante un periodo di assenza o
di notte non devono mai restare accesi;
- gli apparecchi elettrici non devono assolutamente essere
utilizzati con le mani bagnate, in presenza di liquidi o di elevata umidità;
- la revisione e il
controllo degli impianti elettrici vanno effettuati solo da personale
qualificato e vanno del tutto evitate le riparazioni di fortuna;
- i circuiti
elettrici non vanno sovraccaricati. Ogni conduttore può sopportare un
prefissato carico oltre il quale si creano le condizioni che possono causare
corto circuiti, con conseguenze anche gravissime. Bisogna perciò evitare di
collegare più utilizzatori ad una presa di corrente, specie se assorbono molta
potenza. Prolunghe, multiprese, “ciabatte” non devono diventare elementi
permanenti dell’impianto, ma il loro uso va limitato solo a casi di necessità,
senza superare il carico di potenza consentito e per breve tempo: dopo l’uso si
staccano e si riavvolgono;
- l’apparecchio
elettrico va spento prima di fare operazioni intorno alla presa e mai tirando
il cavo;
- per spegnere un
incendio di natura elettrica non utilizzare mai l’acqua, ma gli estintori a
polvere o CO2.
Macchine ed
attrezzature
Quando si utilizzano attrezzature di lavoro e macchine “per
mantenere una buona postura è importante che queste siano progettate tenendo conto
delle dimensioni del corpo umano o di parti di esso”.
Riguardo ai rischi per le lavoratrici si sottolinea che nella
realtà, gran parte delle attrezzature di lavoro e delle macchine “sono concepite
in base alle misure dell’ ‘
uomo medio’,
per cui molti spazi di manovra, postazioni e organi di comando delle macchine, spesso
risultano posizionati troppo in alto per le donne o di dimensioni troppo grandi
per essere facilmente utilizzati dalle mani femminili”.
Infortuni
domestici
Diamo infine un breve sguardo agli infortuni domestici: secondo l’Istat ogni anno in Italia ci sono “oltre 4 milioni
e mezzo di infortuni, di cui circa 8000 dall’esito mortale, con una media di 22
morti al giorno, superiore addirittura a quella per incidenti stradali”.
È un fenomeno che interessa prevalentemente persone anziane,
soprattutto donne, con una percentuale rilevante che riguarda anche i bambini.
L’aumento del rischio è “direttamente proporzionale al
numero di ore che si trascorrono in casa e alla tipologia di attività
domestiche svolte: le donne sono ancora oggi la categoria che rimane più a
lungo fra le mura domestiche e che ha un contatto più frequente con oggetti,
utensili ed elettrodomestici che possono essere all’origine di un infortunio”.
Concludiamo ricordando che il luogo più pericoloso della
casa “risulta essere la cucina, seguito dal soggiorno, dalla camera da letto,
dal bagno e dalle scale. Gli incidenti domestici più frequenti sono le cadute
(55%), le ferite da taglio o punta (17%), gli urti e gli schiacciamenti (14%),
le ustioni (7%) e, a seguire, gli avvelenamenti, le folgorazioni elettriche ed
altri tipi di incidente”.
Inail, Ferrovie dello Stato, “ La
sicurezza sul lavoro viaggia con le donne” , edizione ottobre 2013 (Formato PDF, 3.43 MB).
RTM
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