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"Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto legge Semplificazioni"
fonte www.edilportale.com / Normativa
26/06/2014 - Conferma dell’incentivo del 2% alla progettazione per i dipendenti
pubblici, moduli standard in edilizia e soppressione dell’Autorità di
Vigilanza sui contratti pubblici. È approdato in Gazzetta Ufficiale,
dopo un’attesa durata più di una settimana, il
DL 90/2014 per la semplificazione e la trasparenza amministrativa.
Il decreto pubblicato fa una parziale marcia indietro sull’eliminazione dell’ incentivo del 2%. Secondo le indiscrezioni circolate dopo il Consiglio dei Ministri di venerdì 13 giugno, l’incentivo del 2%, riconosciuto ai progettisti interni alla Pubblica Amministrazione, doveva essere completamente abolito.
La versione definitiva del decreto, invece, spiega che l’incentivo non sarà più riconosciuto solo ai dipendenti pubblici con qualifica dirigenziale. Tutti gli altri progettisti interni continueranno ad usufruire del bonus.
Confermata anche l’adozione dei modelli standard, validi su tutto il territorio nazionale, per la presentazione della Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) e la richiesta del permesso di costruire. Governo e Conferenza Unificata hanno già raggiunto l’ intesa che ha portato alla diffusione dei modelli standardizzati da usare in tutti i comuni d’Italia.
Scarica il modello standard per richiedere il Permesso di Costruire
Scarica il modello standard per presentare la SCIA
L’ Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici viene soppressa a partire da oggi 25 giugno e tutte le sue funzioni passano all’Autorità nazionale anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza ( ANAC). All’ANAC dovranno essere trasmesse tutte le varianti in corso d’opera, insieme al progetto esecutivo, all’atto di validazione e ad una relazione del responsabile del procedimento, entro 30 giorni dall’approvazione da parte della Stazione Appaltante.
Via libera anche alla velocizzazione dei giudizi, i cui tempi finora hanno scoraggiato gli investimenti, con l’informatizzazione dei processi, l’invio telematico di comunicazioni e notifiche e il disincentivo delle liti temerarie, punite con un aumento delle spese di giudizio pari al 10% del valore della controversia.
Rispetto alla versione iniziale, salta invece la semplificazione dei controlli sui requisiti per la partecipazione alle gare d’appalto. Il testo entrato in CdM prevedeva che fossero prima effettuate le verifiche sulle offerte tecniche ed economiche, mentre quelle sui requisiti per la partecipazione alla gara avrebbero coinvolto solo il primo classificato.
Il testo definitivo non contiene nessun riferimento neanche all’eliminazione della responsabilità solidale dell’appaltatore e all’alleggerimento dei requisiti di fatturato e organico che i progettisti devono possedere per poter partecipare ad una gara d’appalto. Le misure potrebbero essere inglobate nella riforma degli appalti con cui saranno recepite le nuove direttive comunitarie.
I COMMENTI
Sul mancato alleggerimento dei requisiti di fatturato per i progettisti interviene il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori: “nonostante gli annunci e i testi entrati in CdM, le riforme annunciate sono scomparse nel DL 90: un settore fondamentale per l’economia del Pese come quello dell’edilizia, infatti, è stato tout court tagliato fuori”.
“Non aver reso maggiormente accessibile il mercato dei lavori pubblici, riducendo i requisiti richiesti ai professionisti per la partecipazione alle gare di progettazione - continua il CNAPPC -, santifica l’esistenza di quelle vecchie regole discriminatorie che hanno finora impedito alla pressoché totalità dei giovani architetti, oltre che alla grande maggioranza degli studi professionali di piccole e medie dimensioni, di partecipare alle gare per l’affidamento di servizi di architettura e di ingegneria. Ciò in violazione ai principi della libera concorrenza a cui si ispirano le più recenti direttive europee in materia di appalti.”
“Evidentemente manca il coraggio per fare riforme vere e si rimane ostaggio di quella burocrazia che sta affondando lentamente e inesorabilmente l’Italia. Non aver smontato il coacervo opaco di norme e di procedure defatiganti che ostacolano gli investimenti e la qualità dell’architettura condanna il Paese all’abusivismo e - come se non bastassero le recenti vicende Expo e Mose - alla corruzione e al malaffare” - concludono gli architetti.
Il decreto pubblicato fa una parziale marcia indietro sull’eliminazione dell’ incentivo del 2%. Secondo le indiscrezioni circolate dopo il Consiglio dei Ministri di venerdì 13 giugno, l’incentivo del 2%, riconosciuto ai progettisti interni alla Pubblica Amministrazione, doveva essere completamente abolito.
La versione definitiva del decreto, invece, spiega che l’incentivo non sarà più riconosciuto solo ai dipendenti pubblici con qualifica dirigenziale. Tutti gli altri progettisti interni continueranno ad usufruire del bonus.
Confermata anche l’adozione dei modelli standard, validi su tutto il territorio nazionale, per la presentazione della Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) e la richiesta del permesso di costruire. Governo e Conferenza Unificata hanno già raggiunto l’ intesa che ha portato alla diffusione dei modelli standardizzati da usare in tutti i comuni d’Italia.
Scarica il modello standard per richiedere il Permesso di Costruire
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L’ Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici viene soppressa a partire da oggi 25 giugno e tutte le sue funzioni passano all’Autorità nazionale anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza ( ANAC). All’ANAC dovranno essere trasmesse tutte le varianti in corso d’opera, insieme al progetto esecutivo, all’atto di validazione e ad una relazione del responsabile del procedimento, entro 30 giorni dall’approvazione da parte della Stazione Appaltante.
Via libera anche alla velocizzazione dei giudizi, i cui tempi finora hanno scoraggiato gli investimenti, con l’informatizzazione dei processi, l’invio telematico di comunicazioni e notifiche e il disincentivo delle liti temerarie, punite con un aumento delle spese di giudizio pari al 10% del valore della controversia.
Rispetto alla versione iniziale, salta invece la semplificazione dei controlli sui requisiti per la partecipazione alle gare d’appalto. Il testo entrato in CdM prevedeva che fossero prima effettuate le verifiche sulle offerte tecniche ed economiche, mentre quelle sui requisiti per la partecipazione alla gara avrebbero coinvolto solo il primo classificato.
Il testo definitivo non contiene nessun riferimento neanche all’eliminazione della responsabilità solidale dell’appaltatore e all’alleggerimento dei requisiti di fatturato e organico che i progettisti devono possedere per poter partecipare ad una gara d’appalto. Le misure potrebbero essere inglobate nella riforma degli appalti con cui saranno recepite le nuove direttive comunitarie.
I COMMENTI
Sul mancato alleggerimento dei requisiti di fatturato per i progettisti interviene il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori: “nonostante gli annunci e i testi entrati in CdM, le riforme annunciate sono scomparse nel DL 90: un settore fondamentale per l’economia del Pese come quello dell’edilizia, infatti, è stato tout court tagliato fuori”.
“Non aver reso maggiormente accessibile il mercato dei lavori pubblici, riducendo i requisiti richiesti ai professionisti per la partecipazione alle gare di progettazione - continua il CNAPPC -, santifica l’esistenza di quelle vecchie regole discriminatorie che hanno finora impedito alla pressoché totalità dei giovani architetti, oltre che alla grande maggioranza degli studi professionali di piccole e medie dimensioni, di partecipare alle gare per l’affidamento di servizi di architettura e di ingegneria. Ciò in violazione ai principi della libera concorrenza a cui si ispirano le più recenti direttive europee in materia di appalti.”
“Evidentemente manca il coraggio per fare riforme vere e si rimane ostaggio di quella burocrazia che sta affondando lentamente e inesorabilmente l’Italia. Non aver smontato il coacervo opaco di norme e di procedure defatiganti che ostacolano gli investimenti e la qualità dell’architettura condanna il Paese all’abusivismo e - come se non bastassero le recenti vicende Expo e Mose - alla corruzione e al malaffare” - concludono gli architetti.
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