News
"Inail: il rischio chimico nella bonifica dei siti contaminati"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio Chimico
09/02/2015 - In questi ultimi anni l’ Inail si è soffermata più volte sul tema dei
rischi professionali nelle attività di bonifica dei
siti contaminati. Ad esempio pubblicando nel 2013 la monografia “ Il rischio biologico nel settore della bonifica dei siti contaminati”
per fornire indicazioni in materia di valutazione e controllo dei
rischi biologici durante le diverse fasi operative della bonifica.
Tuttavia i principali rischi dei lavoratori addetti alle bonifiche non sono solo biologici.
Ed infatti nel mese di gennaio 2015, l’Inail ha pubblicato la nuova monografia dal titolo “
Il rischio chimico per i lavoratori nei siti contaminati”,
un documento realizzato dal Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e
Sicurezza degli Impianti, Prodotti e Insediamenti Antropici (DIT)
dell’Inail, attraverso il Gruppo di Lavoro su “Salute, ambiente e
sicurezza nelle attività di bonifica dei siti contaminati”.
Il documento è un vero e proprio
manuale operativo, finalizzato a proporre
strumenti
operativi per la valutazione e la gestione del rischio chimico e dunque per
la tutela della salute dei lavoratori presenti a qualsiasi titolo su di un sito
contaminato o potenzialmente tale. E la necessità di predisporre questo
documento – scrive l’Inail - è sorta “dalla consapevolezza che tale rischio ad
oggi risulta essere spesso sottovalutato o in alcuni casi per nulla
considerato”.
Nell’introduzione del manuale si
sottolinea che con
sito contaminato
si intende “indicare una porzione di territorio, più o meno estesa, che può
costituire un rischio ambientale e sanitario legato alla presenza di sostanze
inquinanti nel terreno e/o nella falda acquifera”.
In questo caso la presenza di
agenti chimici pericolosi e agenti cancerogeni e mutageni (che nel documento
verranno chiamati “agenti chimici”) nel suolo insaturo e/o nelle acque di
falda, o l’impiego degli stessi nelle attività di bonifica o di messa in
sicurezza, “non costituisce necessariamente un rischio per la salute e la
sicurezza, in quanto esso dipende dalle caratteristiche tossicologiche, dalla
concentrazione della sostanza, dalle modalità di trasporto e di esposizione
alla stessa. È quindi necessario conoscere la quantità di sostanza alla quale
un soggetto si trova effettivamente esposto e il periodo di esposizione tenendo
conto delle diverse vie di penetrazione nell’organismo”.
Dopo aver riportato le
definizioni tratte dal
Testo Unico
Ambientale, dal D.Lgs. 152/2006 - nel decreto un sito
contaminato è “sito nel quale i valori delle Concentrazioni Soglia di
Rischio (CSR), determinati con l’applicazione della procedura di analisi di
rischio, di cui all’allegato 1 alla parte quarta del D.Lgs. 152/2006, sulla
base dei risultati del piano di caratterizzazione, risultano superati” – si ricorda
che nella maggioranza dei casi in Italia “l’origine di tale contaminazione è
strettamente legata alla presenza di siti industriali, dismessi o in attività,
di discariche abusive, non controllate o non adeguatamente gestite, come anche
di punti vendita carburanti, presenti in numero elevatissimo su tutto il
territorio nazionale”. E le suddette aree, ove contaminate, “richiedono un
ripristino ambientale che deve essere
necessariamente preceduto da attività di caratterizzazione, bonifica, messa in
sicurezza d’emergenza, operativa e/o permanente, ai sensi del D.Lgs.
152/2006”.
Il documento indica poi che, in
ottica di prevenzione, se le attività di bonifica dei siti contaminati hanno
molte similitudini con le attività lavorative di tipo civile ed edile ( movimentazione
con mezzi pesanti, scavi, trivellazioni, ecc.), in realtà presentano
“aspetti peculiari attualmente poco standardizzati in relazione a tutte le
possibili tipologie di rischio. In particolare, tra i rischi professionali il
più evidente è quello legato alla presenza di agenti chimici, quantitativamente
e qualitativamente molto variabile nelle diverse matrici ambientali coinvolte e
nelle diverse fasi di lavoro”.
Ed infatti, come già ricordato in
passato dall’Ispesl (ricordiamo che con la legge 122/2010 di conversione del
D.L. 78/2010 le funzioni svolta dall’Ispesl sono passate all'Inail), il ciclo
di indagine e di bonifica comporta:
- “frequente imprevedibilità dei
rischi presenti, soprattutto nelle fasi preliminari di approccio all’area;
- forte variabilità degli
interventi necessari, a seconda del tipo area e di situazione di
contaminazione;
- successione degli interventi
non rigidamente programmabile a priori, subordinati alle fasi di indagine e
alle situazioni impreviste;
- compresenza di molteplici
imprese, con competenze diversificate e possibile svolgimento di attività
interferenti”.
Per favorire l’adozione di idonei
strumenti operativi per la valutazione e gestione del rischio da esposizione ad
agenti chimici e dunque l’applicazione di un corretto protocollo di gestione e
la messa in atto, ove necessario, delle misure di prevenzione e protezione, il
manuale fornisce nel
primo capitolo
un inquadramento normativo di settore. Vengono descritte le tipologie di
attività che si possono svolgere in un sito contaminato, o potenzialmente tale.
Sono poi illustrati i documenti che è necessario redigere per la valutazione dei
rischi e gli adempimenti normativi da attuare per la tutela della salute e
della sicurezza dei lavoratori ai sensi del D.Lgs. 81/2008. Sono inoltre “elencati
i ruoli e le responsabilità delle figure professionali coinvolte nelle attività
di cantiere temporaneo e mobile”.
Nel
secondo capitolo viene proposto invece un “modello concettuale di valutazione
del rischio chimico per i lavoratori nei siti contaminati. Sono quindi
descritte le potenziali sorgenti di contaminazione, le vie di migrazione delle
specie chimiche, i bersagli della contaminazione e le corrispondenti modalità
espositive”.
Inoltre nel
terzo capitolo viene proposta una “procedura per la valutazione e
gestione del rischio chimico per inalazione di vapori e polveri” e nel
quarto capitolo viene proposta una
“procedura per la valutazione e gestione del rischio chimico per contatto
dermico”.
Infine il
quinto capitolo descrive la procedura per la gestione del rischio
nelle fasi di indagine del sito.
Concludiamo l’articolo,
rimandando a futuri approfondimenti sulle procedure valutative, ricordando
brevemente un
elenco delle tipologie di
attività (non in ordine cronologico)
che
possono essere necessarie nell’ambito
della bonifica dei siti contaminati:
-
predisposizione del piano di indagine: “tale fase di approccio al
sito potenzialmente contaminato viene generalmente condotta raccogliendo la
documentazione e le informazioni riguardanti il sito in oggetto, effettuando un
sopralluogo conoscitivo e eventuali attività di pulizia e sgombero dell’area,
elaborando il modello concettuale preliminare e il piano di investigazione
iniziale”;
-
allestimento cantiere: “tale attività deve essere svolta in tutti i
casi in cui si rientra nel Titolo IV del D.Lgs. 81/2008”;
-
indagine del sito: “il piano di indagini deve contenere una
dettagliata descrizione delle attività che saranno svolte in campo ed in
laboratorio per la caratterizzazione ambientale del sito. Tale
caratterizzazione comprende la ricostruzione delle caratteristiche geologiche,
idrogeologiche e climatologiche dell’area, l’individuazione delle proprietà
chimico-fisiche dei comparti ambientali coinvolti dalla contaminazione.
L’attività di indagine del sito (caratterizzazione del sito) permette di
definire la contaminazione in termini di: tipologia (identificazione delle
sostanze chimiche presenti); grado (concentrazione degli inquinati nei vari
comparti ambientali); distribuzione spaziale (localizzazione ed estensione dei
volumi contaminati); aree con maggiore concentrazione. Tutti i risultati
analitici ricavati nel corso delle fasi di indagine costituiscono la base per
la predisposizione del Modello Concettuale Definitivo (MCD) e del Piano di caratterizzazione,
di cui al D.Lgs. 152/2006. Solo a valle di tali attività, essendo stata
individuata la natura, l’estensione e l’entità della contaminazione, è
possibile effettuare una corretta identificazione dei pericoli connessi all’esposizione
ad agenti
chimici”;
-
decommissioning: “con tale termine si comprendono tutte le attività
di smantellamento di strutture (edifici, serbatoi, vasche, impianti elettrici,
idraulici, ecc.);
-
messa in sicurezza d’emergenza: “comprende ogni intervento
immediato o a breve termine, da mettere in opera nelle condizioni di emergenza
(come definite all’art. 240 lettera t) del D.Lgs. 152/2006), in caso di eventi
di contaminazione repentini di qualsiasi natura, atto a contenere la diffusione
delle sorgenti primarie di contaminazione, impedirne il contatto con altre
matrici presenti nel sito e a rimuoverle, in attesa di eventuali ulteriori
interventi di bonifica o di messa in sicurezza operativa o permanente”;
-
messa in sicurezza operativa: “insieme degli interventi, eseguiti
in siti con attività in esercizio o in siti con i requisiti stabiliti dalla
normativa vigente per l’utilizzo di tale tipologia di intervento, atti a
garantire un adeguato livello di sicurezza per le persone e per l’ambiente, in
attesa di ulteriori interventi di messa in sicurezza permanente o bonifica da
realizzarsi alla cessazione dell’attività”;
-
messa in sicurezza permanente: “insieme degli interventi atti a
isolare in modo definitivo le fonti inquinanti rispetto alle matrici ambientali
circostanti e a garantire un elevato e definitivo livello di sicurezza per le
persone e per l’ambiente”;
-
bonifica: “insieme degli interventi atti ad eliminare le fonti di
inquinamento e le sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle
stesse presenti nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee ad un
livello uguale o inferiore ai valori delle Concentrazioni Soglia di Rischio
(CSR)”;
-
monitoraggio ambientale: “le azioni di monitoraggio e controllo
devono essere effettuate nel corso e al termine di tutte le fasi previste per
la messa in sicurezza, per la bonifica e il ripristino ambientale del sito
inquinato, al fine di verificare l’efficacia degli interventi nel raggiungere
gli obiettivi prefissati”;
-
ripristino ambientale: “insieme degli interventi di riqualificazione
ambientale e paesaggistica, anche costituenti complemento degli interventi di
bonifica o messa in sicurezza permanente, che consentono di recuperare il sito
alla effettiva e definitiva fruibilità per la destinazione d’uso conforme agli
strumenti urbanistici”.
Concludiamo ricordando che nel
manuale, che vi invitiamo a leggere, è presente un’utile tabella in cui si
riportano, a titolo puramente esemplificativo, le attività di bonifica che
possono rientrare nel Titolo IV (Cantieri temporanei o mobili) del D.Lgs.
81/2008.
L’
indice della monografia Inail:
Introduzione
1. Adempimenti normativi nelle attività di bonifica dei siti
contaminati
1.1 Le attività in siti contaminati o potenzialmente tali
1.2 Le attività di cantiere nella bonifica dei siti
contaminati
2. Modello concettuale del sito per l’esposizione ad agenti
chimici
2.1 Sorgente di contaminazione
2.2 Vie di migrazione dei contaminanti
2.3 Bersagli e modalità di esposizione
3. Valutazione e gestione del rischio per inalazione
3.1 Valutazione del rischio (Step 1)
3.1.1 Individuazione delle caratteristiche di pericolo degli
agenti chimici
3.1.2 Criteri di determinazione della CRaria
3.1.3 Monitoraggio ambientale del sito per il confronto con
la CRaria
3.1.4 Tecniche di campionamento e analisi per il confronto
con la CRaria
3.1.5 Modelli quantitativi per la stima della Caria
3.1.6 Stima del contributo effettivo del suolo
3.1.7 Verifica del rispetto della concentrazione di
riferimento CRaria
3.2 Valutazione e gestione del rischio da agenti chimici
pericolosi (Step 2.a)
3.2.1 Metodi semiquantitativi per la valutazione
approfondita del rischio
3.2.2 Valori limite di esposizione professionale (VLEP)
3.2.3 Valori Limite Biologici (VLB)
3.3 Valutazione e gestione del rischio da agenti cancerogeni
e mutageni (Step 2.b)
4. La valutazione e gestione del rischio per contatto
dermico
5. La gestione del rischio nelle fasi di indagine del sito
Glossario
Riferimenti bibliografici
ALLEGATI
Allegati relativi al Capitolo 1
A - Adempimenti documentali ai sensi del D.Lgs. 81/2008
B - Tipologie di attività in siti oggetto di bonifica
C - Soggetti coinvolti nella gestione della salute e
sicurezza nei cantieri temporanei e mobili
Allegati relativi al Capitolo 3
A - Definizione della frazione di polveri da campionare
B - Metodi di campionamento e di analisi
C - Misure di protezione collettiva (misure mitigative)
D - Dispositivi di protezione individuale (DPI)
“ Il rischio chimico per i lavoratori nei siti contaminati”,
un documento realizzato dal Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza
degli Impianti, Prodotti e Insediamenti Antropici, attraverso il Gruppo di Lavoro
INAIL su “Salute, ambiente e sicurezza nelle attività di bonifica dei siti
contaminati”, autori: Simona Berardi, Elisabetta Bemporad, Luigi Cortis,
Alessandro Ledda, Ilaria Barra, Annalisa Guercio, Emma Incocciati, Monica
Gherardi, Mariano Alessi, Liliana La Sala, Celsino Govoni, Maria Gregio,
Teresio Marchì, Claudio Mariotti, Antonella Milieni, Giuseppe Piegari, Eva
Pietrantonio, Gaetano Settimo, Sergio Teggi, Iason Verginelli,
responsabile scientifico: Simona
Berardi – INAIL DIT, versione 2014, pubblicazione gennaio 2015 (formato PDF, 4.31
MB).
Vai all’area riservata agli
abbonati dedicata a “ Il rischio chimico e la bonifica dei siti contaminati”.
RTM
Segnala questa news ad un amico
Questa news è stata letta 1061 volte.
Pubblicità