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"TFR in busta paga: guida pratica"

fonte www.pmi.it / Professioni e Professionisti

18/02/2015 - Ottenere l’ anticipo del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) in busta paga, in ossequio a quanto definito dalla Legge di Stabilità, una possibilità concreta da marzo 2015 per 12mila dipendenti del settore privato (da almeno sei mesi). I lavoratori possono lasciare in azienda o in un fondo pensioni il proprio TFR fino a conclusione del rapporto di lavoro oppure farsene versare mensilmente una parte, ma conservando il vero e proprio “tesoretto” in vista della pensione.

=> Anticipo TFR: il meccanismo nella Legge di Stabilità 2015


Sperimentazione

Il relativo Dpcm (all’esame del Consiglio di Stato) dispone che sia il lavoratore a comunicare al datore di lavoro, attraverso scelta non reversibile fino alla fine del periodo sperimentale (marzo 2015 – giugno 2018).

IRPEF

Chi opterà per il TFR in busta paga subisce a tassazione IRPEF, risentendo di un prelievo più ingente (la somma subisce anche le addizionali locali) di quello previsto per il TFR ordinario (su cui si applica aliquota media effettiva degli ultimi 5 anni di lavoro). Secondo l’ACLI la tassazione separata del TFR è solitamente compresa tra 23 e 26%, quindi molto vicina ai primi due livelli di applicazione IRPEF ( redditi fino a 15 e 28 mila euro, rispettivamente le con aliquote 23 e 27%), tuttavia la preoccupazione dei CAF riguarda l ‘incidenza della maggiorazione di stipendio in busta paga sulle detrazioni da lavoro dipendente o per familiari a carico, oltre che sulle agevolazioni legate all’ ISEE.

=> TFR in busta paga: a rischio agevolazioni ISEE

Simulazioni di calcolo e i mporti mensili

Può essere utile, per valutare il da farsi, basarsi su simulazioni:

  • per redditi  lordi fino a 18mila euro, il TFR in busta paga si concretizza in circa 72 euro al mese perdendo, secondo il MEFOP (società per lo sviluppo del Mercato dei Fondi Pensione), 1.700 euro in 5 anni rispetto a chi decida di inserirlo in un fondo pensione e 1.200 euro rispetto a chi scelga di lasciarlo in azienda;
  • per redditi fino a 25mila euro si ricevono 100 euro netti in più al mese, che dopo 5 anni ammonterebbero a 6.015 euro, a fronte di 7.602 euro maturati se il TFR fosse rimasto in azienda e 8.467 se i fondi fossero stati destinati a un fondo pensione;
  • per redditi di 35 mila euro, secondo il CAF UIL, si ha diritto a un TFR annuo pari a 1.806 euro che, in busta paga, dovrà scontare il prelievo IRPEF del 38% (e non del 25,3% applicato in caso di tassazione separata della liquidazione): ciò significa che, anche alla luce delle addizionali locali, il contribuente verserà 300 euro in più di IRPEF e una penalizzazione sulle detrazioni d’imposta.

=> Fondi Pensione e TFR, rendimenti a confronto

Domanda

Per richiedere il TFR in busta paga, il lavoratore presenta al datore di lavoro il modulo  QU.I.R (Quota maturanda del Trattamento di Fine Rapporto come Integrazione della Retribuzione). L’aumento di stipendio dovuto al versamento del TFR non inciderà sul diritto al Bonus di  80 euro mensili né ai fini dell’imponibile previdenziale.

Liquidazione

Il TFR sarà liquidato al lavoratore:  1 mese dopo la presentazione della richiesta per aziende con più di 50 dipendenti; 3 mesi dopo per aziende con meno dipendenti. La differenza è stata prevista per consentire alle piccole aziende di accedere a fonti di finanziamento diverse dal TFR.

=> Pensioni a rischio con il TFR in busta paga

Esclusioni

L’accesso al provvedimento è precluso a dipendenti domestici, del settore agricolo, di aziende che risentano di procedure concorsuali e fallimentari o di ristrutturazione del debito, che prestino servizio presso unità produttive sotto cassa integrazione straordinaria.

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