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"La Lega vince la battaglia del burro «Via quello francese dalla buvette»"

di Corriere della sera / Sicurezza alimentare

19/02/2009 - ROMA - Ieri mattina alla buvette l’onorevole trentino e leghista Maurizio Fugatti ha fatto colazione più contento: «Finalmente nel cestino del burro da spalmare sulle mie fette biscottate ho trovato dei mini panetti italiani». Quindici giorni fa il capo-gruppo in commissione Finanze del Carroccio si era pubblicamente lamentato perché a Montecitorio veniva servito uno spalmabile francese: «Largo ai prodotti nostrani, specie in questo momento di crisi». L’hanno accontentato. Via il beurre President, rimpiazzato dalla Delizia di latte in monoporzione. «Giusto, era ora. Crede forse che al Parlamento d’Oltralpe mangino il nostro burro? Giusto sostenere anche così la nostra industria casearia in difficoltà». E se l’italiano costasse di più? «Non credo proprio, di sicuro già si risparmia sui costi di trasporto». E infatti Coldiretti si felicita perla tutela di tradizioni e ambiente. Non prende sul serio lo zelo leghista il collega dell’Idv Fabio Evangelisti: «Se dovessimo dar retta a questo provincialismo becero dovremmo rinunciare anche a tanti altri prodotti non made in Italy come il salmone norvegese che molti deputati, anche del Carroccio, amano sbocconcellare innaffiandolo di ottimo whisky scozzese». Se è per questo nel menù del ristorante della Camera si trovano l’Emmenthal svizzero, lo yogurt greco e tedesco, le marmellatine inglesi e i coniflakes della Kellogg’s. Sui salumi e formaggi, in porzioni pre-affettate, resta il dilemma. Non può che gioire invece Luca Zaia, ministro delle Politiche agricole, praticamente il condottiero di questa guerra leghista per la difesa per mangiare tricolore. A partire dal Palazzo, che deve dare l’esempio: «Alla buvette si offrano solo cibi italiani. Facciamo l’inventano e scartiamo tutto quello che non rientra nelle 4.500 tipicità riportate nell’Atlante dell’enogastronomia italiana». Zaia, che per salvare grana e parmigiano ne ha acquistate centomila forme a nome del governo, è per il protezionismo mangereccio. Di qui il bando all’ananas a cui è bene preferire «una bella mela del Trentino, un’arancia siciliana o un kiwi, frutto non originario ma di cui siamo i primi produttori mondiali». Pesce indigeno: «Viva lo sgombro dei nostri mari, basta con il pangasio, somiglia alla sogliola ma viene dal Vietnam». Così bene la chianina, abbasso l’angus beef, viva il riso vialone nano, orrore il basmati. L’ultima crociata è «più polenta, meno kebab» e Zaia va pure oltre: «Anche se la carne fosse italiana non è tradizione, meglio prosciutto o bagna cauda». Quanto allo scotch con cui si pasteggia alla buvette: «Beviamoci la grappa, invece». Non si sa con quali effetti sui lavori parlamentari.

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