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fonte www.puntosicuro.it / Rischio Chimico
04/09/2015 - Gli operatori addetti alla seconda lavorazione del legno,
quella lavorazione che partendo da semilavorati arriva alla
realizzazione del prodotto finito, sono spesso esposti a diverse
tipologie di
rischio chimico e cancerogeno. Ed è
necessario mettere in atto precise strategie di prevenzione per ridurre i
pericoli e rendere gli addetti consapevoli della necessità di
proteggersi.
Precise indicazioni sui rischi chimici e cancerogeni nel
comparto della lavorazione del legno si possono ricavare da Impresa Sicura, un progetto multimediale - elaborato da EBER, EBAM,
Regione Marche, Regione Emilia-Romagna e Inail - che è stato validato
dalla Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza
come buona prassi nella seduta del 27 novembre 2013.
E con particolare riferimento ai contenuti del documento “
ImpresaSicura_Lavorazione del Legno”,
possiamo fare una breve sintesi sui materiali utilizzati nel comparto e
nelle varie attività, sulle conseguenze sulla salute e sulle possibili
politiche di prevenzione.
Innanzitutto nel documento, che
vi invitiamo a visionare integralmente, si ricorda che i
materiali impiegati nel ciclo produttivo della seconda lavorazione
del legno sono essenzialmente:
- pannelli in legno;
- pannelli in materiale
composito;
- collanti;
- impregnanti;
- vernici.
E se i pannelli in legno
costituiscono la principale materia prima impiegata per le lavorazioni
industriali ed artigianali, a livello merceologico i legni sono distinti:
- su base botanica (latifoglie e
conifere);
- sulla base della provenienza
geografica (indigeni ed esotici);
- sulla base della loro
compattezza (duri e teneri).
Tuttavia con riferimento alle
evidenze epidemiologiche relative all’incidenza dei
tumori dei seni nasali e paranasali tra i lavoratori esposti a polveri
di legno duro, il documento specifica che “la catalogazione data dal
sistema produttivo al legno duro è relativa al suo grado di lavorabilità, la
quale non coincide sempre con quella data dal sistema di salute e sicurezza sul
lavoro”.
Infatti la IARC (International
Agency for Research on Cancer) ha prodotto un “elenco ove sono catalogate le
essenze legnose ripartite in legni duri e in legni teneri. Il criterio che la
IARC ha elaborato e utilizzato per redigere detto elenco, ha evidenziato come
il carattere di ‘durezza’ del legno non sia dato dalle caratteristiche fisiche
di resistenza, bensì dalle caratteristiche biologiche. In linea generale le
specie arboree di ‘legno duro’ sono le
latifoglie
(Angiosperme), mentre le specie arboree di ‘legno tenero’ sono le
conifere (Gymnosperme)”.
Dopo aver presentato le varie
tipologie di pannelli (pannelli compensati, pannelli di particelle, pannelli di
fibre e pannelli compositi e altri tipi di pannelli), il documento ricorda che
i prodotti che vengono usati nelle varie fasi della lavorazione del legno sono
una miscela di prodotti chimici, colle, impregnanti, vernici e “possono
costituire un notevole danno per la salute se non vengono usati con le dovute
precauzioni”.
E le unità produttive addette
alla seconda lavorazione del legno, in funzione del loro ciclo produttivo, “presentano
la necessità di approfondimenti riguardanti sia la valutazione del rischio
chimico in relazione all’utilizzo di agenti chimici, che la valutazione del
rischio cancerogeno in merito allo sviluppo di polveri di legno duro (capo I e
II del Titolo IX “sostanze pericolose” del D. Lgs. 81/08)”.
Il documento riporta anche le principali
sostanze pericolose presenti nelle fasi di lavorazione:
-
lavorazioni alle macchine utensili: polveri di legno; eventuali
vapori di formaldeide (adsorbiti sul particolato). Infatti “durante le
lavorazioni meccaniche non vengono impiegate sostanze o preparati ma per le
operazioni di taglio, profilatura, ecc., vengono utilizzate macchine utensili
come le seghe circolari, alternative, multilame, a nastro, troncatrici,
fresatrici, torni, ecc., che generano polveri, per cui si può verificare la
dispersione ambientale delle sostanze sopracitate. La formaldeide può essere
presente se si utilizzano materiali nella cui produzione o nobilitazione è
stata impiegata (pannelli)”;
-
carteggiatura: polveri
di legno, che vengono prodotte in quantità considerevoli, e con dimensioni
particolarmente fini; eventuali vapori di formaldeide (adsorbiti sul
particolato);
-
operazioni di impregnatura: vapori derivanti da solventi e
diluenti. La principale via di esposizione degli addetti a tali agenti chimici “è
quella inalatoria e la sua entità è influenzata
oltre che dalla natura del
prodotto impregnante utilizzato, anche dalla modalità con cui tale operazione viene
effettuata, modalità che sono principalmente: pennello, immersione dei pezzi,
spruzzo. L’uso del pennello è la tecnica che presenta minore rischio di
esposizione soprattutto per il minore quantitativo di impregnante utilizzato
rispetto alle altre tecniche.
Le operazioni di impregnatura ad
immersione o a spruzzo devono essere assolutamente effettuate in presenza di
dispositivi di aspirazione localizzata”;
-
operazioni di verniciatura: vapori derivanti da solventi e
diluenti; aerosol contenenti resine (alchiliche, poliesteri, poliuretaniche,
acriliche, ecc.), pigmenti, additivi (catalizzatori, plastificanti, ecc.). In
genere, “i rischi per la salute nelle operazioni di verniciatura,
principalmente riconducibili all’esposizione a solventi e diluenti, dipendono
in primo luogo dalla natura del prodotto verniciante utilizzato”. Dal punto di
vista tossicologico “l’esposizione a questi solventi può comportare rischi
irritativi e allergici (dermatiti allergiche, disturbi alle vie respiratorie
superiori, asma, bronchite cronica, ecc). Alcuni di essi, in particolare
stirene, toluene, e etilbenzene sono classificati come neurotossici con rischi
di effetti sul sistema nervoso centrale (narcosi, cefalea, depressione, ecc). Da
evidenziare che l’utilizzo di vernici poliuretaniche può comportare il rischio
di esposizione, prevalentemente per inalazione, ad isocianati, quali ad esempio
TDI (toluendiisocianato), MDI (difenilmetanodiisocianato) e HDI
(esametilendiisocianato). L’applicazione di tali prodotti richiede sempre
particolare attenzione
e l’impiego di adeguate misure di
prevenzione e protezione, a causa della pericolosità di questi prodotti, pericolosità
peraltro confermata dai valori limite di esposizione (TLV - TWA) dell’ACGIH
estremamente contenuti”. “Si segnala, per la loro importanza dal punto di vista
tossicologico, la presenza come componenti dei prodotti vernicianti di pigmenti
(con funzione di impartire colorazione alla pittura), i quali possono essere di
natura organica (coloranti azoici, ftalocianine, toluidine, ecc.) o di natura
inorganica (ossidi e sali insolubili di metalli pesanti come ferro, bario,
cromo, ecc.). Studi di letteratura riconoscono per alcuni di questi composti
un rischio di cancerogenità”;
-
fase di rifinitura: polveri
di pigmenti, che vengono prodotte in quantità considerevoli e con dimensioni
particolarmente fini; al fine di ridurre l’esposizione dei lavoratori alle
polveri di pigmenti durante la carteggiatura nella fase di rifinitura “possono
essere adottate misure di prevenzione quali ad esempio realizzazione di
postazioni dotate di aspirazione laterale e superiore, uso di banchi aspirati,
utilizzo di utensili muniti di aspirazione”;
-
operazione di foratura: polveri di legno e pigmenti. Gli effetti
più rilevanti sulla salute sono quelli riconducibili all’esposizione a polveri
di legno duro, nonché irritazioni e dermatiti dovute al contatto con
microrganismi del legno e alla presenza di sostanze con cui sono stati trattati
i materiali (vernici, solventi, sostanze volatili, antibatterici, colle, ecc)”.
Dopo questa carrellata di
sostanze pericolose in relazione alle attività svolte, concludiamo presentando
una raccolta di possibili
misure di
prevenzione.
In relazione al
rischio chimico:
- “sostituire i composti tossici
usati con altri meno tossici che svolgono la stessa funzione;
- effettuare una corretta
aspirazione localizzata vicino ai punti di emissione con la realizzazione di
cappe di dimensioni e geometria adeguate alle operazioni che devono essere
compiute;
- condurre sotto aspirazione
localizzata le operazioni che producono polveri (lavorazioni alle macchine utensili,
carteggiaura);
- utilizzare utensili
dotati di aspirazione nelle lavorazione in cui si producono polveri
(carteggiatura);
- aspirare localmente vapori e
nebbie;
- istallare negli ambienti
chiusi, un impianto di ventilazione che garantisca i ricambi di aria
necessaria, limitando comunque l’accumulo di sostanze nocive nell’ambiente;
- aerare adeguatamente i locali;
- fornire ai lavoratori e far
utilizzare i dispositivi individuali di protezione (DPI) per la protezione
delle vie respiratorie e per la protezione cutanea”.
Infine in relazione al
rischio cancerogeno (polveri di legno):
- “se tecnicamente possibile,
sostituzione o riduzione dell’agente cancerogeno, o il suo utilizzo in un
sistema chiuso;
- effettuare una corretta
aspirazione localizzata vicino ai punti di emissione con la realizzazione di
cappe di dimensioni e geometria adeguate alle operazioni che devono essere
compiute;
- condurre sotto aspirazione
localizzata le operazioni che producono polveri di legno (lavorazioni alle macchine
utensili, carteggiaura);
- utilizzare utensili dotati di
aspirazione nelle lavorazione in cui si producono polveri (carteggiatura);
- istallare negli ambienti
chiusi, un impianto di ventilazione che garantisca i ricambi di aria
necessaria, limitando comunque l’accumulo di polveri di legno nell’ambiente;
- aerare adeguatamente i locali;
- fornire ai lavoratori e far
utilizzare i dispositivi individuali di protezione (DPI) per la protezione
delle vie respiratorie.
Non superare in nessun caso, il
livello di esposizione dei lavoratori a polveri di legno (pari a 5 mg/mc. Rif. Allegato
XLIII del D. Lgs. 81/08)”.
Il sito “ Impresa Sicura”: l’accesso
via internet è gratuito e avviene tramite una registrazione al sito.
RTM
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