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"Zoonosi occupazionali: il problema della resistenza agli antibiotici"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio Chimico
12/10/2015 -
Pubblichiamo il facsheet “Zoonosi
occupazionali: il problema della resistenza agli antibiotici”. Di seguito”
curato dal Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro ed
Ambientale dell’ INAIL.
ZOONOSI OCCUPAZIONALI: IL PROBLEMA DELLA RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI
Gli antibiotici sono medicinali
impiegati nell’uomo e negli animali per uccidere o impedire la crescita e la proliferazione
dei batteri che causano infezioni. Gli antibiotici utilizzati per gli animali
possono essere uguali o molto simili a quelli per uso umano e si ritrovano
nella filiera alimentare. La resistenza agli antibiotici è la capacità di
alcuni batteri di resistere all’azione di uno o più antibiotici. Il termine
“multi-resistenza” indica la resistenza a più antibiotici appartenenti a classi
diverse. Un batterio che ha sviluppato multifarmaco-resistenza è ad esempio Staphylococcus
aureus meticillino-resistente.
Perché parlare di zoonosi e antibiotico-resistenza?
Il concetto di zoonosi è stato
ampliato includendo le noxae di natura non infettiva, tra le quali la
farmacoresistenza microbica. Una zoonosi è definita “danno alla salute e/o
qualità della vita umana causato da relazione con (altri) animali vertebrati, o
invertebrati commestibili o tossici” [1].
I batteri zoonotici resistenti agli antibiotici rappresentano un rischio in
quanto possono passare dagli animali all’uomo per trasmissione diretta
(contatto con capi infetti), attraverso l’ambiente (acqua, suolo e deiezioni) o
il consumo di cibi contaminati, compromettendo l’efficacia del trattamento delle
infezioni nell’uomo.
USO INCAUTO DEGLI ANTIBIOTICI
NEGLI ANIMALI: EFFETTI SULLA SALUTE UMANA |
![]() |
(http://amrls.cvm.msu.edu/veterinary-public-health-module/ii.-the-humanhealth-
impact-of-antimicrobial-resistance-in-animal-populations.
Elaborazione:
INAIL - Dipartimento di
Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro ed Ambientale) |
La dimensione del fenomeno
L’Autorità Europea per la
Sicurezza Alimentare (EFSA) e il Centro Europeo per la Prevenzione e il
Controllo delle Malattie (ECDC) monitorano la resistenza agli antimicrobici nell’uomo,
negli animali e negli alimenti. Gli ultimi dati pubblicati, riferiti al 2013,
indicano che in Europa i batteri che più spesso causano infezioni di origine
alimentare nell’uomo (Salmonella e Campylobacter) presentano una significativa resistenza
ai comuni antimicrobici: quasi la metà degli isolati di Salmonella spp è
resistente ad almeno un antimicrobico e il 31,8 % degli isolati è
multi-resistente [2].
L’interesse in ambito occupazionale
Le infezioni da batteri
resistenti agli antibiotici acquisite in occasione di specifiche attività
lavorative possono essere considerate zoonosi occupazionali e riguardano tutti coloro
che hanno contatti diretti e/o indiretti con animali o loro derivati, tra cui
allevatori, veterinari,
addetti al trasporto di animali, ai macelli e alla filiera alimentare [3].
Come viene gestito il problema?
La resistenza antimicrobica è un
problema sanitario diffuso in tutto il mondo ed è causa di notevole
preoccupazione in quanto, oltre a rendere meno efficaci i trattamenti
terapeutici, ha conseguenze in termini di costi per l’assistenza sanitaria e di
perdite di produttività zootecnica. L’Europa ha emanato vari provvedimenti
legislativi (Tabella 1) per monitorare la diffusione del fenomeno,
regolamentare l’uso degli antibiotici in veterinaria vietandone l’impiego come
promotori di crescita, individuare le azioni chiave da intraprendere indicando
le aree prioritarie di intervento e ribadire la necessità di un approccio
integrato che coinvolga medicina
Tabella 1
PRINCIPALI
RIFERIMENTI NORMATIVI PER LA LOTTA ALLA RESISTENZA ANTIMICROBICA DI BATTERI
ZOONOTICI |
Direttiva 2003/99/CE del
Parlamento Europeo e del Consiglio del 17/11/2003 sulle misure di
sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici, recante modifica della
Decisione 90/424/
CEE del Consiglio e che abroga
la Direttiva 92/117/CEE del Consiglio. |
Regolamento 2003/1831/CE del
Parlamento Europeo e del Consiglio del 22/09/2003 sugli additivi destinati
all’alimentazione animale. |
Comunicazione della Commissione
al Parlamento Europeo e al Consiglio del 15/11/2011. Piano d’azione di lotta
ai crescenti rischi di resistenza antimicrobica (AMR) (COM 2011 748). |
Conclusioni del Consiglio del
22/06/2012 sull’impatto della resistenza antimicrobica nel settore della
salute umana e nel settore veterinario. Una prospettiva di tipo One Health
(2012/C 211/02). |
Decisione di esecuzione della
Commissione del 12/11/2013 relativa al monitoraggio e alle relazioni
riguardanti la resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici e
commensali (2013/562/UE). |
L’Italia ha recepito la Direttiva
2003/99/CE con il D.Lgs. 191/2006. Il Ministero della Salute garantisce
l’applicazione dei requisiti richiesti dalla normativa comunitaria per lo
sviluppo e la produzione di medicinali veterinari contenenti antibiotici; ha
predisposto linee guida sull’uso prudente degli antibiotici (linee guida per la
predisposizione, effettuazione e gestione dei controlli sulla distribuzione e
l’impiego dei medicinali veterinari - nota DGSAF 1466 del 26/01/2012); monitora
le iniziative formative e divulgative per allevatori e veterinari sull’uso consapevole
degli antibiotici. Presso l’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana è
attivo il centro di referenza nazionale per l’antibiotico-resistenza (CRAB), al
quale afferiscono dal territorio le informazioni integrate richieste dalle
Direttive Comunitarie. Inoltre diversi Organismi tecnico-scientifici
internazionali sono coinvolti in iniziative mirate a fronteggiare la
problematica (Tabella 2).
Tabella 2 Azioni intraprese da istituzioni competenti per il
controllo dell’antibiotico-resistenza |
|
ISTITUZIONE |
AZIONE |
OMS
Organizzazione
Mondiale della
Sanità |
Collaborazione con FAO e OIE
per incoraggiare l’uso razionale degli antibiotici nell’alimentazione
animale.
Principi globali per il
contenimento della resistenza antimicrobica in animali da produzione alimentare
(http://whqlibdoc.who.int/hq/2000/who_cds_csr_aph_2000.4.pdf) |
OIE
Ufficio Internazionale
delle Epizoozie |
Revisione della resistenza
antimicrobica nel Codice sanitario degli animali terrestri (ed.2014).
Armonizzazione dei programmi nazionali di sorveglianza e monitoraggio
dell’AMR
(http://www.oie.int/index.php?id=169&L=0&htmfile=chapitre_
antibio_harmonisation.htm) |
Commissione
del Codex
Alimentarius |
Adozione di linee guida per
l’analisi dei rischi legati alla resistenza ad antimicrobici di origine alimentare.
CAC/GL 77-2011. Guidelines for risk analysis of foodborne antimicrobial resistance
(www.codexalimentarius.org) |
EMA
Agenzia Europea per
i Medicinali |
Promozione uso prudente degli
antimicrobici negli animali. CVMP strategy on antimicrobials
2011-2015 EMA/CVMP/287420/2010 |
EFSA
Autorità Europea
per la Sicurezza
Alimentare |
Consulenza scientifica su
diffusione e trasmissione della resistenza ad antimicrobici attraverso la filiera
alimentare. |
ECDC
Centro Europeo
per la Prevenzione
e il Controllo delle
Malattie |
Raccolta dati su zoonosi nei
Paesi UE. Dal 2011 predisposizione della relazione congiunta con EFSA su
resistenza ad antimicrobici in batteri zoonotici in esseri umani, animali e
alimenti. |
Misure di prevenzione
Nelle attività lavorative nelle quali
vi è contatto con animali e/o con prodotti di origine animale il Datore di
Lavoro, sulla base dei risultati della valutazione dei rischi, attua strategie
di prevenzione per tutelare la salute e sicurezza dei lavoratori (D.Lgs.
81/2008).
In particolare:
> evita l’esposizione ad
agenti biologici mediante misure tecniche, organizzative e procedurali (idonee
procedure di lavoro, utilizzo di dispositivi
di protezione collettiva e individuale, ecc.);
> elabora idonee procedure per
manipolazione, decontaminazione ed eliminazione di materiali biologici e rifiuti
contaminati;
> fa rispettare i principi di
igiene personale (indumenti di lavoro separati da quelli civili, lavaggio delle
mani, doccia a fine turno di lavoro, ecc.);
> predispone misure per la
gestione delle emergenze;
> sottopone il lavoratore a sorveglianza
sanitaria, quando prevista;
> fornisce informazioni e
istruzioni sui rischi specifici e sulle misure di prevenzione da adottare.
In ambito zootecnico devono
essere adottate strategie di intervento per:
> l’utilizzo prudente e
appropriato degli antimicrobici negli animali (somministrazione dopo evidenza
clinica e/o diagnosi certa, impiego di formulazioni di antibiotici differenti
da quelle per uso umano, evitando quelli ad ampio spettro d’azione);
> l’applicazione di misure di
biosicurezza e di buone prassi igieniche e gestionali per la prevenzione e il controllo
delle infezioni in allevamento.
Allevatori e veterinari devono
pertanto collaborare per monitorare la salute degli animali e garantire le
condizioni ottimali di sicurezza sanitaria e benessere in allevamento.
INAIL - Zoonosi
occupazionali: il problema della resistenza agli antibiotici (formato PDF,
722 kB).
[1] MANTOVANI
A. Appunti sullo sviluppo del concetto di zoonosi. Atti III Convegno nazionale
di storia della medicina veterinaria; 23-24 settembre 2000; Lastra a Signa
(FI). Brescia: Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche; 2001.
119-29.
[2] EFSA
and ECDC. The european union summary report on antimicrobial resistance in
zoonotic and indicator bacteria from humans, animals and food in 2013. EFSA
Journal 2015;13(2):4036.
[3] CASTILLO
NR et al. Antimicrobial-resistant bacteria: an unrecognized work-related risk
in food animal production. Saf Health Work 2012;3(2):85-91.
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