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"Problemi e proposte per la sorveglianza sanitaria in agricoltura"
fonte www.puntosicuro.it / Sorveglianza Sanitaria
14/03/2016 - Una larga parte della popolazione agricola è “esclusa dall’obbligo giuridico di
sorveglianza sanitaria”.
La maggior parte dei lavoratori subordinati “sono a tempo determinato,
occasionali e stagionali, occupati nella raccolta di frutta e verdura,
per 50 giornate/anno, non usufruiscono della sorveglianza sanitaria
anche per motivi organizzativi. Tra questi lavoratori si annida una
parte di lavoro nero,
irregolare, con condizioni di caporalato e di sfruttamento anche
all’apparenza legalizzato dai vaucher”. Inoltre “il flusso dei dati
sulle aziende, sulle malattie professionali, intossicazioni accidentali,
dati sanitari all. 3B, rilevano ambiti di lavoro sommerso, di patologie
scarsamente rilevate”...
In questo scenario come si colloca la sorveglianza sanitaria?
In questo scenario come si colloca la sorveglianza sanitaria?
A fare queste affermazioni e
porsi domande sullo stato della sorveglianza sanitaria in agricoltura è un intervento
al convegno “ Salute e
sicurezza in agricoltura e selvicoltura. Le prospettive. Il piano 2014-2018”
(Lodi, 8 settembre 2015); un intervento dal
titolo “
La sorveglianza sanitaria in
agricoltura” e a cura di Manuela Peruzzi (Spisal Ulss 20 Verona - Referente
Piano Regionale Veneto Agricoltura) e Claudio Colosio (Centro internazionale
per la Salute Rurale dell’AO San Paolo, Polo Universitario, di Milano e Dipartimento
di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Milano), entrambi
componenti del sottogruppo sorveglianza sanitaria del Piano Nazionale
Agricoltura.
I relatori riportano innanzitutto
numerosi
dati sul comparto agricolo.
In Italia ci sono circa 1.600.000 aziende
agricole e 3.800.000 lavoratori, poco più di cento infortuni mortali all’anno
e una diminuzione, dal 2008 al 2012, del 20% degli infortuni totali. Ma con un indice
di incidenza, relativo agli infortuni, in agricoltura del 0.1 (in confronto
a servizi 0.02 e industria 0.06).
Gli atti dell’intervento, che vi
invitiamo a visionare integralmente, riportano poi diverse tabelle relative a:
- malattie professionali
denunciate in agricoltura;
- dati sulle intossicazioni da
fitosanitari;
- distribuzione per classe
chimica delle intossicazioni accidentali;
- risultati dell’art. 40 all. 3B
del 2013 (agricoltura).
In relazione all’articolo 40 ne
approfittiamo per ricordare ai medici competenti la prossima scadenza del 31 marzo 2016 relativa
all’obbligo di trasmissione ai servizi competenti per territorio dei dati
aggregati sanitari e di rischio dei lavoratori sottoposti a sorveglianza
sanitaria.
Ricordiamo anche che per l’invio
è stato predisposto uno specifico applicativo web, in base all’intesa in Conferenza
Unificata del 20 dicembre 2012 (atto n.153/CU), strutturato secondo modalità
semplificate e standardizzate in modo tale da consentire l'inserimento dei dati
così come previsto dall’allegato II (all.3 B del d.lgs 81/2008) del decreto
interministeriale del 9 luglio 2012.
Torniamo all’intervento di Manuela
Peruzzi e Claudio Colosio che sottolinea come in Italia in agricoltura:
-
conduttore, coniuge, collaboratori familiari: sono esclusi dall’obbligo
di sorveglianza sanitaria (vedi art. 21 del D.Lgs. 81/2008);
-
lavoratori saltuari a tempo determinato e stagionali: sorveglianza
sanitaria semplificata;
-
lavoratori in forma continuativa e lavoratori non assunti dall’azienda:
sorveglianza sanitaria classica;
-
lavoro sommerso: ???
E dunque, come già indicato a
inizio articolo una larga parte della popolazione agricola è “esclusa
dall’obbligo giuridico di sorveglianza sanitaria”.
L’intervento si sofferma anche
sulle
semplificazioni in materia di
sorveglianza sanitaria e di formazione per lavoratori stagionali con
riferimento al Decreto
Interministeriale del 27 marzo 2013 e al Decreto legge n. 69 del 21 giugno
2013.
L’intervento, che si sofferma su
alcuni aspetti della semplificazione
della sorveglianza sanitaria (s.s.) in agricoltura, ricorda che per gli
stagionali la s.s. non deve essere intesa “come limitazione del diritto occupazionale,
ma deve scaturire da un reale processo di valutazione e di completamento delle
misure di tutela che l’azienda anticipatamente deve prevedere e realizzare per
mitigare il rischio”. L’obiettivo, in definitiva, “non è solo allargare la
platea ma valorizzare e rendere efficace la sorveglianza sanitaria verso
tutti quei lavoratori agricoli che sono
esposti a specifici fattori di rischio. Compresi quei lavoratori che
lavorano nel sommerso che sfuggono ai dati ufficiali perché in nero o perche
occasionali per i quali la risposta va data con una forte azione di contrasto
del lavoro nero, e delle altre forme di illegalità con alleanze con altri enti
ed istituzioni”.
Serve una s.s. mirata “ai
lavoratori esposti a livelli di rischio significativo” e in questo percorso “occorre
individuare mansioni con studio/verifica dei
profili di rischio dei lavoratori relativi alle fasi di lavoro
agrario e per gli stagionali specifici e correlati alle tipologie di
raccolta con il supporto di banche dati e di valutazioni standardizzate”.
E l’accesso volontario alla s.s. per
i lavoratori agricoli impegnati in aziende a conduzione familiare, lavoratori
autonomi e piccoli imprenditori (art. 21 D.Lgs. 81/2008) deve portare all’
estensione non alla limitazione
dell’obbligo, deve essere visto come un’opportunità.
Bisogna insomma promuovere l’accesso
dei lavoratori alla sorveglianza sanitaria.
Riguardo alla
sorveglianza sanitaria basata su specifici
profili di rischio i relatori riportano alcuni esempi comprensivi di
fattori di rischio e modalità di sorveglianza:
- esempio 1: addetti alla
suinicoltura;
- esempio 2: addetti allevamento
di ovicaprini;
- esempio 3: addetti ad
acquacoltura;
- esempio 4: addetti allevamento
di bovini mungitori e capistalla;
- esempio 5: allevatori
avicoli;
- esempio 6: manutentori del
verde;
- esempio 7: applicatori di
antiparassitari;
- esempio 8: addetti alla
raccolta di frutta e verdura.
Infine l’intervento si sofferma
sulle politiche vaccinali e riporta indicazioni su alcune patologie:
- tetano;
- encefalitite da zecche;
- febbre Q.
Concludiamo ricordando che
riguardo all’
encefalitite da zecche,
una “malattia virale del sistema nervoso centrale, causata da un arbovirus del
genere Flavivirus”, in Italia dal 1994 al 1999 sono stati identificati 35 casi.
Nell’intervento si segnala inoltre che la vaccinazione è “indicata per le
categorie professionali più a rischio di punture di zecche: boscaioli,
contadini, forestali, guardiacaccia, residenti in zone endemiche”.
“ La sorveglianza sanitaria in
agricoltura”, a cura di Manuela Peruzzi (Spisal Ulss 20 Verona - Referente
Piano Regionale Veneto Agricoltura) e Claudio Colosio (Centro internazionale
per la Salute Rurale dell’AO San Paolo, Polo Universitario, di Milano e
Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Milano), intervento
al convegno “Salute e sicurezza in agricoltura e selvicoltura. Le prospettive.
Il piano 2014-2018” (formato PDF, 1.49 MB).
RTM
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