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"L’interazione tra rumore, vibrazioni e sostanza ototossiche"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio Rumore
03/05/2016 - Se si vuole tutelare efficacemente i lavoratori dai rischi dell’ esposizione all’agente fisico rumore,
bisogna tener conto di diversi elementi che possono rendere il soggetto
più sensibile al rischio o che possono favorire eventuali lesioni a
carico dell’apparato uditivo.
Per affrontare questo tema, con
particolare attenzione alle
sostanze
ototossiche e alle
vibrazioni, possiamo
fare riferimento alla pubblicazione Inail dal titolo “ La
valutazione del rischio rumore”. Un documento curato da Raffaele Sabatino
(Dipartimento DIT), con la collaborazione di Michele Del Gaudio (Inail Unità
Operativa Territoriale di Avellino) e la revisione scientifica di Pietro
Nataletti (Inail Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro ed
Ambientale).
Il documento Inail segnala che attraverso la valutazione del rischio
è necessario “esaminare accuratamente le fasi lavorative in cui sia possibile
riscontrare una qualche corrispondenza tra la presenza di rumore, sostanze
ototossiche, vibrazioni e componenti impulsive”. E in questo senso si ricorda
l’importanza dell’analizzare i risultati con il Medico Competente: la
valutazione e la riduzione dei rischi dovrebbero “interagire continuamente con
la sorveglianza sanitaria, confrontando i risultati, al fine di ottimizzarne le
modalità di pianificazione ed esecuzione delle rispettive attività”.
Iniziamo a parlare delle
sostanze
ototossiche.
In particolare un agente ototossico si può definire come una sostanza
che “può danneggiare le strutture e/o la funzione dell'orecchio interno
(apparato uditivo e vestibolare) e le vie neurali collegate”. E, come ricordato
nell’introduzione dell’articolo, “l'effetto combinato delle sostanze chimiche
ototossiche, per inalazione o per contatto cutaneo, e dell'esposizione al
rumore è particolarmente dannoso per l'udito”. Infatti la presenza di sostanze
chimiche causa “uno stato anormale dell'orecchio interno, rendendolo
particolarmente vulnerabile ai danni meccanici dovuti al rumore”.
Ma quali sono le sostanze
ototossiche?
Queste sostanze vengono, generalmente, classificate in
non occupazionali e
occupazionali.
E tralasciando la trattazione delle sostanze ototossiche non
occupazionali (per lo più costituite da farmaci, ad esempio alcuni antibiotici,
salicilati, antineoplastici, ...), le
sostanze
ototossiche occupazionali, in letteratura, sono “individuate
sostanzialmente:
- nei solventi (es.: toluene, xileni, etilbenzene, stirene, esano,
alcool n-butilico);
- nei metalli (es.: piombo, mercurio, manganese);
- negli asfissianti (es.: monossido di carbonio ed acido
cianidrico)”.
Inoltre “molti prodotti chimici utilizzati in agricoltura sono
potenzialmente ototossici”.
E non bisogna dimenticare che tra le sostanze non occupazionali, fenomeni
di ototossicità appaiono legati, secondo alcuni studi, anche al fumo di
sigaretta ed al consumo
di alcool.
Malgrado sia conosciuta l’azione di molte sostanza ototossiche, nella normativa
non esistono tuttavia dei “
valori limiti
di concentrazione che facciano riferimento all'azione ototossica, anche perché
non esistono al momento sufficienti studi scientifici che possano offrire dei
riferimenti certi”. E comunque il danno uditivo “si presenta se l'esposizione a
queste sostanze avviene a concentrazioni sufficientemente alte che, peraltro,
possono anche essere inferiori a quelle per cui la sostanza è considerata
tossica sotto altri aspetti (nel caso di sostanze aerodisperse, come i
solventi, i TLV, Threshold Limit Value, dell'ACGIH)”. Ed è stato poi dimostrato
che “l' azione
ototossica delle sostanze chimiche viene amplificata dalla presenza di
rumore” e dalla “presenza contemporanea di più sostanze ototossiche”.
Il vero problema – continua il documento – è che “
in assenza di dati precisi le sostanze imputate continuano ad essere
impiegate in concentrazioni nelle quali possono svolgere un'azione ototossica,
pur essendo permesse dalla normativa sulle sostanze pericolose. Anche perché
l'ototossicità di una sostanza (in definitiva, la sua concentrazione dannosa
per l'udito) è influenzata dal livello di rumore
coesistente e dalla presenza di altre sostanze ototossiche”.
Per questo motivo sarebbe necessario, benché non facile, elaborare
tabelle incrociate “che prevedano,
eventualmente, l'abbassamento della soglia nociva di rumore (fissata ad 85
dB(A)) in funzione della concentrazione di sostanze ototossiche presenti”.
E si ricorda anche che in situazioni con contemporanea esposizione a
rumore e a talune sostanze ototossiche - toluene, piombo, manganese e alcool
n-butilico - l'ACGIH (American Conference of Governemental Industrial Hygienists)
consiglia di “disporre periodici esami audiometrici”.
Riguardo alle sostanza ototossiche, gli autori della pubblicazione rimandano
alla lettura di un documento di approfondimento dell’Agenzia europea per la
sicurezza e la salute sul lavoro.
Veniamo ora alle interazioni tra
rumori
e vibrazioni e tra
rumori e
componenti impulsive.
Il documento, che ricorda come le
vibrazioni
possano essere trasmesse al sistema mano-braccio (HAV, Hand Arm Vibrations) o
al corpo intero (WBV, Whole Body Vibrations), segnala che già le Linee Guida
SIMLII 2003 “riferivano di studi sull'uomo in cui veniva dimostrata
l'insorgenza di ipoacusia neurosensoriale permanente da interazione tra rumore
e vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio HAV”. Mentre per l'esposizione
contemporanea a rumore e vibrazioni trasmesse al corpo intero “risultava un
effetto sinergico nella patogenesi del danno uditivo (più evidente alle alte
temperature ed in presenza di esercizio fisico)”.
Riguardo poi alle
componenti
impulsive, si indica che la “presenza di rumore impulsivo all'interno
dell'esposizione, pur non potendosi tradurre in una penalizzazione in termini
quantitativi, rappresenta per l'esposto una possibile causa di amplificazione
della perdita uditiva a lungo termine e, come tale, va sollecitamente segnalata
al Medico Competente”.
Si ricorda tuttavia che per quanto concerne l'accertamento della
presenza di componenti impulsive nel rumore, “allo stato attuale, tale
questione non è ancora stata risolta in modo unanimemente condiviso. Mentre,
infatti, il riconoscimento di impulsi sonori ben individuabili e relativamente
isolati, ad esempio colpi di maglio, o di pressa o di martello, è un'operazione
nel complesso agevole, nel caso di impulsi multipli rapidi, associati ad
esempio a lavorazioni eseguite
da presse veloci, o nel caso di situazioni ambientali con una molteplicità
di sorgenti sonore impulsive, tale riconoscimento può risultare più complesso e
controverso”.
Concludiamo l’articolo riportando una
proposta, presente nel documento Inail,
per
valutare l'interazione
tra rumore, sostanze ototossiche e vibrazioni.
Infatti si segnala che una tale proposta è presente in specifiche linee
guida dell'ASL di Piacenza relative alla "misurazione dell'esposizione e
valutazione del rischio rumore titolo VIII capo II - d.lgs. 81/08".
Si tratta di una guida, non vincolante, di “buone prassi per la
valutazione dell'interazione tra rumore e sostanze ototossiche e rumore e
vibrazioni, al fine di garantire l'adozione di misure preventive, anche in
assenza di conoscenze scientifiche sulle relazioni fra dosi e reazioni”.
In riferimento a questa proposta nel documento Inail sono presenti
diverse tabelle/scale con cui:
- graduare il rischio valutando “il rapporto tra la concentrazione
dell'agente chimico (Cesp) a cui è esposto il lavoratore e il TLV di
riferimento”;
- graduare il rischio “in presenza di un rischio di esposizione a
vibrazioni, soggetto ad uno specifico percorso di valutazione (Capo III del
d.lgs. 81 del 9 aprile 2008 e s.m.i.).
Si tratta, in definitiva, di proporre un
abbassamento, in funzione della graduazione del rischio rilevata, “
dei valori di azione, in relazione ai
quali attivare, in ogni caso secondo il giudizio del Medico Competente, le procedure
di sorveglianza sanitaria”.
Inail - Dipartimento Innovazioni
Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti ed Insediamenti Antropici, “ La valutazione del rischio rumore”, documento curato da
Raffaele Sabatino (DIT), con la collaborazione di Michele Del Gaudio (Inail
Unità Operativa Territoriale di Avellino) e la revisione scientifica di Pietro
Nataletti (Inail Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro ed
Ambientale), edizione 2015 (formato PDF, 8.03 MB).
Vai all’area riservata agli
abbonati dedicata a “ Valutazione del rischio rumore”.
EU-OSHA, “ Combined
exposure to noise and ototoxic substances” (formato PDF, 1.6 MB).
RTM
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