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"Cantieri, stretta sulle norme "

fonte Italia Oggi, D. Alberici / Sicurezza sul lavoro

23/09/2009 - Giro di vite sulla sicurezza nei cantieri. Ne è responsabile, se non ha adottato tutte le misure antinfortunistiche, il proprietario dello stabile che ha commissionato i lavori, non a una ditta specializzata, ma a un operaio. È quanto affermato dalla Suprema corte di cassazione che, con la sentenza n. 36581 del 21 settembre 2009, ha accolto con rinvio il ricorso della Procura di Bari che si opponeva all'assoluzione di un 82enne pugliese che aveva commissionato a un operaio (dipendente in mobilità di una impresa) la ristrutturazione della sua casa e il rifacimento del tetto. Il lavoratore, che non era un appaltatore vero e proprio quanto piuttosto un operaio che si era arrangiato a fare i lavori con gli attrezzi di un parente, era caduto e aveva perso la vita. Subito era scattata la denuncia per omicidio colposo, dal momento che, aveva ricostruito l'accusa, non risultavano rispettate le norme antinfortunistiche previste per la sicurezza dei cantieri. Il Tribunale di Bari, in primo grado, aveva condannato l'anziano a sei mesi di reclusione e al risarcimento del danno in favore dei figli e della moglie. Ma la Corte d'appello di Bari aveva rovesciato il verdetto assolvendo l'uomo con formula piena, perché il fatto non sussiste. Contro questa decisione la Procura ha fatto ricorso in Cassazione e ha ottenuto la riapertura del caso. In particolare secondo l'accusa i giudici di merito avevano sbagliato nel non tener conto «del fatto che i committenti, responsabili di culpa in eligendo, sono titolari di una posizione di garanzia». Non solo, ha continuato nella sua requisitoria il pubblico ministero, «la Corte territoriale aveva del tutto ignorato che, nell'ambito degli obblighi di attuazione e rispetto delle prestazioni di prevenzione degli infortuni, il committente dei lavori è responsabile, qualora manchi in concreto un appaltatore fornito della capacità tecnica e professionale per assumersi la responsabilità dell'attuazione generale delle misure antinfortunistiche». Questa tesi ha convinto la quarta sezione penale della Cassazione che ha accolto con rinvio ai giudici baresi affinché riconsiderino il caso. In particolare, secondo Piazza Cavour, hanno fatto male i magistrati pugliesi a non considerare il fatto che l'anziano «aveva commissionato i lavori di parziale ristrutturazione dello stabile di sua proprietà, in particolare il rifacimento del tetto, all'operaio benché questo non fosse titolare di una impresa edile ma dipendente in mobilità di altra impresa, né disponesse dei mezzi necessari per eseguire le opere, tanto che le attrezzature erano di un nipote». In altre parole il proprietario dell'immobile avrebbe dovuto vigilare, dal momento che il rifacimento del tetto era un lavoro pericoloso, «affinché le opere da realizzare fossero poste in essere in condizioni di sicurezza, nel rispetto della normativa antinfortunistica». Tanto più, ha poi detto la Corte, che il lavoro sul tetto era pericoloso e il proprietario non aveva predisposto neppure una impalcatura, nonostante i 15 metri di altezza. Ora la Corte barese dovrà «chiarire», si legge in fondo alla sentenza, «se l'anziano proprietario rimaneva in ogni caso garante della salvaguardia dell'incolumità di chi, come l'operaio, prestava nel suo interesse attività lavorativa o se, trattandosi di opere pericolose, poteva o meno disinteressarsi di come queste fossero eseguite». Ad ogni modo l'imprudenza, oltre a essere costata la vita a un uomo, costerà al proprietario di casa, probabilmente la condanna per omicidio colposo, il risarcimento del danno e le spese legali che, per il solo grado di Cassazione, sono state liquidate in oltre 3mila euro. Al termine della sua requisitoria svoltasi al secondo piano del Palazzaccio lo scorso 18 giugno, il Procuratore generale aveva sollecitato una riapertura del caso e quindi l'annullamento con rinvio dell'assoluzione dell'82enne pugliese. Affidare, al contrario, i lavori a una ditta specializzata, emerge chiaramente dalla sentenza, avrebbe tenuto al riparo il proprietario dell'appartamento da ogni responsabilità penale.

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